La panchina di Mariella Forever

ROBERTO ROBUSTELLI

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  1. EternBoyX
     
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    la storia / Roberto Robustelli È sopravvissuto all’alluvione di Sarno, nel 1998
    «Mi muovevo sempre per non annegare
    Mai smesso di sperare nei soccorsi»
    Rimase seppellito per 76 ore, è stato l'ultimo a uscire
    vivo dall'inferno: «Mi sentivo morire lentamente»
    MILANO - «Scavate, continuate a scavare senza sosta. Là sotto può esserci ancora qualcuno che spera, che non vuole morire». Le parole di Roberto Robustelli sono rotte dall’emozione. Nessuno come lui può comprendere l’angoscia, il terrore, la speranza di chi si trova sepolto vivo. Aveva 23 anni quando fu sommerso dal fango dell’alluvione di Sarno, nel maggio del 1998. Rimase seppellito per 76 ore dopo essere stato travolto da un mare di fango che lo spinse in un garage. L’ultimo a uscire vivo dall’inferno. E oggi rivive quelle ore, è incollato a internet e alla tv per aggiornarsi su una tragedia che lo hanno riportato indietro a quelle ore difficili: «La cosa più tremenda - racconta - è stato sentirsi morire lentamente, senza poter fare nulla. Là sotto avevo perso il senso del tempo e dello spazio, ma non quello del corpo e dello spirito. Quello resta, resta sempre. Ho avuto tanta paura di morire, da sepolto vivo, ma non ho mai perso la speranza che qualcuno riuscisse a tirarmi fuori. Non mi sono mai augurato di morire per chiudere la mia sofferenza. Ed è per questo che ora scongiuro i soccorritori a non fermarsi, fino a quando non troveranno gli ultimi cadaveri, ma spero anche qualcuno ancora in vita. L’attaccamento alla vita è qualcosa che non sappiamo di avere, fino a quando non veniamo messi alla prova».

    «DOVEVO MUOVERMI CONTINUAMENTE» - Roberto Robustelli fu salvato da un gruppo di vigili del fuoco di Napoli e dell’Aquila perché in quella tragedia si mossero molti volontari dall’Abruzzo. «Volevo partire anche io a fare il volontario, ma in questi giorni sto vivendo con grande dolore il mio passato e mi rendo conto che non sarei stato utile». I soccorritori riuscirono a individuarlo grazie a una sonda che serve per rintracciare i battiti cardiaci. «Quando sono rimasto sommerso - ricorda Roberto - all’inizio il fango era liquido, e per non annegare dovevo continuamente muovermi. Appena mi fermavo andavo giù. Devo la mia salvezza al mio allenamento in piscina. Ho avuto fortuna perché intorno a me si è creata una bolla d’aria e ho potuto respirare. Speravo in ogni momento che la melma si solidificasse, così avrei potuto finalmente riposarmi un po'. Ed è stato così, il fango si è indurito, ma a quel punto mi pressava sulle gambe, sul torace e faticavo a respirare. Pregavo. Là sotto recitavo i Padre Nostro e gli Ave Maria. Mi sono affidato a qualcuno di superiore e a un certo punto ho cominciato a recitare L’eterno riposo, per me stesso».

    «PAURA DELLA PIOGGIA E DELL'ASCENSORE» - Nella tragedia di Sarno Roberto ha perso il padre e la zia, scaraventati lontani. «Non so perché io sia qui» si chiede. E combatte con i sensi di colpa che vivono i sopravvissuti. «So che anche chi si è salvato dal terremoto dell’Aquila proverà i miei stessi sentimenti, ma noi abbiamo il dovere di non dimenticare e di fare il possibile perché tragedie del genere non accadano più. Per anni sono stato male ogni volta che pioveva e non riuscivo a prendere un ascensore. Sono stato lontano da Sarno per un po' di anni, ora sono tornato perché mi sento legato, nonostante tutto, alla mia terra». Adesso Roberto Robustelli è fotografo professionista e ha un suo studio di immagine e comunicazione. A settembre discuterà la sua tesi di laurea. «Avevo interrotto gli studi distrutto dall’angoscia, ma sono pronto a ricominciare. Ed è quello che dico ai sopravvissuti dell’Aquila: arriverà il tempo di ripartire».



    Cristina Marrone

     
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0 replies since 10/4/2009, 06:50   546 views
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