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la Ghiandaia
Ed ecco una descrizione dell'animale:
La Ghiandaia, Garrulus glandarius, con oltre una trentina di sottospecie, è largamente diffusa in Europa, Asia ed Africa nordoccidentale. Lungo fino a 35 cm, di cui quasi la metà spettano alla coda, questo grazioso uccello raggiunge un peso che Foto ghiandaia si aggira sui 170 g.
Il capo, di modesto sviluppo, porta sulla sommità un ciuffo erettile di penne, bianche ai margini e nere al centro; il becco, nerastro, è corto, robusto, slargato alla base e incurvato all'apice. Le ali sono poco slanciate e arrotondate all'estremità, le zampe bruno-rosse, sono ben sviluppate con dita forti. Il piumaggio è abbondante, morbido e presenta una colorazione molto varia, bella e delicata: le parti superiori sono di colore bruno rosato uniforme, ad eccezione del groppone che è bianco e della coda che è nera; le parti ventrali sono bianche con sfumature bruno-rossastre.
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Pinguino reale
Grande colonia di circa 60.000 pinguini reali nella piana di Salisbury Georgia del Sud
Il pinguino reale (Aptenodytes patagonicus), alto 90 cm, si spinge fino alla Terra del Fuoco e sulle isole subantartiche.
É ampiamente diffuso nelle regioni antartiche e subantartiche. La femmina depone un solo uovo, di cui si prendono cura entrambi i genitori.
L'origine dei pinguini è oscura. Probabilmente essi rappresentano l'evoluzione di uccelli simili ai gabbiani. Hanno vissuto in uno stato in cui erano in grado sia di volare che di nuotare; oggi non sanno più volare, ma sono ottimi nuotatori e tuffatori. Usano le ali come pinne per avanzare nell'acqua dove si muovono con agilità ed eleganza, saltando fuori ad intervalli regolari come i delfini, per respirare.
I pinguini vivono sulle coste di tutto l'emisfero australe, dal Polo Sud fino
alle Galapagos.
Esistono 18 specie di questi uccelli di dimensioni diverse:dal pinguino imperatore, che è alto un metro e venti e pesa 40 kg, al pinguino minore, che è alto 30 cm e pesa poco più di un chilo.
La maggior parte dei pinguini ha il petto bianco e la testa e il dorso neri.
Molte specie presentano chiazze rosse, arancio o gialle sulla testa e sul collo.
Le zampe corte e arretrate rispetto all'asse del corpo conferiscono loro il tipico portamento eretto. I pinguini si nutrono di seppie, pesci, crostacei e calamari, e per raggiungere le loro prede sono capaci di immergersi a notevoli profondità (fino a 400 mt. le specie più grandi, ma normalmente tra i 30 e i 40 mt), anche per tempi molto lunghi (fino a 15 minuti) facendo pieno affidamento sulla loro acuta vista.
Come sono agili in acqua, così sono impacciati sulla terraferma: camminano lentamente e dondolandosi.
Questi animali hanno un'andatura molto buffa e solo sulle discese ghiacciate raggiungono notevoli velocità, lanciandosi in lunghe scivolate sulla pancia. Con quell'andatura sembrano docili, ma sanno essere molto coraggiosi.
Per difendere il compagno o i propri piccoli possono tirare beccate molto forti.
I pinguini si riconoscono tra loro attraverso dei segnali sonori e così si fanno riconoscere anche dai loro pulcini. Il suono cambia se si tratta di chiamare un altro pinguino o durante la fase del corteggiamento. La chiamata di un pinguino verso un altro può essere sentita anche nel raggio di un chilometro.
Sono animali molto fedeli e, quando si avvicina il periodo della riproduzione, si recano sulla terraferma in colonie di migliaia di individui, cercando un terreno adatto per deporre le uova (uno o due).
Durante la cova, che dura dai trenta ai sessanta giorni, i genitori si alternano in questo compito, ad eccezione dei maschi dei pinguini imperatori, che sono gli unici responsabili delle uova.
Come già detto, esistono diverse specie, tra le più importanti troviamo:
che raggiunge il metro di altezza. Nasce tra i ghiacci del continente gelato dove migra per passare il rigido inverno. E' l'unico, insieme al pinguino Adelia, a riprodursi in Antartide. La femmina depone un solo uovo che viene affidato al maschio, che lo incuba tenendolo tra le zampe.
Il pinguino di Adelia:
unico rappresentante del genere con becco decisamente corto, sino a non molti anni or sono era la specie più numerosa , ma la sempre più crescente presenza umana nel continente antartico e l'accumulo di sostanze tossiche ne hanno ridotto il numero. Il maschio del pinguino Adelia può digiunare completamente anche per sei settimane, mentre si dedica alla cova; nel frattempo la femmina si reca in mare per cibarsi, prima di dargli il cambio.
il pinguino papua :
presente sia in Antartide che nelle isole subantarticheè probabilmente il più veloce e provetto nuotatore tra tutti. Caccia infatti pesci e calamari "volando" sott'acqua.
I pinguini crestati sono tra i più nordici:
essi, infatti, nidificano nelle isole intorno all'Antartide e sulle coste dell'Australia, della Tasmania e della Nuova Zelanda.
Il pinguino artico:
è il più piccolo delle tre specie del genere Pygoscelis. Esso vive soprattutto lungo la costa occidentale della Penisola Antartica e nelle isole subantartiche.
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LA TIGRE
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HONTAS12.
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MARTIN PESCATORE
Il martin pescatore (Alcedo atthis) è lungo 16/17 cm, con un becco lungo, grosso alla base, ali e coda brevi e piedi piccoli. Nelle parti superiori è blu-verde metallico, in quelle inferiori e sulle guance giallo ruggine, ai lati del collo spicca una macchia bianca.
E' dotato di un volo sempre rapido e uniforme, che gli permette di fendere l'aria in linea retta, mantenendosi in una direzione parallela a quella del livello del liquido e seguendo così le tortuosità del fiume senza mai allontanarsi dall'acqua.
A causa dei piccoli piedi si limita a saltellare su qualche pietra o qualche palo, e non cammina mai sul terreno.
E' un uccello poco socievole e vive solitario e non tollera alcun concorrente nel suo territorio di caccia.
ive in tutta l'Europa centrale e meridionale, nell'Asia centro-meridionale e gran parte dell'Africa. In Italia è stazionario e di passo ed è comune ovunque.
In Campania è presente nel Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano
Habitat
Vive sempre vicino ai corsi d'acqua dolce, fiumi, laghi e stagni e dimostra predilezione per i boschetti e per i cespugli che fiancheggiano i corsi d'acqua limpida.
E' un uccello sedentario e rimane posato per varie ore su un medesimo ramo, con lo sguardo rivolto all'acqua, in attesa della preda.
Riproduzione
L'accoppiamento ha luogo a fine marzo o ai primi di aprile, periodo in cui la coppia si mette alla ricerca di un luogo adatto alla nidificazione. Il nido, di solito. è situato su di un cunicolo scavato in argini sabbiosi, e richiede il lavoro di entrambi i coniugi per circa tre settimane. La stessa cavità viene riutilizzata per vari anni di seguito, ma l'abbandona appena si accorge che ha subito qualche modificazione.
Nel nido vengono deposte, tra la fine di aprile e i primi giorni di maggio, 6 o 7 uova dalle quali sgusciano dopo circa quindici giorni i piccoli che vengono nutriti da entrambi i genitori.
Alimentazione
Il martin pescatore si nutre principalmente di pesciolini e di granchi, a cui aggiunge molti insetti, destinati soprattutto ai piccoli. In quanto molto vorace necessita di una grande quantità di cibo ed ogni giorno, per saziarsi, deve mangiare dieci o dodici pesciolini lunghi un dito. Non di rado riesce ad impadronirsi anche di prede abbastanza grosse.
Pesca solamente con il becco tuffandosi fulmineo da un ramo o da un masso. Gli bastano pochi colpi su di un sasso per uccidere la preda e per ingoiarla, certe volte deve lanciarla in aria e riafferrarla con il becco per disporla in una posizione migliore.
Non di rado, quando individua una preda, si solleva perpendicolarmente sullo specchio d'acqua, si libra per un po', mira in basso e poi si lascia precipitare e affondare nell'acqua. Durante questa operazione, se l'acqua è poco profonda, corre il rischio di ferirsi contro il fondo, mentre se è troppo profonda, la preda gli sfugge facilmente.
Indice
Legislazione
Nonostante sia protetto dalla legge, il martin pescatore viene cacciato con una certa intensità.. -
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IL PASSEROTTO
Ridotta fino al 50% la presenza in Italia del volatile
Il volo dimezzato del passero
Rapporto europeo della Lipu: tra le cause urbanizzazione e scomparsa dei terreni incolti
I passerotti, i simpatici uccellini, tozzi e furbissimi, che da sempre consideriamo onnipresenti, pare non ce la facciano più a stare al mondo, né in città né in campagna. Gli ornitologi di tutta Europa hanno cominciato a percepirne il decremento una trentina d'anni fa, poi questo s'è fatto sempre più deciso, fino a divenire, ultimamente, addirittura allarmante. Tant'è che, da uccelli da combattere per difendere i raccolti, si sono progressivamente trasformati in specie meritevoli di protezione. S'è discusso, di tutto ciò, ieri a Pisa, dove la Lipu, insieme con Birdlife International e col supporto dell'Assessorato Provinciale Difesa fauna e dell'Università Pisana, ha organizzato un convegno internazionale assai significativo, intitolato: «Passeri in crisi? Da "pest" a "species of conservation concern": biologia, problematiche e conservazione dei passeri». In Italia i popolari uccelli sono rappresentati da quattro specie: c'è l'europeo ( Passer domesticus), che da noi si trova solo in una stretta fascia appena al di qua delle Alpi; c'è la mattugia ( P. montanus), che normalmente schiva le città ma che si trova un po' dovunque nelle campagne; c'è la passera sarda ( P. hispaniolensis), che abita le nostre due grandi isole e la penisola iberica; infine c'è l'italica ( P. italiae), che è esclusivamente nostra ed è distribuita in tutta la penisola. Molti sono gli ornitologi europei che, da anni, sono impegnati a censire le popolazioni di passeri e, ultimamente, anche a identificare le possibili cause del loro declino. E le ultime notizie non sono buone, perché il decremento demografico, purtroppo, non fa che progredire. Qualche esempio: certo il più eclatante, tra quelli emersi a Pisa, riguarda Varsavia, nei cui giardini la passera europea è praticamente scomparsa (diminuzione del 95%), mentre la diminuzione cittadina media risulta essere del 39%; quanto ai dati italiani, i decrementi oscillano dal 20 al 40-50%, e ciò rispecchierebbe ciò che avviene un po' dappertutto in Europa.
SITUAZIONE NON STABILIZZATA - La situazione appare tutt'altro che stabilizzata. Quanto alle cause, sono molteplici e ad effetto cumulativo. Determinante, a ogni modo, è la carenza di insetti, in special modo di afidi, nella dieta dei nidiacei. Una dieta quasi solo vegetale ne fa morire molti già nel nido e, quelli che scampano, sono deboli e in seguito vittime di malattie di carattere infettivo. Vi sono poi le intossicazioni da metalli pesanti e da pesticidi, c'è il fatto che le moderne tipologie costruttive degli edifici risultano inadatte alla nidificazione e infine, per quanto riguarda le aree urbane, una gestione del verde pubblico dove piante ed erbe spontanee risultano sempre più rare. Per le aree extraurbane, invece, risulta assai negativa la trasformazione e l'intensificazione delle pratiche agricole, in particolar modo quella delle monocolture, nonché la scomparsa dei terreni incolti, consumati dall'espansione urbanistica. Per i lettori che desiderassero approfondire tutti gli aspetti della crisi dei passeri, consiglio di visitare il sito www.lipu.it Il declino dei passeri segue, purtroppo, quello delle rondini, che ormai ci siamo abituati a non vedere quasi più nei nostri cieli. Contrariamente alle rondini, però, i passeri non avrebbero dovuto diventare, proprio per certe loro caratteristiche, specie a rischio. Gli animali minacciati di estinzione, infatti, solitamente appartengono alla categoria degli specialisti. Per le rondini, se sparissero gli insetti che abitano il cielo, sarebbe una condanna definitiva. Questo perché gli specialisti non hanno tante frecce al loro arco, ma una soltanto. I passeri, invece, sono degli straordinari generalisti. Possono nutrirsi in tanti modi e di tante cose, ma soprattutto sono opportunisti e adattabili. Ciò che ancora non sappiamo è se troveranno un nuovo equilibrio, oppure se il loro declino implacabilmente continuerà. Speriamo nella prima ipotesi, e vediamo di dar loro una mano.
Danilo Mainardi. -
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IL PAVONE
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Nome comune: BABBUINO (Inglese: baboon)
Nome scientifico: Papio cynochephalus
Famiglia: Papiini (Papiinae)
Ordine: Primati (Primates)
Classe: Mammiferi (Mammalia)
A cura di Stefania Busatta
CARATTERISTICHE:
Questa grande scimmia presenta un lungo muso e una coda di media lunghezza. Le ossa della
scatola cranica sono molto allungate in avanti. Le orecchie sono piccole ed angolate e sono
prive di pelo, anche se talvolta possono presentare dei ciuffi all’estremità. Anche gli occhi sono
di ridotte dimensioni, e le ossa poste al di sopra sono prominenti e particolarmente evidenti. La
guancia è larga e molto visibile.
Il petto del babbuino è molto esposto, così gli alti muscoli dell’addome. Il suo corpo si inclina
dalla testa verso il posteriore. La coda, non particolarmente lunga, termina con un ciuffo di peli
e, ad un terzo della sua lunghezza, presenta una netta angolazione. Le braccia sono più lunghe
delle gambe, e gli spostamenti avvengono sulle dita delle mani e sulla pianta dei piedi.
La faccia del babbuino è nuda, anche se presenta svariati peli sensoriali. Il pelo è spesso e
ispido, e talvolta i maschi possiedono dei baffi e una criniera sul collo e sulle spalle. Il pelo è
quasi assente nella parte inferiore del corpo. La parte superiore può essere di svariati colori:
giallo-olivastro, grigio-olivastro, marrone-verdastro o tendente al nero. La parte inferiore è dello
stesso colore della parte superiore o più chiara. La pelliccia dei giovani è nerastra con il muso
rosa, crescendo (dopo i 4 mesi) la pelliccia diviene marrone-grigiastra e, dopo un anno, il loro
aspetto è simile a quello degli adulti. Talvolta la faccia, le mani e i piedi sono nerastri. La bocca
è provvista di denti molto forti, con larghi incisivi e lunghi e potenti canini.
Gli organi riproduttivi sono particolarmente evidenti in entrambi i sessi.
Nel maschio il corpo è lungo dai 65 ai 110 cm (50-80 nella femmina), la coda 45-75 cm (35-50
nella femmina), l’altezza alla spalla 50-75 cm (40-60 nella femmina), ed il peso 25-30 kg (10-30
nella femmina).
VITA ED ABITUDINI:
La vita sociale del babbuino è molto intensa. Vive in gruppi di 10-150 animali (dipende
dall’ambiente e dalla disponibilità di cibo), all’interno dei quali ci sono più maschi che femmine.
Durante gli spostamenti i maschi precedono sempre le femmine e i giovani, seguono i maschi
più vecchi con le madri e i piccoli. In caso di pericolo, i maschi più vecchi, aiutati dai maschi
adulti, si dispongono in posizione difensiva mettendo in evidenza i lunghi canini.
La pulizia del pelo tra gli individui (detto grooming) ha, non solo una funzione igienica, ma anche
comunicativa, attraverso la quale i babbuini migliorano il rapporto con i loro simili. Altro
DOVE E’ POSSIBILE INCONTRARE IL BABBUINO:
Questa scimmia predilige gli ambienti aperti (semi-deserto, steppa, savana) e le foreste non fitte
interrotte da rocce; in montagna può vivere sino oltre i 3000 metri. L’importante è che il
babbuino abbia sempre facile accesso all’acqua. Lo possiamo incontrare in Africa a sud del
Sahara; è assente nel nord-est (Etiopia, Eritrea, Somalia settentrionale) e nel sud e sud-ovest del
continente.
CURIOSITA’:
In alcune fattorie nell’Africa sud-occidentale, la femmina di babbuino è addestrata per far la
guardia ai greggi isolati, come un cane da pastore.. -
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SCOIATTOLO
Nome scientifico: Sciurus vulgaris
Ordine: Roditori
Famiglia: Sciuridi
Diffusione: Foreste di conifere e di latifoglie
Peso: 200-490 gr
Lunghezza: 195-280 mm
Habitat
Lo scoiattolo europeo è diffuso in tutta l’Europa e l’Asia, vive nelle foreste di conifere e latifoglie.
Si possono incontrare tre specie diverse:
Sciurus vulgaris fuscoater che vive sulle Alpi e nell’Appennino settentrionale.
Sciurus vulgaris italicus che vive sull’Appennino settentrionale fino all’Abruzzo.
Sciurus vulgaris meridionalis che vive nelle regioni meridionali.
Lo scoiattolo passa la maggior parte del suo tempo sugli alberi, la sua vita si svolge di giorno ed è particolare attivo all’alba e al tramonto. Costruisce la tana sulle biforcazioni dei rami, o nelle cavità degli alberi, li passerà le sue notti, e il periodo invernale del letargo. Gli scoiattoli seguono una dieta identica a quella dei criceti, con la differenza che non mangiano verdure ad eccezione delle carote, e una maggiore quantità di frutta, ghiande ed arachidi.
Caratteristiche fisiche
La testa è ben distinta dal tronco, gli occhi sono scuri, le orecchie hanno sulla punta lunghi ciuffi di peli. Le zampe sono corte con dita dotate di unghie appuntite e ricurve che gli consentono di arrampicarsi con agilità sui tronchi e di muoversi con velocità tra i rami, con grande agilità, sempre utilizzando la coda come timone. La pelliccia è corta e ruvida, ma diviene lunga e morbida sulla coda: durante l’anno si hanno due mute, quella primaverile che dalla testa procede verso la base della coda, e quella invernale, che procede invece in senso inverso. La coda e i peli delle orecchie mutano solo d’estate. Il colore della pelliccia è fulva-rossiccia d’estate e più scura d’inverno.
Riproduzione
Tra la fine di dicembre e l’estate i maschi entrano nei territori delle femmine e cominciano a seguirle sbandierando la coda. La loro convivenza dura non più che dopo l’accoppiamento. Dopo circa 38 giorni di gestazione nascono i piccoli, da 3 a 5, lunghi appena 6 cm e con un peso di circa 8 gr. La madre li allatta per due mesi circa. Dopo due mesi sono indipendenti e raggiungono la maturità sessuale ad un anno di vita. Nelle regioni fredde gli scoiattoli si riproducono solo in primavera, in quelle con clima più mite anche in inverno.. -
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