ROBERTO PRUZZO EX ATTACCANTE DELLA ROMA DEL GENOA

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    Pruzzo e l’uomo nero, autobiografia-choc: “A volte penso al suicidio”
    “Ogni tanto penso che sia giunto il momento di togliermi dai coglioni…”. E’ la rivelazione-choc di Roberto Pruzzo, ex attaccante di Roma e Genoa, nella sua autobiografia. Uno dei bomber più prolifici della serie A (per lui tre titoli da capocannoniere con la maglia giallorossa) che oggi lotta con un “uomo nero” che spesso gli fa visita. Per poi fortuna arrivano anche i suoi amici, i cacciatori di Dezza, provincia di Lucca, “quelli che riescono a farmi tornare il sorriso – racconta alla Gazzetta dello Sport – allontanando l’uomo nero che ogni tanto mi viene a trovare, gli stessi che riescono a farmi pensare che forse in fondo è meglio aspettare un altro po’. La vita – ci svela – continua ad essere una sfida, come quand’ero sul campo, innanzitutto con me stesso”.
    Una confessione cupa, che racconta gli anni vissuti da protagonista sul campo e poi da spettatore. “Il calcio? Noioso, ma in realtà non mi è mai piaciuto. Mi sono dovuto appassionare per forza”, scrive l’ex attaccante. Parole pesanti quelle di Pruzzo, che, a dispetto del successo, delineano i contorni di una carriera e una vita difficili. Una storia appassionata e crudele, fatta di alti, ma anche di molti bassi. Come i gol sbagliati, gli errori e i traguardi mancati. “Cosa mi resta della mia carriera da centravanti? I gol sbagliati e le sconfitte – si legge in un passaggio del libro -. Delle vittorie ho goduto poco, perché sono subito volate via. Le sconfitte no, sono rimaste qui. E ancora ci combatto. La retrocessione in B del Genoa causata anche da un mio rigore sbagliato e la finale di Coppa Campioni persa con il Liverpool (nonostante il mio gol…) ancora mi vengono a trovare ogni tanto”.

    Angoli bui del passato che tornano a segnare indelebilmente il presente. E per non lasciarsi travolgere dall’uomo nero, Pruzzo si aggrappa alla moglie, agli amici della caccia e al ricordo e alle visite di alcuni ex compagni di squadra, allenatori e avversari. Bruno Conti, su tutti, poi Brio e Liedholm. Ma non solo. Per fortuna nel passato di Pruzzo c’è spazio anche per qualche gol ed emozione che vale la pena ricordare. Come la rete segnata all’Atalanta nel 1979 e quella del 3-0 alla Juve nel 1986 (corsi sotto la Sud e mi tolsi la maglia per darla idealmente ai miei tifosi: fui il primo a farlo), oppure l’ultimo gol segnato, proprio alla Magica, con la maglia della Fiorentina (“un gol da orgasmo”).
     
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