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UNA MUCCA SUL TRENO
Una mucca ogni mattino
anche quando non è giorno feriale
dalla stazione parte di Torino
per andare a Milano centrale.
Sul treno balza in un momento
si sceglie subito il compartimento
riservato ai non fumatori
poi si affaccia al finestrino
e saluta ogni bambino
con la coda che sporge fuori.
Ai passeggeri si mette a versare
nei bicchieri il suo latte salutare
tutti ne bevono a più non posso
ma con grande meraviglia
ognuno scopre che il latte
non è bianco ma è invece rosso.
Il treno diventa una confusione
quando tutti fanno l'esclamazione
il capotreno tira i freni d'emergenza
avvertendo d'un pericolo la presenza
egli vuole così scongiurare
che il treno possa deragliare.
Per sedare poi quella follia
fa intervenire anche la polizia
ma questa scopre che s'è trattato
non di bomba né di attentato
allora si limita solamente
a far bere il latte tranquillamente.
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MAGIA NEL GIARDINO
Erano nel giardino
Stefano e Tonino
e mangiavano un melone
per strana combinazione
mentre veniva affettato
un seme è cascato
nessuno se n'era accorto
ch'era rimasto lì nell'orto
tante volte calpestato
povero sfortunato!
Ma poi una mattina
spunta una piantina
prima di strapparla
mi metto a scrutarla
non riesco però a capire
come si possa definire
così decido di rinviare
di doverla estirpare
finché un bel giorno
la osservo tutt'intorno
e grido con esclamazione
ma è una pianta di melone!
ad un ramo verde e gialla
c'è una minuscola palla
anzi sembra un palloncino
gonfiato da un bambino:
riuscirà ad evitare
di farlo scoppiare?
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E' MEGLIO CANTARE
Quando da bambini
si fa la prima elementare
appaiono troppe
le dita da contare
quando poi si ha imparato
ogni numero viene superato.
Ci vogliono diverse mani
per contare del nonno l'età
e non si riesce ad immaginare
il numero che occorra
per le stelle dell'infinità
per contare le gocce del mare.
C'è qualcuno che poi sappia
quanti siano i granelli di sabbia
quanti fiori ci siano nei prati
da quanti giorni siamo stati creati?
Allora è inutile stare a contare:
è meglio cantare.
VELOCE COME UNA FORMICA
Come sei lento
dire spesso sento
sei proprio una formica
ma non è vero mica
è una frase banale
quello che si dice
del piccolo animale.
Le avete mai viste
con quale velocità
in campagna o in città
trasportano le provviste?
avanti indietro
fanno alacremente
un attimo solamente
mai le potrai notare
stare a riposare.
Allora per favore
mi si faccia una cortesia
quando qualcuno sente
ripetere questa bugia
dica ch'egli mente
che non se ne intende
e che la formica
è invece un animale
proprio sensazionale
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DISAVVENTURA DELLA LUNA
Una notte la luna tutta bella
navigava tra l'una e l'altra stella
contemplando con amenità
l'universo nella sua immensità
ma d'improvviso ecco che si desta
un vento forte come una tempesta
tra le nuvole la luna inizia a barcollare
ed a momenti sta quasi per affondare
sopra un tetto pensò mi vado a posare
per questa notte mi fermo lì a riposare
ma dal tetto un gatto la fece ruzzolare giù
cadde nel fango e la luna non fu bella più.
IN QUESTO MOMENTO
In questo momento
in ogni mare
chissà quanti pesci
stanno a nuotare
nessuno però
immagine che
tra qualche giorno
finirà in bocca a me.
Eppure se anche volessi
lasciarli lì nel mare
ancora liberi a nuotare
qualcuno lo stesso
li andrà a pescare
che posso fare io?
sperare soltanto
che anche per loro
possa esserci un Dio.
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LA SVEGLIA
Tic tac tic tac con quanta pazienza
la sveglia batteva dentro la credenza
andava avanti la giornata tutta intera
in ogni stagione non solo in primavera
tic tac tic "tuc" a volte sembrava arrancare
ma lestamente tic tac tic tac tornava a ritmare anche quando distratto non la stavi a sentire
tic tac tic tac il tempo non cessava di scandire
se dal sonno ti doveva ridestare
allegramente si metteva a cantare
cantava finché non cessavi di dormire
poi tic tac tic tac il tempo ritornava a scandire
un giorno però la sua corda s'è spezzata
ed è rimasta come una bella addormentata sogna che un pendolo la vada a risvegliare
a mezzogiorno quando le ore sta a scoccare.
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FILASTROCCA SUL SINDACO
... ovviamente di Banzi
Filastrocca filastrocca
fare il sindaco a chi tocca?
Dico che è toccato per primo
ad un tale Lasala Beniamino
poi altri nomi farò oltre più in là
di sindaci ed anche podestà.
Per ben due volte il nome Gerardo
di Centomani e Patarino si fece largo
poi Polidoro Carnevale De Felice.
Ancora qualche nome me lo dici?
Sì: Nozza Di Cosimo e Musacchio
un altro Lasala De Bonis e Caffio
ci fu anche un Enrico Lancellotti
il maestro Mario Giovanni Marotta
al quale un grillo per la testa gli passò
il campanile in piazza di demolir gli consigliò
un Antonio Carcuro lontano mio parente
anzi don Antonio è d'uopo dica reverente
di fare il sindaco rimase egli castigato
perché per "strido" la vigna gli fu tagliata
ancora un Antonio di cognome Giacomino
il mugnaio che diventerà suocero di Tonino
e Fortanascere che nelle stanze del potere
a falce e martello ingresso fece avere.
Ora per non far sorgere alcuna questione
degli ultimi sindaci dirò solo il cognome
Vigliotti Palma Garzillo ed il professor Feo
Dragonetti Franculli infine l'ultimo con un neo:
Vertone che per andare a comandare su
ha fatto rivoltare ad un altro i baffi in giù.
Adesso filastrocca fermati per favore qua
continuerai quando un nuovo sindaco arriverà.
antonio carcuro
Edited by milanese29 - 20/4/2009, 17:23. -
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QUANDO SONO NATO
Il giorno quando sono nato
io mi sono ricordato
che non dovevo più dormire
perché era giunta l'ora di partire.
Ma come in un sogno strano
tento e tento sempre invano
alla mia mamma di legarmi
alle sue mani di aggrapparmi.
Ad un certo punto la vedo poi partire
rimango solo, mi metto a vagire
in quel momento mi sono risvegliato
sento che da lei invece ero abbracciato.
antonio carcuro
LE CAMPANE
Suonano le campane
le senti pure da lontano
coi rintocchi fanno un concento
che si effonde nel firmamento.
Suonano fin dal mattino presto
quando ricorre qualche festa
in tutte le ore dei giorni feriali
quando si celebrano i funerali.
Suonano in ogni città e paese
ogni giorno di ogni mese
tutta l'intera nostra vita
dai loro rintocchi è scandita.
Se il mio cuore fosse una campana
i battiti suoi farei udire molto lontano
li farei giungere al limite del firmamento
per comunicare il mio amore ogni momento.
antonio carcuro
Edited by milanese29 - 20/4/2009, 17:24. -
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GIOCHI NOTTURNI DI BIMBI GIGANTI
Quei bimbi giganti di là dalle montagne
stanotte nessuno riesce più a tenerli a bada:
dal sonno si sono ridestati
ed hanno cominciato un gran baccano.
Si rincorrono gattoni, si danno spintoni
sbattono per terra, fanno capriole.
Ahi adesso uno s'è schiantato contro una porta:
che rimbombo!
Corrono frettolosamente via
mentre un vecchio gigante mezzo addormentato
viene fuori emettendo un prolungato brontolio.
Finalmente torna il silenzio
ma non durerà certo a lungo:
chissà cosa architetteranno ancora
quei matti bimboni.
Ecco infatti un ticchettio:
si mettono a lanciare in testa
ghiande ad un altro vecchio gigante
anch'egli viene svegliato
s'arrabbia e fa tuonare il suo vocione.
Uffa, cosa è venuto in mente stanotte
a quei bimbi giganti di là dalle montagne!
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NON E' VIETATO SOGNARE
Non è vietato sognare
a te che sei una bambina
che un giorno ti possa svegliare
e sentirti chiamare regina
può capitare bambino anche a te
sentirti appellare d'improvviso re.
Non è vietato sognare
che passando una nuvola in cielo
con sé ti voglia portare
e compiendo una bella magia
ti afferri conducendoti via
per il grande mare del cielo.
Non è vietato sognare
che nel prato una margherita
in primavera possa sbocciare
e lasciando tanta gente stupita
schiuda petali più belli della rosa
o dell'abito bianco d'una sposa.
Non è vietato sognare
che se dovessi scrivere una poesia
la conservi ed eviti di buttarla via
ci sia qualcuno che la possa notare
e che sia esso bambino oppure uomo
leggendola diventi un pochino più buono.
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FILASTROCCA MAGICA
Filastrocca filastrocca
ti accarezza ma non ti tocca
tocca solo la tua fantasia
affinché tu più buono sia
con la mamma e col papà
con chiunque vicino ti sta
con la sorella ed il fratellino
con la nonna ed il nonnino
buono anche con la maestra
con chi è a sinistra e chi a destra
con chi ti sta dietro e chi davanti
che tu sia buono con tutti quanti
anche con i poveri e disgraziati
che da tutti sono poco amati.
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CANTAVA IL GALLO
Ero ancora a letto
con mio fratello a dormire
quando a casa il galletto
cominciò a volersi esibire
e la prima volta quel dì
lanciò il suo chicchirichì.
Il verso gli uscì un poco
incerto stentato e roco
ma la voce celermente schiarì
forti declamò poi i suoi chicchirichì
con gli altri galli si mise a gareggiare
a chi meglio sapesse cantare.
Da quel giorno si fece sempre sentire
anche se io continuavo a dormire
i vicini svegliava coi suoi chicchirichì
che fosse domenica oppure lunedì
un giorno però egli smise di cantare
in brodo mia mamma lo doveva fare.
NASCONDINO TRA LE NUVOLE
Nel cielo brillano le stelle
sono tante son tutte sorelle
tra di loro però ce n'è una
che ama giocare con la luna
fra le nuvole gioca a nascondino
ogni tanto si mette a fare capolino
ma finisce dietro una grande nera
e scompare tutta la notte intera
le sue sorelle si stancano d'aspettare
e nel buio si mettono a riposare.
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EternBoyX.
User deleted
C'era una volta una vecchia zia
che viaggiava di fantasia
e raccontava ai suoi nipotini
storie di nuvole e di lustrini.
Quando piovve su quel paese
nessuno si sorprese
che quei bambini e quelle bambine
sembrassero tanti maghi e fatine.. -
EternBoyX.
User deleted
VENTO TRA I RAMI
Cento colori rallegrano il mondo,
dal cielo azzurro al giallo limone.
Nella Natura è un gran bel girotondo
di cose belle, piacevoli e buone.
Ecco le piante, gli uccelli ed i fiori
ed ecco i fiumi, le rocce e le stelle:
è un girotondo di cento colori,
di cose buone, piacevoli e belle.
Ed ecco un cane col pelo arruffato:
dorme in un bosco, abbaia alla luna,
vede un indiano seduto in un prato
ed è per lui una bella fortuna.
Segue l’indiano e non resta più solo,
impara il silenzio, impara i rumori,
ascolta il canto del dolce usignolo,
annusa l’aria, la terra ed i fiori.
Il grande indiano ridendo gli dice:
“Eccoti un nome: Vento Tra I Rami!”
ed ora il cane, per esser felice,
aspetta solo che un bimbo lo chiami.
Se vuoi che il cane ti venga vicino,
canta il suo nome ed affidalo al vento
perché ogni volta che canta un bambino
Vento Tra I Rami sorride contento.
Elio Giacone
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La camicia dell'uomo contento
Un Re aveva un figlio unico e gli voleva bene come alla luce dei suoi occhi. Ma questo Principe era sempre scontento. Passava giornate intere affacciato al balcone, a guardare lontano. Ma cosa ti manca? - gli chiedeva il Re. - Che cos'hai? Non lo so, padre mio, non lo so neanch'io. Sei innamorato? Se vuoi una qualche ragazza dimmelo, e te la farò sposare, fosse la figlia del Re più potente della terra o la più povera contadina! No, padre, non sono innamorato.E il Re a riprovare tutti i modi per distrarlo! Teatri, balli, musiche, canti; ma nulla serviva, e dal viso del Principe di giorno in giorno scompariva il color di rosa.Il Re mise fuori un editto, e da tutte le parti del mondo venne la gente più istruita: filosofi, dottori e professori. Gli mostrò il Principe e domandò consiglio. Quelli si ritirarono a pensare, poi tornarono dal Re. Maestà, abbiamo pensato, abbiamo letto le stelle; ecco cosa dovete fare. Cercate un uomo che sia contento, ma contento in tutto e per tutto, e cambiate la camicia di vostro figlio con la sua.Quel giorno stesso, il Re mandò gli ambasciatori per tutto il mondo a cercare l'uomo contento.Gli fu condotto un prete: - Sei contento? - gli domandò il Re.- Io si, Maestà!- Bene. Ci avresti piacere a diventare il mio vescovo?- Oh, magari, Maestà! Va' via! Fuori di qua! Cerco un uomo felice e contento del suo stato; non uno che voglia star meglio di com'è. E il Re prese ad aspettare un altro. C'era un altro Re suo vicino, gli dissero, che era proprio felice e contento: aveva una moglie bella e buona, un mucchio di figli, aveva vinto tutti i nemici in guerra, e il paese stava in pace. Subito, il Re pieno di speranza mandò gli ambasciatori a chiedergli la camicia.Il Re vicino ricevette gli ambasciatori, e: - Si, si, non mi manca nulla, peccato però che quando si hanno tante cose, poi si debba morire e lasciare tutto! Con questo pensiero, soffro tanto che non dormo alla notte!- E gli ambasciatori pensarono bene di tornarsene indietro.Per sfogare la sua disperazione, il Re andò a caccia. Tirò a una lepre e credeva d'averla presa, ma la lepre, zoppicando, scappò via. Il Re le tenne dietro, e s'allontanò dal seguito. In mezzo ai campi, sentì una voce d'uomo che cantava la falulella . Il Re si fermò: " Chi canta cosi non può che essere contento! " e seguendo il canto s'infilò in una vigna, e tra i filari vide un giovane che cantava potando le viti. - Buon di, Maestà, - disse quel giovane. - Così di buon'ora già in campagna? - Benedetto te, vuoi che ti porti con me alla capitale? Sarai mio amico. - Ahi, ahi, Maestà, no, non ci penso nemmeno, grazie. Non mi cambierei neanche col Papa.- Ma perché, tu, un cosi bel giovane... - Ma no, vi dico. Sono contento così e basta. " Finalmente un uomo felice! ", pensò il Re. - Giovane, senti: devi farmi un piacere. - Se posso, con tutto il cuore, Maestà. - Aspetta un momento, - e il Re, che non stava più nella pelle dalla contentezza, corse a cercare il suo seguito: - Venite! Venite! Mio figlio è salvo! Mio figlio è salvo -. E li porta da quel giovane. - Benedetto giovane, - dice, - ti darò tutto quel che vuoi! Ma dammi, dammi... - Che cosa, Maestà? - Mio figlio sta per morire! Solo tu lo puoi salvare. Vieni qua, aspetta! - e lo afferra, comincia a sbottonargli la giacca. Tutt'a un tratto si ferma, gli cascano le braccia.L'uomo contento non aveva camicia.. -
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L'ELFO DELLA ROSA...Hans Christian Andersen
In mezzo a un giardino cresceva un albero di rose, il quale era piuttosto pieno di rose, e in una di esse, la più bella di tutte, viveva un elfo; era così piccolo che nessun occhio umano era capace di vederlo; dietro ognuno dei petali della rosa aveva una stanza da letto; era benfatto e delizioso come nessun occhio umano poteva esserlo e aveva le ali dalle spalle fino giù ai piedi. Oh, com'erano profumate le sue stanze e com'erano nitide e belle le loro pareti! Erano infatti i delicati petali rosso pallido. Si sollazzava l'intera giornata nei caldi raggi del sole, svolazzando da un fiore all'altro, ballando sulle ali della farfalla in volo, e contava i passi che doveva fare per percorrere tutte le strade maestre e i viottoli che c'erano su un'unica foglia di tiglio. Erano ciò che noi chiamiamo le nervature della foglia che egli considerava come strade maestre e viottoli; eh sì, per lui erano strade senza fine! Prima che egli terminasse il sole era tramontato; aveva anche iniziato molto tardi. Si fece tanto freddo, la rugiada cadde e il vento soffiò; ora era meglio tornare a casa; si affrettò più che poté, ma la rosa si era chiusa, non vi poté entrare - non una sola rosa era rimasta aperta; il povero piccolo elfo fu così spaventato, non aveva mai passato la notte fuori fino ad allora, aveva sempre dormito dolcemente dietro ai tiepidi petali della rosa, oh, sarebbe probabilmente stata la sua morte!
Dall'altro lato del giardino sapeva che c'era una capanna di fronde con dei bei caprifogli, i fiori sembravano corni dipinti: sarebbe sceso in uno di questi per dormire fino a domani. Volò laggiù. Silenzio! All'interno vi erano due persone; un bel giovanotto e una meravigliosa fanciulla; erano seduti l'uno accanto all'altra e con la speranza di non doversi mai separare per l'eternità; si amavano tanto, molto più di quanto un bambino affettuosissimo possa amare sua madre o suo padre. "Eppure ci dobbiamo dividere!" disse il giovanotto; "tuo fratello non ci vuole bene e perciò mi manda a fare questa commissione tanto lontano oltre i monti e oltre i mari! Addio mia cara sposa, perché questo sei tu per me nonostante tutto!" E poi si baciarono e la giovane ragazza pianse e gli diede una rosa; ma prima di dargliela vi impresse un bacio così deciso e così sincero che il fiore si aprì: ed ecco che il piccolo elfo prese il volo e vi entrò e posò la testa contro le delicate pareti profumate; però sentì bene che si dissero ' Addio, Addio! ' e sentì che la rosa venne posata contro il petto del giovanotto - oh, come il cuore vi batteva all'interno! Il piccolo elfo non riuscì per niente a dormire, per quanto batteva.
La rosa non rimase a lungo tranquilla contro il petto, il ragazzo la prese e mentre attraversava da solo il bosco tenebroso, baciava il fiore, oh, così spesso e con così tanta forza che il piccolo elfo stava per morire schiacciato: poté sentire attraverso il petalo il bruciore delle labbra dell'uomo e la rosa stessa si era aperta come al sole fortissimo di mezzogiorno.
Venne allora un altro signore, scuro e corrucciato, era il fratello cattivo della bella ragazza; tirò fuori un coltello tanto affilato e tanto grande e mentre l'altro baciava la rosa, il signore cattivo lo accoltellò a morte, tagliò la sua testa e la seppellì insieme al corpo nella terra morbida sotto il tiglio. ' Eccolo sparito e dimenticato ', pensò il fratello cattivo; ' non sarà mai più di ritorno. Doveva fare un lungo viaggio, oltre i monti e oltre i mari, vi si può facilmente perdere la vita e così è stato per lui. Egli non verrà mai più e a me mia sorella non oserà mai chiedere di lui. ' Poi con i piedi ammucchiò un pò di foglie secche sulla terra scavata e se ne ritornò a casa nella notte oscura; ma non procedeva da solo come egli pensava: il piccolo elfo lo seguì, stava in una foglia di tiglio secca e arrotolata che era caduta nei capelli dell'uomo cattivo quando stava scavando la fossa. Poi sopra era stato messo il cappello, faceva tanto buio lì dentro, e l'elfo tremava dalla paura e dalla rabbia per un'azione così vile. Nell'ora mattutina l'uomo cattivo tornò a casa; si tolse il cappello e andò nella stanza da letto della sorella; lì stava sdraiata la bella ragazza fiorente che sognava colui che lei amava tanto e che lei pensava camminasse ora sulle montagne e attraverso i boschi; e il fratello cattivo si chinò su di lei e rise vilmente come può ridere un demonio; ed ecco che la foglia secca cadde dai suoi capelli giù sul letto, ma egli non se ne accorse e uscì per dormire anche un pò nelle ore mattutine. Ma l'elfo saltò dalla foglia secca ed entrò nell'orecchio della ragazza che dormiva per raccontarle, come in un sogno, l'atroce omicidio; egli le descrisse il luogo dove il fratello l'aveva ucciso e aveva depositato il suo corpo, le raccontò del tiglio in fiore lì accanto dicendo: "Perché tu non creda che sia semplicemente un sogno ciò che ti ho raccontato, troverai sul tuo letto una foglia di tiglio secca!" ed ella svegliandosi la trovò.
Oh come ella pianse a calde lacrime! E non osava raccontare a nessuno il suo dolore. La finestra rimase aperta tutto il giorno, il piccolo elfo poté uscire in giardino senza difficoltà per raggiungere le rose e tutti gli altri fiori, ma non ebbe il coraggio di lasciare la sconsolata. Sulla finestra vi era un albero di rosa che fioriva ogni mese, egli si mise in uno dei fiori e guardò la povera ragazza. Suo fratello veniva spesso nella stanza ed era tanto allegro e cattivo ma ella non osava dire una parola sul suo cuore affranto. Appena venne la notte, ella uscì alla chetichella dalla casa, andò nel bosco fino al posto in cui c'era il tiglio, tirò via le foglie dalla terra, scavò in essa e trovò immediatamente colui che era stato ucciso. Oh come pianse! E pregò il Signore di poter morire anche lei ben presto. Avrebbe volentieri portato il cadavere a casa ma non poteva; allora prese la pallida testa con gli occhi chiusi, baciò la fredda bocca e scosse i bei capelli per toglierne la terra. "Questa la voglio possedere!" disse, e dopo aver coperto il corpo senza vita di terra e di foglie prese la testa e se la portò a casa con un ramicello di quell'albero di gelsomino che fioriva nel bosco lì dove egli era stato ucciso.
Appena ella fu nella sua stanza, andò a prendere il più grande vaso da fiori che poté trovare e in esso depose la testa del morto con sopra la terra e poi piantò il ramo di gelsomino nel vaso. "Addio! Addio!" sussurrò il piccolo elfo, non potendo più sopportare la vista di tanto dolore, e se ne andò via volando fuori nel giardino per raggiungere la sua rosa; ma essa era appassita, lungo la coccola verde pendevano soltanto alcuni petali pallidi. "Ahimè! Come sta per finire tutto ciò che è bello e tutto ciò che è buono!" sospirò l'elfo. Alla fine ritrovò una rosa che diventò la sua casa, dietro ai suoi delicati petali profumati poteva costruire e vivere. Ogni mattina volava alla finestra della povera ragazza ed ella stava sempre al vaso piangendo; le lacrime amare cadevano sul ramo di gelsomino e come lei ogni giorno diventava sempre più pallida, il ramo si faceva sempre più fresco e più verde, venivano fuori un germoglio dopo l'altro, apparivano i piccoli boccioli bianchi dei fiori ed ella li baciava, ma il fratello cattivo brontolava chiedendo se fosse diventata folle? Non gli piaceva e non poteva capire perché ella piangesse sempre sopra quel vaso coi fiori. Egli infatti non sapeva quali occhi erano stati chiusi e quali labbra rosse erano state trasformate lì in terra; ed ella chinò la testa appoggiandola al vaso coi fiori e il piccolo elfo della rosa la trovò così sonnecchiando; allora penetrò nel suo orecchio, le raccontò della sera nella capanna di fronde, del profumo della rosa e dell'amore degli elfi; ella fece un dolcissimo sogno e mentre sognava la vita svanì; era morta di una dolce morte, era nel cielo insieme a colui che le era caro.
E i fiori del gelsomino aprirono le loro grandi campanelle, erano profumate in maniera tanto deliziosa: non avevano altri modi per piangere la morta. Ma il fratello cattivo guardava il bell'albero in fiore, se lo prese come una eredità e se lo mise in camera da letto, vicinissimo al letto poiché era bello da vedere e il suo profumo era dolce e soave. Il piccolo elfo della rosa lo accompagnò volando da un fiore all'altro, in ciascuno di essi infatti vi era una piccola anima e a questa egli raccontò del giovane ragazzo ucciso, la cui testa ora era terra sotto la terra, raccontò del fratello cattivo e della povera sorella. "Lo sappiamo!" dissero tutte le anime dentro ai fiori, "lo sappiamo! Non siamo noi cresciute dagli occhi e dalle labbra del ragazzo ucciso! Lo sappiamo! Lo sappiamo!" e poi fecero con la testa un cenno tanto strano. L'elfo della rosa non fu capace di intendere come potevano rimanere tanto tranquille e se ne andò volando a trovare le api che stavano raccogliendo il miele, raccontò loro la storia del fratello cattivo e le api la dissero alla loro regina, la quale comandò che l'indomani mattina tutte quante avrebbero dovuto uccidere l'assassino. Ma la notte precedente, fu la prima notte dopo la morte della sorella, quando il fratello dormiva nel suo letto vicinissimo all'albero di gelsomino profumato, ognuno dei calici dei fiori si aprì e le anime dei fiori uscirono, invisibili ma con lance velenose, e si posero prima vicino al suo orecchio raccontandogli sogni cattivi, poi passarono a volo sulle sue labbra pungendo la sua lingua con le lance velenose. "Ora abbiamo vendicato la morta!" dissero e tornarono indietro nelle campanelle bianche del gelsomino.
Quando la mattina arrivò e la finestra della camera da letto venne aperta bruscamente, l'elfo della rosa con l'ape regina e tutto lo sciame delle api si precipitarono all'interno per ucciderlo. Ma egli era già morto; c'era gente in piedi intorno al letto che diceva: "Il profumo del gelsomino l'ha ucciso!". L'elfo della rosa intuì allora la vendetta dei fiori e lo raccontò all'ape regina, la quale con tutto il suo sciame ronzò intorno al vaso coi fiori; fu impossibile cacciare via le api; allora un signore portò via il vaso coi fiori e una delle api punse la sua mano sicché egli fece cadere il vaso che si ruppe. Videro allora la testa bianca del morto e capirono che il morto nel letto era un assassino. E l'ape regina ronzava nell'aria e col suo canto raccontava la vendetta dei fiori e dell'elfo della rosa e diceva che anche dietro al petalo più piccolo c'è qualcuno capace di raccontare e di vendicare la cattiveria!
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