Potages di patate alla francese di Luigi XVI

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    Ingredienti
    ½ litro di brodo di pollo - 4 tuorli – 800 gr di patate sbucciate - fette di pane o crostini - pepe bianco – sale - una manciata di formaggio grana - una noce di burro

    Preparazione
    In una casseruola portare ad ebollizione il brodo, unire le patate tagliate a tocchetti e, quando saranno cotte, passarle allo schiacciapatate.

    Versare la purea nella pentola, incorporaci i tuorli d'uovo, salare, spolverare con un pizzico di pepe bianco, unire una noce di burro e una manciata di formaggio.
    La crema va servita su fette di pane o crostini precedentemente fritti nel burro.

    NOTE STORICHE:

    Nipote di Luigi XV, divenne delfino di Francia (1765) in seguito alla morte del padre e dei fratelli maggiori. Nel 1770 sposò Maria Antonietta, figlia di Maria Teresa d'Austria.
    Alla sua ascesa al trono, la Francia era gravata da debiti e impoverita da una esosa politica fiscale. Il sovrano cercò di ridurre le tasse e di introdurre riforme economiche e giudiziarie, tuttavia la sua manifesta debolezza di carattere e l'incapacità di tener testa alla nobiltà, contraria alle riforme, lo fecero cedere alle pressioni dei ceti privilegiati.
    La crisi nel paese peggiorò, il 14 luglio 1789 la folla parigina prese d'assalto la Bastiglia e poco dopo imprigionò il re con la famiglia. Nel 1791 il sovrano, Maria Antonietta e l'unico figlio sopravvissuto tentarono di fuggire in Austria.
    I fedelissimi della monarchia avevano preparando il piano prevedendo abbondanti vettovaglie, ma non avevano fatto i conti con l’appetito del sovrano, che fermandosi e scendendo continuamente di carrozza, sarebbe poi stato riconosciuto e catturato.

    Eccovi una cronaca di quella fuga dalla Francia rivoluzionaria:
    “ Era l’alba del 21 giugno: una pesante carrozza tirata da sei cavalli si fermò sul ciglio della strada bianca, poco oltre il villaggio di Meaux, tra Parigi e il confine col Belgio. Ne scesero un gruppo di persone. L’aria fresca del mattino aguzzava l’appetito e presto uscirono dalle borse abbondanti provviste di vitello freddo, che la comitiva consumò su fette di pane, innaffiate con champagne “.

    Al sovrano venne poi imputata anche la colpa che, nonostante i deficit di bilancio, il servizio di tavola era costato alla corona cifre astronomiche, con 383 addetti e 103 aiutanti.
    Al tempo in cui lo stato era invaso da truppe straniere, nell’aula dell’Assemblea che dichiarava decaduta la monarchia il re seduto su un palco mangiava tranquillamente un pollo e una pesca.

    Il monarca non perse la fame neppure quando finì imprigionato nella torre del Tempio. In cella, dove aveva al suo servizio tre domestici e tredici ufficiali di bocca, divorava ogni giorno tre potages, quattro entrées, tre arrosti, quattro piatti di mezzo, pasticceria, marmellate e frutta, il tutto innaffiato con vini pregiati.

    Alla vigilia di finire sotto la ghigliottina, mentre la moglie Maria Antonietta incanutì per lo spavento, Luigi si fece servire un lauto pasto.
    Successivamente, fino all’esecuzione, il re manifestò un’orgogliosa serenità, forse motivata dallo stomaco pieno e dalla consapevolezza di lasciare alla Francia una grande eredità alimentare: la patata, della quale aveva promosso coltivazione e diffusione.
     
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