Il sesso nell'antichità.. curiosità storiche

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    Quando si parla del sesso tra gli antichi si immaginano spesso relazioni molto più stereotipate rispetto alla realtà: tabù che non erano tali, libertà che invece non c'erano o valori completamente diversi da quelli reali.

    Sesso da battaglia. Negli antichi eserciti i rapporti omosessuali non erano rari e servivano anzi a tenere alto l'umore delle truppe. Nel IV secolo a.C. il comandante tebano Gorgida mise assieme il battaglione sacro di Tebe, un esercito di 300 valorosi guerrieri formati da 150 coppie di amanti omosessuali. L'idea era che nessuno avrebbe disertato e che la voglia di proteggere il partner avrebbe fatto combattere ancora più valorosamente, rafforzando lo spirito di squadra. Rimase imbattuto per oltre 30 anni, fino alla sconfitta a Cheronea per opera di Filippo II di Macedonia (338 a.C.)

    Nell'antica Roma il sesso era soprattutto una dimostrazione di potere: il matrimonio si contraeva per ragioni politiche e per procreare, l'uomo faceva i propri comodi senza pensare troppo a soddisfare la partner, e l'aspetto ludico del piacere lo riservava a prostitute, amanti e concubine (con le quali si sperimentavano posizioni più ardite). Con queste premesse, preoccuparsi dell'orgasmo di lei in modo esclusivo era fuori discussione: l'uomo romano non avrebbe mai praticato il cunnilingus, a costo di rimetterci l'onore.

    Per lo stesso motivo - la dimostrazione di potere - tra gli uomini romani era tollerato avere rapporti con schiavi o discepoli maschi, ma non, per un uomo adulto, trovarsi nella posizione di ricevere piacere: il ruolo passivo spettava alle donne, a ragazzini o a uomini di rango inferiore. Insomma più che con chi, contava il come.

    Nell'antica Grecia, le donne si intrattenevano con l’olisbos (in greco olisbein significa “infilarsi, scivolare dentro”): un fallo artificiale di circa 15 centimetri, con un’anima in legno foderata di cuoio imbottito. Ne esistevano diversi tipi, ma il meno costoso era l’olisbokollix, il dildo-grissino in pasta di pane: fai da te e su misura. Era anche diffusa l'usanza di usare l'olio di oliva come lubrificante. Autoerotismo a parte, questi sex-toy offrivano anche libero sfogo al voyeurismo maschile. Una consuetudine diffusa anche tra gli antichi romani, come testimoniano un epigramma sul tema dello sfrontato poeta Marziale. Si racconta che un altro poeta romano, Orazio, si fosse fatto costruire per questa ragione una camera da letto ricoperta di specchi.

    L'unico tabù degli egizi. Tra gli antichi egizi erano pochi i limiti al piacere: il sesso era naturale, vissuto in modo libero e senza troppi divieti morali (se si escludono pedofilia e rapporti con animali). Un discorso a parte vale per l'omosessualità: un passaggio del Libro dei Morti - dalla traduzione però ancora poco sicura - sembra condannare i rapporti con persone dello stesso sesso. Non era tanto l'omosessualità in sé ad essere disapprovata, quanto il ruolo sessuale passivo che uno dei due uomini si trovava ad assumere, che lo relegava a un ruolo di subordinazione e lo rendeva inadatto a compiti "virili" o di responsabilità.
    Nella foto una raffigurazione della divinità che, eiaculando, crea le 12 dee personificanti le ore del giorno. Si trova nella tomba di Ramses VI.

    Tra gli Assiri, l'omosessualità era ufficialmente contro la legge - gli uomini sorpresi in rapporti con un vicino, sarebbero dovuti diventare eunuchi. Nella pratica, le cose erano un po' più complesse: le relazioni con un partner erano tollerate purché si trattasse di prostituzione e non ci fossero sentimenti coinvolti. La prostituzione maschile era quindi diffusa anche sotto la coperta della religione. Alcuni testi sacri assiri raccontano della prostituzione sacra praticata all'interno del culto della Dea Ištar.

    Per quanto ai nostri occhi disinibito, anche il Kama Sutra, il codice sanscrito dell'amore scritto tra I e VI secolo, rispondeva a rigide leggi morali. Era per esempio ben chiaro che le 64 posizioni descritte non servivano tanto a garantirsi il massimo del piacere, quanto a raggiungere, insieme e attraverso l'amplesso, l'estasi. Per la corrente mistica del tantrismo (presente nell'induismo e nel buddismo) la coppia doveva puntare all'estasi in nome della Dea Madre, prolungando il più possibile il rapporto e ritardando l'eiaculazione, senza raggiungerla.

    Nel medioevo le leggi religiose proibivano di praticare sesso in alcuni periodi e nei fine settimana: si è calcolato che ai legittimi coniugi rimanessero circa 185 giorni all’anno per fare l’amore, senza contare i giorni di “impurità” della donna (mestruazioni, gravidanza, puerperio).

    I mukhannathun ("uomini vestiti da donne") una classe di uomini effeminati, talvolta costretti alla castrazione, emersa nell'Epoca d'oro dell'Islam (cioè tra l'VIII secolo e il 1258), furono tollerati con alterne fortune a seconda di chi regnasse e del periodo storico. In base ad alcune interpretazioni, all'epoca del profeta Maometto (570-632) non erano ancora apertamente associati all'omosessualità, anche se in genere erano mal tollerati e allontanati anche con la forza. In seguito, complici alcuni califfati più "permissivi" come quello di Al-Amin (809-813), apertamente gay, queste persone, antesignani dei transgender, si ritagliarono un ruolo riconosciuto nella società, spesso dedicandosi alla musica e alle arti.

    Tra le civiltà precolombiane, ci sono pochi dubbi su quale sia stata la più spregiudicata: i Moche, una civiltà Pre Inca che abitò in Perù tra il I e il VII secolo, ha lasciato come testimonianza del proprio passaggio migliaia di ceramiche incise ritraenti scene porno: masturbazione di gruppo, atti di sodomia, orge, sesso orale, accoppiamenti con scheletri, ranocchie, ermafroditi, e molto altro. Il tutto distribuito in maniera democratica su vasi, boccali e brocche sistemati su sarcofagi di donne, bambini e uomini.

    Fare nuvola e pioggia ,era un'espressione taoista che serviva a definire il piacere sessuale nella Cina dei secoli compresi tra il III a.C. e il III d.C.: il sesso serviva a far interagire le forze cosmiche dello yang, il principio maschile, e dello yin, il principio femminile. L'energia sessuale che ne derivava avrebbe offerto forza vitale a entrambi i partner. Questo però si disperdeva assieme al seme maschile: per mantenersi in forze, quindi, all'uomo veniva suggerito di praticare coito interrotto o poligamie con 3, 9 o 11 donne per notte, preferibilmente giovani e vergini. Nell'alta società era diffusa anche l'usanza di avere concubini maschi (vedi stampa): preferibilmente uomini sposati e con famiglia, perché il piacere sessuale era un conto, procreare un altro.

    Nel Giappone medievale, i rapporti omosessuali avevano un ruolo "di formazione" simile a quello rivestito nell'antica Grecia, ma erano accettati e ben visti anche in età adulta. L'amore al maschile, considerato più sincero, era celebrato come vera forma di relazione, al contrario di quello eterosessuale: i samurai si sposavano ma spesso le mogli erano viste come un inutile fardello.
     
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