LA CASSAZIONE CHIUDE IL CASO BIBBIANO "VERGOGNA INFINITA"

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    Dopo cinque anni la Cassazione scrive la parola fine sul "caso Bibbiano"
    Si è conclusa con l'assoluzione definitiva di Claudio Foti, lo psicoterapeuta al centro del presunto scandalo che infiammò la politica e l'Italia: "Mi sento liberato da un peso enorme"

    Ci sono voluti cinque anni, ma alla fine la Cassazione ha messo la parola fine sul cosiddetto "caso Bibbiano", rigettando il ricorso della procura di Bologna, e assolvendo Claudio Foti, lo psicoterapeuta che avrebbe, secondo l'accusa, manipolato alcuni minori per sottrarli alle proprie famiglie. Si chiude così il sipario su una delle vicende di cronaca più seguite degli ultimi anni, e tra le più strumentalizzate dalla politica. Per capirne di più però dobbiamo fare un balzo indietro nel tempo e spostare le lancette dell'orologio a prima della pandemia da Covid-19.

    Bibbiano: così un paese di 10mila abitanti si è trasformato in un caso nazionale
    Le indagini partono infatti nel 2018 dalla procura di Reggio Emilia. L'ipotesi è pesante: i servizi sociali della Val d'Enza (dove si trova il paesino emiliano) avrebbero, attraverso falsi documenti e pressioni psicologiche, plagiato alcuni minori per allontanarli dalle loro famiglie e darli poi in affidamento a terzi. I genitori dei ragazzi sarebbero stati quindi accusati di violenze di vario tipo, anche sessuale, solo per essere separati dai propri figli. Una volta allontanato dalle proprie famiglie, bambini e adolescenti venivano poi affidati dalla cooperativa Hansel e Gretel di Torino, gestita dallo psicoterapeuta Claudio Foti. È questo il vero epicentro dell'inchiesta.

    I primi provvedimenti arrivano nel 2019: il 26 giugno di quell'anno, 24 persone sono iscritte nel registro degli indagati. Sono amministratori, assistenti sociali, psicoterapeuti, a loro sono rivolte le prime misure cautelari. Le accuse sono sostanzialmente due. La prima è di tipo amministrativo: la concessione dell'appalto dato alla cooperativa gestita da Foti sarebbe avvenuto senza seguire le procedure standard. La seconda, più inquietante, di carattere penale: i bambini sarebbero stati manipolati psicologicamente per allontanarli dalle loro famiglie.

    Il particolare, non irrilevante, è che il sindaco di Bibbiano è Andrea Carletti, uomo del Pd: anche lui è indagato. La politica nazionale si appropria in questo momento del caso: il Pd nella narrazione della destra (e dei cinquestelle) diventa "Il partito di Bibbiano", mentre l'hashtag #Parlatecidibibbiano diventa virale sui social.

    Nel gennaio del 2020 Matteo Salvini organizza un comizio nella piccola città emiliana ormai diventata un simbolo: da qui sfida apertamente Bonaccini che corre per la riconferma come governatore della Regione. La Lega perde però la tornata elettorale e sull'Italia piomba la lunga notte della pandemia. Nel frattempo il tribunale di Reggio Emilia continua a lavorare.

    L'ipotesi dell'accusa: "Minori manipolati per essere allontanati dalle proprie famiglie"
    L'ipotesi della procura è quella dell'esistenza di un meccanismo collaudato per allontanare i figli dai propri genitori per poi affidarli a terzi. Dopo la segnalazione ai servizi sociali, i minori venivano portati presso la cooperativa gestita da Foti. Qui i bambini e gli adolescenti sarebbero, sempre secondo le tesi dell'accusa, stati manipolati attraverso tecniche di con sedute che la procura definiva ricche di "significative induzioni, suggestioni, contaminazioni".

    Tra i reati ipotizzati dalla procura c'erano: la frode processuale, il depistaggio, l'abuso d’ufficio, il maltrattamento su minori, le lesioni gravissime, il falso in atto pubblico, la violenza privata, la tentata estorsione e il peculato d’uso.

    Le cronache si concentrano, in particolare, su una pratica utilizzata da Foti, la cosiddetta "Emdr" una tecnica basata sulla rielaborazione di ricordi non elaborati anche tramite movimenti oculari. In una di queste sedute, in particolare, Foti era stato accusato di aver manipolato una ragazza, inducendole il ricordo di un abuso sessuale (mai avvenuto) da parte del padre.

    La condanna di primo grado, l'appello e l'ultima parola della Cassazione
    Con questa accusa Foti era stato condannato, in primo grado, a quattro anni di reclusione. In seguito alle sedute con Foti l'adolescente avrebbe infatti sviluppato un disturbo di tipo borderline: questa la tesi della procura recepita dal tribunale. La Corte di Appello di Bologna ribalta, nel luglio del 2023, la sentenza. Foti è scagionato dall'accusa di aver manipolato l'adolescente, ma anche da quella di abuso d'ufficio (il fatto non sussiste) e dall'aver commesso lesioni gravi. Sembrerebbe la parola fine, ma la procura di Reggio Emilia ricorre, a questo punto, in Cassazione.

    L'ultimo atto del "Caso Bibbiano" si chiude ufficialmente ieri, mercoledì 10 aprile. La corte Suprema assolve definitivamente Foti dalle accuse. "Sono stati anni difficili nei quali ho dovuto lottare contro l'ingiustizia di un'accusa che non aveva alcun fondamento" dichiara a caldo dopo la sentenza. E accenna nuovamente alla gogna mediatica subita: "In questi anni sono stato sopraffatto da una gogna spietata. Sono grato ai giudici della Corte d'appello e della Cassazione che hanno saputo riconoscere il grave errore. Ora è il tempo di ripartire" ha concluso Foti.

    E potremmo concludere anche noi, ora che questa intricata (e strumentalizzata) vicenda giudiziaria è giunta alla parola fine ribaltando l'hashtag che ha infiammato la politica di questi anni: non parlateci più di Bibbiano. Quantomeno non per utilizzare la cronaca come strumento di lotta politica.

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