LAURA BAGNATA DI DESIDERIO

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    Laura nuovamente bagnata
    Erano trascorsi due giorni da quando S. l’aveva sedotta. Laura gli aveva permesso di insinuarsi nel suo intimo, di toccarla, di allargarle le cosce sul bancone della reception leccandola con avidità.
    Chiunque avrebbe potuto vederli e spiattellare ai quattro venti la loro avventura. Al solo pensiero delle sue labbra morbide, della sua lingua umida, delle sue dita forti e decise, Laura si sentiva rabbrividire e l’impulso a provare piacere ricordando quegli attimi era forte, talmente forte da costringerla a prendersi numerose pause nel corso della giornata per masturbarsi.
    Con una scusa qualsiasi si faceva coprire alla reception, si chiudeva nel lussuossimo bagno dello spazio adibito alle riunioni e in piedi davanti allo specchio iniziava il suo rituale.
    Amava slacciarsi la camicetta, abbassare il reggiseno, accarezzarsi i seni titillandone i capezzoli, per poi alzarsi la gonna sfiorando le calze autoreggenti. Si ammirava per alcuni minuti immaginando che fosse lui a toccarla, sfiorarla, desiderarla e possederla. Chiudeva gli occhi ed erano le dita di S. a spostarle il perizoma e a giocare con il suo clitoride. Lo immaginava mentre la prendeva da dietro tutta bagnata, lo immaginava ansimante e desideroso, tutto duro nella sua voglia di possederla. Dio come avrebbe voluto che entrasse in quel momento, mentre il piacere stava per percorrerle ogni fibra del suo essere donna e anche un po’ puttana. Adorava sentirsi la più troia di tutte in quegli attimi di piacere intensi che avrebbe voluto durassero un’eternità. Era con la masturbazione che Laura coronava i suoi sogni più perversi, triangoli, orge, feticismo e sentiva che con lui tutto ciò si sarebbe potuto concretizzare un giorno. Lui era l’uomo con cui avrebbe fatto di tutto purché la facesse godere rendendola schiava dei suoi istinti più animaleschi. Dopo l’orgasmo la voglia si sopiva per poi risvegliarsi ad ogni minimo movimento quando sentiva gli slip bagnati a contatto con la pelle nuda perfettamente depilata.

    Quel giorno stava uscendo dal bagno quando lo vide camminare a passi lenti ma decisi accompagnato da un cliente. Laura salutò entrambi come vuole l’etichetta ma abbassò lo sguardo temendo che lui potesse capire cos’era appena successo dentro a quel bagno. Lui ricambiò il saluto passandosi poi la lingua sul labbro inferiore come un predatore che scorge la sua preda in difficoltà. Quella ragazza lo eccitava a tal punto da fargli dimenticare i suoi inderogabili impegni di lavoro. Laura si precipitò alla reception prendendo possesso in fretta della sua postazione e accavallando le gambe, accese il computer. Si scoprì a tremare per le emozioni che quell’uomo le aveva procurato. Cercò di ricomporsi bevendo un sorso d’acqua e cercando di tenersi impegnata rispondendo a e-mail di routine. Ci stava riuscendo quando S. si materializzò improvvisamente davanti a lei. Il suo cuore sobbalzò iniziando a batterle forte in petto. Lui sorrise. “Ciao… hai una penna?” le chiese sporgendosi pericolosamente verso di lei. Gli avrebbe voluto dire: “Scusa ma non ci sono in sala?” Ma le parole non uscivano di bocca. “Sai cosa facciamo…” continuò lui “adesso tu prendi una penna, allarghi le cosce e la bagni nella tua fighetta… poi me la dai e io la presto al mio cliente…” Laura chiuse gli occhi e contrasse le labbra per soffocare il gemito di piacere che quelle parole le avevano procurato. “E’ un ordine…” intimò lui “Adesso allarga le cosce e fammi vedere… dai… piccola… su…” Lei ubbidì allargando le cosce. “Hai le mutandine bagnate porcellina… Sei una maialina, una porca tutta bagnata… Continua troia, dai…” Si sentiva troia e voleva esserlo, per lui, per lei, per godere ancora… Eseguì gli ordini, prese una penna e spostando gli slip la bagnò nel suo piacere. “Passatela bene nella figa… così… brava… dai da brava adesso dammela…” Laura stava godendo, voleva venire… “Ti prego…” lo implorò lei. “Niente da fare… porcellina, dovrai fare da sola…” disse strappandole di mano la penna. “Adesso bagnati le dita… voglio che mi porti un caffè in sala e dai la mano al mio cliente… non voglio che te la pulisci… voglio che senta il tuo odore, che gli venga il cazzo duro, che abbia voglia di farsi una sega mentre io parlo, che pensi solo a te mentre ti sfonda… capito?” Laura annuì confusa, eccitata da quell’insolita e perversa richiesta. Il suo lavoro era essere gentile con i clienti… Ma cosa sarebbe successo dentro a quella sala? Cosa veramente aveva intenzione di farle fare S.? Le avrebbe chiesto di spogliarsi, di toccarsi davanti a quello sconosciuto? L’avrebbero poi presa in due? In preda ai dubbi ma anche al desiderio di obbedire agli ordini di quello che ormai era diventato il suo compagno di giochi perversi, si alzò per fare il suo ingresso nella sala con le dita ancora impregnate del suo piacere.

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