ENRICO MATTEI

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    Enrico Mattei (Acqualagna, 29 aprile 1906 – Bascapè, 27 ottobre 1962) è stato un dirigente pubblico, partigiano, politico e imprenditore italiano. Figlio di un carabiniere, fondò una piccola azienda chimica. Durante la seconda guerra mondiale prese parte alla Resistenza divenendone una figura di primo piano e rappresentandone la componente "bianca" in seno al CLNAI. Nel 1945 fu nominato commissario liquidatore dell'Agip. Disattendendo al mandato egli ne fece, invece, una multinazionale del petrolio (dal 1952 ENI), protagonista del miracolo economico postbellico. Mattei fece dell'ENI anche un centro d'influenza politica attraverso la proprietà di media quali il quotidiano il Giorno e finanziamenti ai partiti. Sempre vicino alla sinistra democristiana, morì nel 1962 in un misterioso incidente occorso al suo aereo personale, nei pressi di Bescapè.

    Biografia
    Origini e formazione
    « Mio padre diceva che è brutto essere poveri, perché non si può studiare e senza titolo di studio non si può fare strada »
    (Enrico Mattei, discorso per il conferimento della laurea honoris causa all'Università di Camerino)

    Enrico Mattei nacque ad Acqualagna, piccolo paese della provincia di Pesaro-Urbino, il 29 aprile 1906 in una famiglia modesta, figlio di Angela Galvani e di Antonio,[1] sottufficiale dei Carabinieri nativo di Civitella Roveto (in provincia dell'Aquila), dove Enrico trascorse molti periodi dell'infanzia e dell'adolescenza, venendo a contatto con la modesta realtà rurale del luogo (il suo stesso nonno, Angelosante, era un semplice carrettiere).[2]

    Conseguita la licenza elementare a Casalbordino, dove il padre era stato mandato a comandare la stazione dei Carabinieri, frequentò la Regia Scuola Tecnica a Vasto, città alla quale rimase profondamente legato tanto da contribuire al riscatto della zona in futuro, da presidente dell'Eni. Infatti l'Eni assieme all'Iri decise di creare nel 1962 la Società Italiana Vetro (SIV), sfruttando il metano rinvenuto nella zona del vastese, precisamente nel paese di Cupello che conferì a Mattei la cittadinanza onoraria nella seduta di Consiglio Comunale del 2 ottobre 1961.[3]

    Dato che nell'età giovanile non sembrava ottenere risultati positivi, né dimostrare costanza negli studi, fu avviato all'attività lavorativa dal padre, che lo fece assumere quale apprendista in una fabbrica di letti metallici di proprietà di tale Cesare Scuriatti a Matelica, in provincia di Macerata, dove la famiglia si era trasferita nel 1919; qui avvenne il suo primo contatto con i prodotti chimici, in particolare vernici e solventi.

    Divenuto ragioniere, iniziò a soli vent'anni la carriera dirigenziale in una piccola azienda in cui era entrato quale operaio, si trasferì successivamente a Milano dove inizialmente svolse l'attività di agente di commercio, sempre nel settore chimico e delle vernici (lavorando come venditore alla Max Meyer). A trent'anni, avviò una propria attività nel settore chimico, con la quale riscosse un certo successo sino a divenire fornitore delle forze armate italiane. Nel 1936 sposò la ballerina austriaca Margherita Paulas.
    La guerra partigiana
    Enrico Mattei a un raduno di partigiani

    Durante la seconda guerra mondiale partecipò alla Resistenza come partigiano, tra i cosiddetti "bianchi" (quelli, cioè, che si riferivano all'area politica cattolica),[4] dimostrandosi subito un valido condottiero e un buon diplomatico (come ne disse in seguito Marcello Boldrini e come, in un contesto più drammatico, confermò Mario Ferrari Aggradi);[5] a latere resta il giudizio di Luigi Longo, del quale divenne amico personale: «Sa utilizzare benissimo le sue relazioni con industriali e preti», essendo l'uomo di riferimento della Democrazia Cristiana nel CLN; in tale attività consolidò le sue amicizie con altri partigiani che rimasero per lui persone di riferimento nell'ambito della politica; in seguito, proprio fra i suoi compagni di Resistenza avrebbe cercato, da presidente dell'Eni, gli uomini fidati cui affidare la sua sicurezza personale.[6]

    Andati vani alcuni tentativi di approccio, alla fine del 1942, con le organizzazioni clandestine antifasciste (per le quali la passata simpatia per il fascismo costituiva un'ovvia ragione di diffidenza), entrò nella Resistenza nel 1943 con una lettera di presentazione di Boldrini che lo fece ricevere a Roma da Giuseppe Spataro,[7] che in una clandestinità d'altro genere stava provando a riorganizzare il Partito Popolare dopo la stesura del cosiddetto «Codice di Camaldoli». Spataro lo accreditò presso i popolari milanesi e dopo l'armistizio di Cassibile (reso pubblico l'8 settembre 1943), Mattei cominciò a operare nelle Marche per il CLN. Alla formazione conferì inizialmente un apporto di natura logistica e organizzativa, procurando armi, vettovaglie e viveri, medicine, e altri generi utili; riuscì inoltre a intessere una rete informativa, nella quale coinvolse anche diversi parroci, grazie alla quale si procacciava informazioni "fresche" sugli spostamenti del nemico. Non appena la sua attività cominciò a destare attenzione, assunse il nome di battaglia di "Marconi" e quando le SS cominciarono a interessarsi più da vicino alla sua persona, perquisendogli la casa di Matelica, Mattei tornò a Milano dove - dopo un periodo di quiete - si mise a capo di una formazione operante nell'Oltrepò Pavese.

    Arruolò un numero rilevante di volontari (dai duemila iniziali, se ne sarebbero contati più di quarantamila al 25 aprile del 1945)[8] e condusse diverse azioni militari, di tanto in tanto rientrando a Milano, dove Boldrini nel frattempo era preso dalla costruzione della nascente Democrazia Cristiana insieme a Giuseppe Dossetti, Amintore Fanfani, Ezio Vanoni, Augusto De Gasperi (fratello di Alcide), Orio Giacchi,[9] Enrico Falck (della omonima famiglia di industriali) e altri futuri esponenti della DC.

    Nel 1944 Mattei fu chiamato a rappresentare le formazioni partigiane cattoliche nella Segreteria per l'Altitalia della nascente DC di De Gasperi e Gronchi; raccontò Giacchi che Mattei gli si sarebbe presentato autocandidandosi o forse imponendosi come candidato («Sono italiano, ma anche cattolico, vorrei menar le mani in uno schieramento cattolico»). Divenne così un dirigente del partito.

    Nel frattempo ottenne il diploma di ragioneria e si iscrisse insieme al fratello a Scienze politiche all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Poco dopo divenne, su investitura di Giacchi, il rappresentante della DC presso il ramo militare del CLNAI.[10] Divenne anche il capo militare delle bande partigiane cattoliche e come tale si fece mediatore, ponendo in contatto le formazioni partigiane anche non cattoliche e il clero.[11] Con Falck si diede alla raccolta di fondi e i due ebbero un discreto successo nell'attività, tanto che Mattei fu incaricato anche di amministrarli e Longo lo definì «il tesoriere del Corpo volontari della libertà, onesto, scrupoloso, imparziale». Fu poi vice capo di Stato maggiore addetto all'intendenza.

    Il 26 ottobre del 1944 fu arrestato nella sede milanese della costituenda DC,[12] insieme ad altri esponenti politici, dalla polizia politica della Repubblica Sociale Italiana. Recluso in un carcere di Como, ne evase il 3 dicembre con la complicità di una guardia. Uno degli altri arrestati, Pietro Mentasti, evase un mese e mezzo dopo con l'aiuto di Edgardo Sogno.[13]

    Il suo ruolo al vertice delle organizzazioni partigiane crebbe ancora e Mattei si trovò in pratica a divenire l'interlocutore di Ferruccio Parri e di Luigi Longo, il quale svelò che era stato fra coloro che avevano chiesto che Mussolini e altri eventuali arrestati fossero «passati per le armi sul posto della cattura» anziché consegnati agli Alleati.[14]

    Alla liberazione, Mattei fu uno dei sei esponenti del CLN alla testa della manifestazione di Milano.
    Il Comando generale del Cvl apre la sfilata del 6 maggio 1945 a Milano. Mattei è il secondo da destra.

    Nel 1947 Mattei, che era vicepresidente dell'ANPI, darà origine all'«Associazione Partigiani Cristiani»,.A.P.C a tutt'oggi unica Associazione Partigiana fondata da Enrico Mattei. Tre giorni dopo la liberazione, il 28 aprile 1945, fu nominato da Cesare Merzagora commissario liquidatore dell'Agip, ente statale per la produzione (estrazione), lavorazione e distribuzione dei petroli. L'incarico avrebbe dovuto limitarsi alla liquidazione e alla chiusura dell'azienda pubblica, ma appena si fu insediato, ebbe modo di valutare le potenzialità di sviluppo dell'ente, convincendosi che avrebbe potuto essere una risorsa di grande utilità per il Paese.

    Solo pochi anni prima l'Agip aveva infatti costituito la SNAM,[15] una società dedicata per gestire il nascente mercato del gas e realizzare metanodotti. L'anno prima, nel 1944, era stato perforato a Caviaga, alle porte di Lodi, un pozzo esplorativo provante la presenza di un giacimento di gas metano,[16] che era stato quindi richiuso per timore che potesse cadere in mani tedesche. Tutto, aveva concluso Mattei, pareva dischiudere a un florido sviluppo, anziché a una liquidazione.

    Superando e spesso di fatto ignorando le resistenze di alcune componenti politiche, soprattutto delle sinistre (che vedevano nel "carrozzone di Stato" un retaggio della politica economica del fascismo e dunque spingevano per la sua soppressione), ma anche scansando talune manovre ostruzionistiche di esponenti democristiani filo-statunitensi, riuscì invece a risollevare il destino della società, che ben presto avrebbe imposto all'attenzione, non solo nazionale, come esempio della capacità italiana di risollevare il capo dopo la distruzione economica e industriale subita a causa della guerra.

    L'esperienza di Mattei all'Agip prima, e all'Eni poi, attraverso passaggi quasi sempre avventurosi, a volte coperti da un velo di mistero, con le caratteristiche del comportamento del personaggio Mattei, spesso sopra le righe, ma certamente non convenzionale, avrebbe posto le basi per il rilancio di un'azienda ritenuta improduttiva e costosa, destinata a scontrarsi con poteri consolidati da decenni nel settore degli idrocarburi, in particolare con il cartello delle cosiddette Sette sorelle, che all'epoca detenevano un sostanziale oligopolio su quel mercato.

    Mattei si insediò il 12 maggio 1945, la sua nomina fu poi ratificata il 16 giugno da Charles Poletti, capo dell'amministrazione militare alleata. Il fratello Umberto veniva intanto nominato presidente del Comitato Oli e Grassi, mentre il fidato Vincenzo Cazzaniga, un dirigente della Standard NJ conosciuto, come Eugenio Cefis e Alberto Marcora, durante la clandestinità partigiana, divenne presidente del Comitato Oli Minerali Carburanti e Succedanei.
    Una carica che dà la carica

    Della giornata del 15 maggio 1945, un altrimenti tranquillo martedì, il ministro del Tesoro Marcello Soleri (che secondo Eugenio Cefis era destinatario delle principali pressioni statunitensi)[17] dedicò buona parte all'Agip. Scrisse al ministro dell'industria Gronchi che «Le attuali condizioni del bilancio [...] hanno indotto questo ministero a sottoporre ad attento esame la questione delle ricerche petrolifere per conto dello Stato» e ritenuto che i risultati fossero «decisamente sfavorevoli» concludeva fosse «da sospendere ogni iniziativa tendente a nuovi programmi di ricerche petrolifere». Allegò due punti di dettaglio operativo, con cui iniziare subito le operazioni per la liquidazione:

    dare in concessione a società o privati i cantieri attivi sotto congruo corrispettivo a favore dell'erario
    chiudere gli altri cantieri che non hanno mai dato risultati apprezzabili.

    Gronchi girò a Mattei la missiva, aggiungendovi la richiesta di una «dettagliata relazione sull'argomento prima di prendere una qualsiasi decisione».

    Dagli Stati Uniti giunsero offerte per acquistare le attrezzature dell'Agip; la "generosità" dell'offerta (250 milioni) e le condizioni delle attrezzature insospettirono, secondo il Pietra, il commissario. Che non meno si insospettì per il numero di visite di tecnici stranieri, nonché di richieste di permessi di ricerca per zone nei cui pressi l'Agip aveva sviluppato attività esplorativa. Instaurato dopo alcune asperità iniziali un rapporto con l'ingegner Zanmatti, questi gli perorò appassionatamente la causa dell'azienda e Mattei cominciò a procrastinare gli atti necessari per la liquidazione.

    Caduto il governo Bonomi, nel giugno 1945 venne il gabinetto Parri, nel quale mantennero le rispettive poltrone sia Gronchi che Soleri, ma quest'ultimo morì dopo poche settimane, avvicendato da Federico Ricci. Mentre Mattei strappava a Parri un po' di tempo per potergli fornire una dettagliata relazione, Ricci confermò la linea del predecessore. Ma durante gli studi per redigere la relazione, Mattei venne a sapere del pozzo n.1 di Caviaga, quello tenuto segreto da Zanmatti, e su questa "scoperta" - ebbe a dire in seguito - basò la sua definitiva intenzione di salvare l'ente.[18]

    L'8 luglio la regia Guardia di Finanza chiese il sequestro dei beni di Enrico Mattei e della moglie, ai sensi del d.d.l. 27 luglio 1944 sui profitti di regime.[19] La procedura fu avviata dall'Avvocatura dello Stato il 3 gennaio 1946.
    Le concessioni

    Mentre abilmente "traccheggiava" prima di "riconsegnare i libri", rinviando la liquidazione, Mattei analizzò il sistema di assegnazione dei permessi di ricerca e delle concessioni di coltivazione del giacimento in vigore al tempo,[20] con le quali lo Stato concedeva a soggetti privati (in genere aziende minerarie, e l'Agip era una di queste, senza privilegi derivanti dall'essere di proprietà statale) il diritto di eseguire prospezioni, ricerche e perforazioni nel sottosuolo al fine di verificare la presenza di giacimenti petroliferi o di gas;[21] in caso di ritrovamento positivo, la successiva concessione di sfruttamento governativa garantisce il diritto di estrazione e di vendita del prodotto, con il pagamento di una royalty percentuale allo Stato.

    Il sistema, con poche differenze, era ed è tuttora simile in quasi tutti i paesi occidentali, ad esclusione degli USA.

    Le concessioni di ricerca e sfruttamento sarebbero state il campo di battaglia di Mattei, in Italia e all'estero, il terreno di scontro sul quale sarebbe stata celebrata la sua gloria e sul quale sarebbe ricaduta la sua polvere: la sabbia del deserto.

    In Italia queste concessioni erano quasi esclusivo appannaggio di aziende straniere, con una certa prevalenza di quelle statunitensi[senza fonte]. L'Agip, inoltre, non veniva preferita fra le aziende concessionarie (la modalità di rilascio della concessione hanno un profondo contenuto discrezionale governativo), malgrado la professionalità e la capacità tecnica del personale e le competenze acquisite in anni di ricerca[senza fonte].

    Poiché formalmente si doveva registrare una sorta di "unità nazionale" sul proposito di chiudere l'ente, pur variamente motivata, non era possibile richiedere al governo ulteriori stanziamenti per la ricerca e per il perfezionamento dei mezzi, né certamente avrebbe avuto senso richiedere nuove concessioni, perciò Mattei cominciò a lavorare con intensità per verificare se in taluna delle concessioni correnti vi fosse la possibilità di raggiungere qualche risultato.

    Riunì quasi segretamente lo staff tecnico, e dopo che lo ebbe ammonito sul poco ortodosso motivo dell'iniziativa (che violava le finalità del suo incarico), iniziando uno stile che presto ne sarebbe divenuto caratteristico, concentrò le forze aziendali su quei siti di ricerca nei quali poteva essere più probabile il ritrovamento di qualche materiale. Richiamò in servizio, pressoché in segreto, l'ingegner Carlo Zanmatti, che era stato epurato perché repubblichino e che aveva buona conoscenza dei meccanismi interni dell'ente e dello stato delle ricerche, e ne fece un suo consigliere quasi privato.[senza fonte]

    Nel frattempo operò acrobatici artifici contabili per destinare - non proprio palesemente - fondi alla ricerca, attingendoli dagli stanziamenti ricevuti per l'ordinaria amministrazione.[senza fonte] Chiese e ottenne, con incontri poi rimasti nell'aneddotica del personaggio, prestiti diretti da parte di alcune banche,[22] che malgrado la sorpresa e alcune diffide di fonte politica furono ben liete di concedergli fiducia e soprattutto denaro, col quale tappò i buchi di bilancio che qualcuno avrebbe poi definito "agghiaccianti".

    Divenuto noto l'attivismo del nuovo leader, però, pronte giunsero al governo pressioni poco velate da parte delle compagnie statunitensi, accompagnate peraltro da presunti dossier spionistici coi quali si insinuava il sospetto che Mattei fosse animato da simpatie social-comuniste forse maturate, si sosteneva, durante la Resistenza;[23] si agì dunque a 360º affinché il "pericoloso destabilizzatore" fosse allontanato. Il governo, aprendo a queste pressioni, degradò Mattei a consigliere d'amministrazione e lasciò che gli statunitensi potessero rimescolare a loro piacimento i programmi di concessione, permettendo loro gratuitamente di usufruire degli studi tecnici effettuati dall'Agip che negli anni '20 li aveva portati avanti a proprio costo (o meglio, a costo dello Stato).[24]
    La riscossione dei debiti politici

    Intanto Mattei fu nominato, su indicazione della DC, deputato alla Consulta nazionale dal 25 settembre 1945 al 24 giugno 1946.[25]

    Il ridimensionamento di ruolo non fu gradito dall'interessato, il quale, oltre all'istinto del comando, aveva sviluppato anche una sorta di devozione per la causa per la quale aveva in pratica abbandonato la sua industrietta personale, consegnata al fratello Italo. Insieme all'amico di vecchia data Marcello Boldrini, Mattei aveva però da tempo cominciato a frequentare i salotti buoni della capitale lombarda, conoscendovi (o ritrovandovi, dopo l'esperienza partigiana) buona parte del mondo della politica che si riferiva alla locale Università Cattolica e che comprendeva esponenti di primo piano della DC.

    Uno fra questi, Ezio Vanoni, seppe cogliere la proposta di Mattei, cui l'esperienza partigiana aveva insegnato il valore del carisma, di barattare l'appoggio di Mattei per le vicine elezioni con un'ampia delega alle materie petrolifere. Alcide De Gasperi vinse largamente le elezioni anche grazie alla capillare e coscienziosa campagna elettorale svolta in suo favore da Mattei (anch'egli eletto), e nominò Boldrini presidente dell'Agip e Mattei suo vice. Boldrini mostrò di gradire la possibilità di delegare il comando al suo vice.

    La riconquistata autorità si rivelò in questa fase non poco utile per inoltrare a Roma pressioni sempre più insistenti, e ora autorevoli, affinché all'Agip venissero riconosciuti, da un lato, altro tempo prima di confermare o annullare definitivamente la liquidazione, che restava sospesa, dall'altro, nuove concessioni per la ricerca.

    Parallelamente, non mancò di sottolineare come certe concessioni ad aziende straniere (nella specie: statunitensi) fossero eccessivamente sbilanciate sia nella misura delle royalty, sia nelle modalità di uso delle concessioni stesse, giacché molte di esse restavano inusate, in parcheggio, inutili per i concessionari e sottratte alla ricerca di altri (ad esempio, dell'Agip).[senza fonte]
    Il "rinascimento" dell'Agip

    Anche sul versante più direttamente politico: il 14 aprile 1947 si pose a capo, insieme a Raffaele Cadorna Jr, della Federazione Italiana Volontari della Libertà, una formazione che si scisse dall'ANPI raccogliendo partigiani di area cattolica e soprattutto anticomunista. Nel 1948 Mattei ebbe il suo successo: a Ripalta, nel cremasco, in seguito a prospezioni, fu scoperto un giacimento di gas naturale. Un inconsueto risultato per un ente che ufficialmente stava per essere liquidato, molto significativo nell'instaurato conflitto con le compagnie d'oltreoceano. E nell'aprile 1948 fu eletto deputato alla Camera nelle fila della Democrazia Cristiana.[26]

    Dotato di un particolare acume per la gestione della comunicazione e dell'immagine, Mattei seppe dare all'evento un'importanza dosata, nell'attesa di alzare la spada per nuovi successi che attendeva di lì a poco, e questo occorreva anche per sondare le reazioni politiche e per preparare con gradualità i politici a dover rivedere talune posizioni.[27] Dinanzi alle ancora unanimi intenzioni di liquidazione, la scoperta fu presa come un fuoco di paglia che sì, sconcertava, ma che non sarebbe stata in grado di mutare il corso delle decisioni già assunte.

    Nel giro di un anno, invece, i ritrovamenti di giacimenti di gas da parte di un'Agip ormai galvanizzata dall'energico comandante, da parte di un personale coeso e motivato, in cui la paura dei licenziamenti era stata sostituita dall'aperto entusiasmo, sarebbero ripresi in molte zone della piana del Po e sino al 1952 fu un'escalation di risultati positivi che "costrinsero" il governo ad autorizzare la costruzione di nuove reti di gasdotti che avrebbero lambito le aree periferiche industriali di Milano. Le industrie milanesi ricevevano quindi, direttamente dalle tubazioni, risorse energetiche a basso costo.

    In realtà, non si trattava di una vera rivoluzione industriale, quantunque Mattei, per la detta abilità comunicativa, ciò volesse far ritenere: l'apporto di gas era proporzionalmente scarso, le tecnologie per il suo utilizzo erano ancora poco diffuse perché potessero esservi economie di scala e i costi per l'ente - malgrado gli artifici - erano pesanti. Ciò nonostante, il "gas di Milano" pregiudicava molte precedenti certezze sui destini dell'ente.
    Il "metodo Mattei" e il "blitz di Cremona" raccontato da Boldrini

    Marcello Boldrini amava rievocare il passaggio clandestino delle tubazioni a Cremona, apoteosi del "metodo Mattei".

    «Un giorno, il metanodotto arriva alle porte di quella città. Che fare? Un passo ufficiale presso il sindaco per chiedere il permesso di attraversamento? Bisognerà attendere la delibera del Consiglio comunale, l'ordinanza della prefettura, l'autorizzazione ministeriale... ci vorranno mesi, se non anni.»
    300 operai delle cosiddette "pattuglie volanti" si avvicinano perciò nottetempo alla città, quasi si trattasse di un attacco militare, ma in realtà sono "armati" di pale e picconi. Silenziosamente lavorano tutta la notte. La città viene bisecata dagli scavi, l'indomani mattina i cremonesi stupefatti trovano montagne di terra ai lati delle strade.
    «Accorre il sindaco, trafelato e furioso. "Vi prego di scusarmi" replica Mattei "i miei uomini hanno commesso un imperdonabile errore di percorso. Ora darò gli ordini perché i lavori vengano immediatamente sospesi.»
    Ma la prospettiva di restare con la città sconquassata e bloccata è impensabile per il sindaco, cui «non rimane che rincorrere Mattei per supplicarlo disperato: "Mettete i vostri tubi, ricoprite la trincea in giornata e andate al diavolo!"»[senza fonte]

    L'Agip lavorava su ciò di cui disponeva con tutte le energie disponibili; Mattei la sosteneva in tutti i modi necessari, ortodossi o meno che fossero.

    Restò leggendario, ad esempio, il "metodo Mattei" per la realizzazione dei gasdotti, che considerava di massima urgenza per poter porre i politici dinanzi al fatto compiuto: poiché per gli attraversamenti dei terreni si doveva necessariamente pattuire l'istituzione di una servitù di passaggio con i rispettivi titolari, che in genere erano piccoli contadini o comuni, i tecnici dell'Agip e della Snam ricorsero a tutti gli espedienti di cui furono capaci per accelerare al massimo le "trattative".

    Decine di chilometri di tubazioni furono stese nottetempo o sul far dell'alba, ufficialmente con la scusa di scavare una piccola traccia, "solo" per verificare l'idoneità del terreno, in realtà stendendo direttamente i tubi. Centinaia di sindaci furono svegliati di soprassalto dalla notizia di questi abusivi passaggi, quando questi erano già stati completati e risotterrati. Molti altri non seppero del passaggio dei gasdotti se non molto tempo dopo, magari incidentalmente. Lo smagliante sorriso di Mattei amabilmente placava molti dei protestatari, e dove non fosse bastata la coinvolgente prospettiva di assunzioni, pattuiva infine pratici indennizzi monetari, in genere modesti, spesso rateali. Dove sacerrime ragioni d'onore impedivano di risolvere la questione monetariamente, si ricorreva al finanziamento "riparatore" di opere pubbliche (magari restauri) che di fatto pubblicizzavano positivamente il nome dell'Agip, costituendo una sponsorizzazione i cui ritorni di immagine erano senza paragone.[senza fonte]

    La rete era stata stesa a tempo di record; con risparmi teoricamente impensabili. Mattei si vantò di aver trasgredito circa 8.000 ordinanze.[senza fonte]

    Nel frattempo, su pressione di una lobby evidentemente orientata dalle compagnie statunitensi, stava per essere varata dal Parlamento una legge che tanto andava a favore degli interessi di quelle, che fu detto fosse stata direttamente preparata negli USA[senza fonte]. Mentre il morale andava conseguentemente logorandosi, inaspettato venne un colpo di scena memorabile.



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