Ci siamo scopati il nostro migliore amico

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    “Andiamo al campetto a fare una partita?” chiesi, slegando la bici dal posteggio della scuola.

    “Sì, dai, perché no,” replicò Marzio. “Ho proprio bisogno di sgranchirmi un po’ le gambe.”

    “Ma non eri già occupato?” s’intromise Lucio, fulminandolo con lo sguardo.

    Marzio lo fissò per un lungo istante. “Sì, è vero,” concluse. “Scusami, Antonio. Me ne ero completamente dimenticato.”

    “Fa niente. Non ti preoccupare. Tu, invece, Lucio?”

    “Mi spiace. Anch’io ho da fare.”

    “Cavolo, ragazzi. Sono settimane che avete sempre da fare,” sbottai. “È da un sacco che non ci facciamo una giocata.”

    “Eh, Anto’ che ci vuoi fare. Siamo persone impegnate a differenza tua,” ribatté Lucio, salutandomi con un cenno del braccio.

    “Ciao, Antonio. Ci vediamo domani,” si congedò Marzio mortificato, pedalando dalla parte opposta.

    Sbuffai e saltai sul sellino, dirigendomi verso casa. Che diavolo avranno mai da fare? Andiamo ancora alle superiori.

    Frenai di scatto, facendo sobbalzare una vecchietta con il cane che camminava lì vicino. Strinsi il manubrio e voltai la bici. Pedali in fretta, finché non fui in vista di Lucio, quindi, rallentai e mi tenni a debita distanza.

    Avrei scoperto che cosa facevano.

    “Che cazzo…” esclamai, quando vidi apparire all’incrocio Marzio. Lui e Lucio si salutarono allegramente. Non riuscii a sentire cosa si dicevano, ma iniziarono a pedalare insieme.

    Che pezzi di merda. Stavo per raggiungerli e smerdarli, ma decisi di trattenere la rabbia e seguirli ancora.

    Arrivarono di fronte alla casa di Marzio ed entrarono. Scesi dalla bici e sbirciai nel vialetto. Sembrava che le biciclette dei suoi genitori non ci fossero. Mi intrufolai in giardino, spingendo la bici a mano.

    Feci il giro della casa, finché non fui proprio sotto la finestra della camera di Marzio.

    Conoscevo molto bene quella casa. Abbiamo trascorso un sacco di serata insieme, noi tre, guardando film e giocando. Non riuscivo davvero a comprendere come abbiano potuto iniziare ad escludermi. Ero convinto fossimo migliori amici.

    Mi sollevai leggermente e lanciai un’occhiata dentro. Spalancai gli occhi, restando a bocca aperta.

    Mi riabbassai immediatamente, schiacciandomi contro il muro della casa. Sentivo il cuore battere forsennato.

    Avevo davvero visto quello che avevo visto? Marzio e Lucio si stavano… toccando.

    Respirai profondamente, tentando di riprendere la calma.

    Forse aveva visto male. Sì, sicuramente, aveva visto male. Non poteva essere che i miei migliori amici fossero gay e io non mi ero mai accorto di nulla.

    Lentamente tornai a sollevare la testa. Quello che mi appare di fronte agli occhi non solo confermò quanto aveva appena visto, ma mi tolse completamente il fiato.

    Marzio si era inginocchiato di fronte a Lucio. Era di spalle, ma il movimento della sua testa non lasciava ombra di dubbio. E, se non fosse bastato, l’espressione appagata sul volto di Lucio era particolarmente eloquente.

    Lucio allungò una mano e l’appoggiò sulla nuca di Marzio. Spinse la sua testa fino in fondo. Sembrava stesse assaporando i suoi gemiti.

    Sapevo che dovevo andarmene, ma non riuscivo assolutamente a distogliere gli occhi da quella scena.

    Tutto a un tratto Lucio alzò lo sguardo. Abbassai di scatto la testa. Mi avrà visto?

    Non osai muovere il benché minimo muscolo. Trattenevo il respiro, temendo di fare troppo rumore. Rimasi immobile per un lunghissimo istante. Alla fine valutai che il pericolo era ormai passato e mi sollevai nuovamente.

    Non appena superai il bordo del davanzale mi trovai davanti al naso un cazzo in tiro e più sopra gli occhi di Lucio che mi fissavano divertito.

    “Guarda, guarda chi abbiamo qui,” esclamò Lucio, spalancando la finestra.

    Aprii e chiusi meccanicamente la bocca. Mi voltai per andarmene, ma Lucio mi afferrò per le braccia.

    “Ehi, dove credi di fuggire?” Lucio mi sollevò, obbligandomi ad entrare dalla finestra. Finii sul pavimento della camera con Lucio che rideva, mentre Marzio mi fissava sconvolto.

    “Non è come credi, Anto’,” balbettò Marzio. Si portò in piedi tutto agitato.

    “Oh, non sforzarti di trovare una scusa,” sbottò Lucio. “Il nostro amico ha visto molto di più. E credo che gli sia anche piaciuto.”

    “Che cazzo dici, Lucio,” ribattei.

    Lucio sorrise malizioso e mi si avvicinò con cautela. Con un gesto rapido e inaspettato mi afferrò i pantaloni e me li abbassò, lasciandomi in mutande.

    “Sembra che ci avevo visto giusto.” Lucio valutò con soddisfazione l’erezione che premeva contro le mutande.

    “Io… io n-non…” Era il mio turno di balbettare. Non mi ero neppure reso conto che mi era andato in tiro.

    “È colpa tua, Marzio. Guarda in che situazione imbarazzante hai messo il nostro amico.”

    “M-mia? È lui che stava spiando.”

    “Certo, gli abbiamo nascosto le tue qualità. Vederti umiliarti in ginocchio in quel modo lo ha eccitato.”

    “C-cosa? N-no… è solo… solo che…” Solo che cosa? Non sapevo neppure io cosa stavo provando.

    “Adesso dovresti scusarti con lui, Marzio,” lo invitò Lucio, mettendosi alla sue spalle.

    Marzio sembrava pronto a sbottare. O almeno è quello che immaginai avrebbe fatto. Lucio, però, lo spintonò, facendolo barcollare verso di me.

    Marzio inspirò. “Mi dispiace, Antonio,” disse, senza neppure sollevare gli occhi dal pavimento.

    “Tutto qui?” chiese Lucio, fingendosi sconvolto. “È così che ci si scusa di fronte a un uomo nel pieno della sua mascolinità? La tua bocca può fare molto di meglio.”

    Lucio colpì con la gamba il retro del ginocchio di Marzio, facendolo piegare a terra. Sussultai alla sua vista inginocchiato sotto di me.

    “Forza, prenditi le tue responsabilità e dai finalmente sollievo al nostro amico,” ordinò infine spazientito Lucio, spingendo la testa di Marzio contro il mio cazzo.

    “No, Marzio, è sbagliato. Non farlo. Lascia stare,” dissi, ma il mio corpo non si mosse. Il respiro di Marzio contro la mia cappella mi faceva fremere di anticipazione.

    Sì, era sbagliato. Lui era mio amico. Eppure… eppure era da così tanto che aspettavo di assaporare la lingua di qualcuno accarezzarmi il cazzo.

    Mi morsi il labbra come a trattenere altre parole di resistenza. Anche se ormai avrei voluto solo dirgli di succhiare.

    Da una parte speravo ancora che si tirasse indietro, che mettesse fine a questo madornale errore. Dall’altra volevo che facesse quello che Lucio gli aveva ordinato.

    Per un lunghissimo istante, il tempo in quella stanza sembrò fermarsi.

    Infine, Marzio socchiuse le labbra. La mia cappella svanì nella sua bocca. Chiusi gli occhi e buttai indietro la testa, quando percepii il tocco soffice e umido della sua lingua.

    Marzio prese a muovere la testa su e giù. Su e giù. La mia asta scorreva sulla sua lingua, fregava contro le sue guance. Dovevo trattenere un gemito ogni volta che la cappella premeva contro il palato.

    Non avevo mai provato sensazioni così autentiche.

    Aprii gli occhi e abbassai lo sguardo come a volermi accertare che stesse davvero succedendo.

    Era una vista a cui non ero preparato. Quella non era semplicemente una bocca attorno al mio cazzo. Era Marzio, un mio amico.

    Anche se quello non sembrava il suo volto. La sua faccia era come deformata dal mio cazzo piantatogli in mezzo.

    “È bravo con la sua lingua, eh? Ma non è bravo la metà a prenderlo su per il culo.”

    Alzai gli occhi quasi sconvolto verso Lucio.

    “Tu… voi… lo avete…?” Non osavo neppure dirlo.

    Lucio sotto il mio sguardo sconvolto abbassò i pantaloni a Marzio.

    “Quello non è un posto dove infilare qualcosa. Da lì esce soltanto… roba,” commentai, scuotendo il capo.

    “No, Lucio. Ti prego. È troppo…” Marzio si sfilò il mio cazzo dalla bocca e si voltò con fare supplichevole verso Lucio.

    “Stai calmo, Marzio. Voglio solo mostrare al nostro amico che cosa si sta perdendo.”

    Lucio aveva afferrato le chiappe di Marzio e gliele massaggiava. Erano così tonde e lisce. Le sue dita affondavano in quella natiche candide, ma che subito riprendevano la loro forma.

    Mi morsi il labbra. Sentivo il mio respiro tremare.

    “Anto’?” mormorò Marzio, quando mi vide allontanarmi.

    “Voglio solo vedere…”

    Evitai lo sguardo di Lucio e mi portai alle spalle di Marzio.

    Non era la prima volta che vedevo le chiappe di Marzio. Nelle docce in palestra era impossibile non incrociare l’uno la nudità dell’altro.

    Tuttavia, in quel momento mi faceva un effetto che non mi aveva mai fatto prima. Forse perché era in quella posizione così umiliante? O forse perché all’improvviso era molto di più del semplice sedere di un amico? In fin dei conti Marzio mi aveva appena succhiato il cazzo.

    “Non sembrano due enormi tette?” mi chiese divertito Lucio.

    “Sì, non ci avevo mai pensato.”

    Quel pensiero fu in un certo senso un sollievo. Forse era quello il motivo di quella strana attrazione: era come guardare il seno di una ragazza.

    “Ma sono molto meglio delle tette,” aggiunse Lucio e afferrò una chiappa tirandola di lato. “Hanno incorporato un buchino apposta.”

    La vista di quel timido buchino rosato mi fece mancare per un attimo il respiro. Era la prima volta che vedevo dal vivo un buco del culo. Neppure il mio avevo mai cercato di guardare.

    Ebbi come le vertigini.

    “Sembra chiamarti, vero?” osservò Lucio, forse notato che mi stavo chinando in avanti.

    “È impossibile che qualcosa riesca a entrare lì dentro,” dissi, scuotendo il capo.

    Sapevo che esisteva il sesso anale, ma quando dai un’occhiata al tuo arnese in tiro e lo confronti a quella minuscola fessura, la conclusione è che non entrerà mai.

    “Eheh, non ce l’hai così grosso. Ti assicuro che entra.”

    Fissai un’ultima volta il mio cazzo che svettava impaziente fra le mie cosce. Mi morsi le labbra nervoso. Non avevo mai fatto sesso. Volevo sapere cosa si provava.

    Feci un passo verso il culo di Marzio.

    “Anto’, per favore, non…” si voltò lui quasi implorante.

    “Mi dispiace, Marzio. Non resisto più…”

    Era una giustificazione così ipocrita la mia. Davvero non potevo più trattenermi?

    Lucio l’aveva già fatto. Non era più vergine. Anch’io volevo sentirmi finalmente un uomo fatto e finito. C’era sempre stata un po’ di amichevole competizione fra me e Lucio. Non volevo restare indietro.

    Inoltre, vedere come Marzio non faceva un reale sforzo per opporsi, mi convinceva che alla fine potevo dare sfogo ai miei istinti.

    Anche se sapevo che eravamo stati io e Lucio a metterlo in quella posizione subalterna.

    Afferrai la mia asta e mi avvicinai a quel culo che quasi splendeva. Non potei fare a meno di osservare il contrasto della sua pelle candida con la mia nerchia quasi scura.

    Lo faceva apparire più innocente. Ma invece di smorzare la mia foga, mi esaltava. Quasi pregustassi come la mia virilità lo avrebbe sporcato.

    La mia cappella sfiorò il suo buchino. Spinsi. Spinsi, ma non riuscivo a entrare.

    “Te l’ho detto che era impossibile,” lamentai verso Lucio.

    “Devi mettere da parte ogni premura. Quello che stai facendo è qualcosa di intrinsecamente violento. Stai violando il corpo di un maschio. Devi fare affidamento a tutte le tue energie e forzarti l’ingresso.”

    Gli occhi di Lucio brillavano, la sua voce era grave quasi fosse il mandante che incita un sicario.

    Stabilizzai i piedi e spinsi con tutta la mia forza.

    “Aaaaaaah.” Le urla di Marzio furono come un grido di guerra. Stavo vincendo.

    Spinsi ancora e, infine, percepii la cappella venir risucchiata dentro.

    “Aaaargh.”

    Spinsi ancora contro un altro ostacolo. L’abbraccia caldo e umido delle carni di Marzio avvolsero tutta la mia asta, facendomi fremere di piacere.

    “Ooooh, sì, è così stretto. Sembra che tutto il suo corpo mi abbraccia e mi trascina dentro di seeeeh.”

    Non avevo mai scopato, ma sapevo cosa fare. Il mio bacino si mosse istintivamente. Lasciai che le mie sensazioni primordiali mi guidassero.

    “È troppo grosso. Vai piano-oh,” lamentò Marzio.

    A quelle parole gonfiai il petto d’orgoglio. “Dillo ancora,” mormorai. “Dillo ancora.”

    “Mi fai male.”

    Il mio cazzo è così grosso che gli faceva male. Gli afferrai i fianchi e presi a fotterlo con vigore.

    Non so da dove mi veniva questa determinazione. C’era qualcosa in me che mi diceva di non smettere, di continuare.

    “Sei troppo forte,” mugugnò Marzio.

    Sono forte. Sono troppo forte. Sentivo tutta la mia forza incanalarsi in quelle botte. A ogni mio affondo Marzio sobbalzava, tentando di mantenersi in equilibro a quattro zampe.

    Era strano vedere il mio amico immobile e rassegnato, lui che era sempre in movimento, mentre io mi agitavo alle sue spalle.

    “Ah-ouh-mmgh.” I gemiti di Marzio furono soffocati. Lucio si era piantato di fronte a lui e gli aveva infilato il cazzo in bocca.

    Gli strinse la testa fra le mani e, quasi mimando i miei movimenti, prese a fottergli la gola.

    Ebbi un attimo di esitazione. Ero passato dall’essere vergine a fare a sesso a tre nell’arco di mezz’ora.

    Tuttavia, mentre osservavo Lucio scopare di fronte a me, mi sentii particolarmente legato a lui. È un’esperienza che pochi amici posso affermare di aver condiviso.

    Mi strinsi ancora più saldo alle anche di Marzio e ripresi ad affondare la mia asta con vigore.

    “Oh, cazzo,” mormorai a un certo punto, chiudendo gli occhi.

    Percepii una sensazione crescermi dentro. Era qualcosa di così intenso che non avevo mai provato prima.

    Accelerai il ritmo. Più veloce. Più veloce.

    “Ah, sì, sìì`.”

    Senza toccarmi con le mani, senza segarmi, la mia asta vibrò, vibrò contro le sue pareti. Un esplosione di piacere incontrollato mi percorse tutto. Il mio cazzo sembrava un fucile che sparava proiettili a non finire.

    Infine, mentre quelle sensazioni incredibili mi scivolavano via, fui attraversato da un’ondata di piacevole stanchezza. Quella soddisfazione che si ha dopo un grande sforzo.

    “Ah, sborroooooh.” Il volto di Lucio si contrasse in una serie di smorfie di goduria, mentre i suoi addominali si tendevano.

    Fu solo in quel momento, osservandolo raggiungere l’orgasmo, che realizzai che avevo appena sborrato nel culo del mio amico.

    “Vieni. Diamoci una pulita,” mi invitò Lucio, staccandosi da Marzio.

    Avevo quasi timore ha sfilare il mio cazzo dal suo culo. Avevo paura di vedere quello che gli avevo fatto.

    Ma non avevo scelta. La mia asta ormai esausta uscì fuori e un filo della mia sborra densa e bianca colò fuori, macchiandogli la chiappa arrossata dalle mie botte.

    A quella vista fui percorso da un senso di colpa. Forse solo in quel momento realizzai cosa mi aveva detto con quei lamenti.

    “Andiamo?” Lucio mi risvegliò da quella paralisi. Senza osare guardare Marzio in faccia, seguii il mio amico in bagno.

    “Ma lo lasciamo lì così?” chiesi.

    “Siamo venuti. La scopata è finita. Che altro vuoi fare? Non dirmi che riesci a fare un altro giro, perché non ci credo.”

    “No, no, è solo che andare via così mi sembra di averlo…usato.”

    “Forse non te ne se hai accorto, ma Marzio è un ragazzo. Se se l’è fatto mettere in culo, è per far sborrare noi.”

    Lanciai un’ultima occhiata a Marzio alle mie spalle e chiusi la porta del bagno. Lucio si era già accovacciato sul bidè e si stava lavando l’uccello.

    Io mi accostai a disagio al lavandino e feci altrettanto. Era estraniante quest’intimità ora che l’eccitazione era ormai passata.

    Mi sentivo stranamente molto più legato a Lucio. Era come se aver condiviso l’orgasmo ci avesse avvicinato in una nuova e più intesa maniera.

    Non potei, quindi, fare a meno di pensare a cosa provava Marzio in questo momento nell’altra stanza. Percepivo come se fra noi e lui si fosse, invece, alzata una barriera immensa.

    “Conosco quell’espressione. Adesso non farti venire le tue solite remore da bravo ragazzo,” esclamò Lucio.

    “Marzio è nostro amico. Quello che gli abbiamo fatto…” non riuscivo a trovare le parole per descriverlo.

    “Non è la prima volta che lo prende in culo. Vedrai che quando usciamo si sarà smanettato.”

    “Si sega?” Chiesi sorpreso.

    “Beh, di certo non sborra con il culo.”

    Quando tornammo in camera, Marzio si stava ripulendo l’uccello. Si era effettivamente masturbato come aveva previsto Lucio.

    Sapere che si era eccitato al punto da segarsi, alleviò i miei sensi di colpa. Forse davvero non gli era dispiaciuto farci sborrare. Anche se non potevo fare a meno di chiedermi, come mai qualcuno che per godere deve comunque segarsi, non usa direttamente il suo arnese.

    A ognuno il suo joystick

    In ogni caso, dopo quel momento di… intimità tornammo a trascorrere i pomeriggi dopo la scuola insieme. Studiavamo insieme, andavamo al campetto e naturalmente giocavamo.

    Quella sera ci incontrammo a casa di Lucio per fare qualche partita. Mi stravaccai sul divanetto e presi una manopola.

    Lucio mi raggiunse con un vassoio di spuntini che posò sul tavolino. Osservando le scorte di cibo, si preannunciava una maratona.

    “Manca un joystick. Ce ne sono solo due,” esclamò Marzio, quando ci raggiunse di fronte al grande schermo.

    “Oh, no, c’è tutto quello che serve. Questi due sono per noi,” disse Lucio, prendendo l’altra manopola. “Tu hai dei joystick speciali.”

    Lucio fece scorrere la mano lungo il suo petto fino a raggiungere il proprio pacco in mezzo alle gambe. Prese a massaggiarlo con enfasi.

    Io e Marzio fissammo i suoi gesti con disagio. Dopo quella prima volta non era più successo niente.

    “Dai, basta. Non perdiamo altro tempo. Iniziamo a giocare,” esclamai per mettere fine a quella strana situazione.

    Lucio sollevò le spalle e portò finalmente la sua attenzione allo schermo. Scelse un’auto e dopo feci lo stesso anch’io.

    Le auto rombarono e la corsa prese avvio. Ma la sensazione di disagio continuava ad aleggiare nella stanza.

    E come avrebbe potuto essere altrimenti? Marzio era in piedi ancora senza un joystick che fissava lo schermo.

    “Forza, inizia ad accedere la tua manopola,” disse, infine, Lucio, fissandomi quasi con sfida.

    Lo guardai interdetto. Che diavolo stava dicendo?Quando, però, lo vidi aprire la patta, capii che non stava parlando con me. Sventolò il suo cazzo si stava gonfiando rapidamente.

    Marzio rimase ancora per un lungo momento in piedi. Infine, si portò di fronte a Lucio e si inginocchiò fra le sue gambe.

    “Era ora. Mi dispiaceva vederti escluso,” disse Lucio.

    Mi chiesi se Marzio non l’avesse fatto semplicemente per mettere fine a quella situazione di imbarazzo. È meglio avere un cazzo in bocca che sentirsi emarginato?

    “Ah, sì, è proprio vero che certi giochi hanno bisogno di una lingua sciolta.” Lucio non trattenne un gemito, quando la bocca di Marzio ingoiò la mazza.

    “Ehi, fa attenzione,” esclamai, quando l’auto di Lucio mi raschiò la carrozzeria.

    Lucio ridacchiò e riprese il controllo della sua auto. Continuammo la corsa, ma al rumore dei motori si era affiancato il suono sommesso del succhiare di Marzio.

    “Sembra che oggi tu non sia molto concentrato,” osservai, mentre guadagnavo una posizione dopo l’altra, distanziando sempre più Lucio.

    Lucio di risposta mi lanciò uno suo sguardo di estasi.

    In verità, anch’io faticavo a mantenere la concentrazione. Marzio stringeva le cosce di Lucio, mentre la sua testa affondava con ritmo sulla sua virilità.

    Non potevo fare a meno di pensare che tra me e Lucio, era lui quello che si stava veramente divertendo.

    “Sei bravo a muovere la leva,” mormorò Lucio. “Ma un joystick ha anche una base. Utilizza anche i pulsanti.”

    Marzio allungò una mano e le sue dita presero a massaggiare le palle di Lucio.

    Non potevo negare che, in quel momento, anche a me la sua minchia sembrava davvero un joystick.

    “Oh, merda,” esclamai, quando mi accorsi che la mia auto stava quasi per uscire di strada.

    “Sembra che anche qualcun altro si stia distraendo,” ridacchiò Lucio.

    Riportai la mia attenzione sullo schermo, ma era difficile concentrarsi, mentre tra le mie gambe il mio cazzo sempre più gonfio premeva per uscire.

    “Forse anche il joystick di Anto’ ha le batterie cariche,” commentò Lucio. “Non hai forse due mani Marzio? Forza, mostraci le tue abilità di giocatore.”

    Senza staccare le labbra dal cazzo di Lucio, Marzio allungò la mano fra le mie gambe.

    “Fermo. Sto… sto cercando di concentrarmi.” Fu l’unica patetica scusa che riuscii a dire, ma come la prima volta non feci veramente nulla per bloccarlo.

    Marzio mi tirò giù la cerniera, ma faticava a liberarmi dai boxer, perché la cintura lo ostacolava.

    Avrei preferito che facesse tutto lui, così non mi sarei sentito responsabile, ma stavo diventando impaziente.

    Appoggiai la manopola e freneticamente mi slacciai la cintura. Finalmente Marzio liberò il mio cazzo dalla sua prigionia. Le sue dita morbide avvolsero la mia asta come se fosse davvero un joystick.

    La sua mano scivolava lungo la mia leva. Il glande scompariva e riappariva dal prepuzio.

    Era piacevole, ma sapevo che non era minimamente paragonabile a quello stava provando in quello stesso momento Lucio.

    “Occuparti di due cazzi ti rende un po’ troppo negligente,” osservò Lucio. Sollevò le braccia e strinse la testa di Marzio fra le sue mani.

    Quindi, prese a muovere il bacino verso l’alto. Gli occhi di Marzio si spalancarono. Sembrava che stessero uscendo dalle orbite. Gli stava scopando la gola.

    Nella sorpresa la mano di Marzio aveva perso la presa della mia asta. Mi dispiaceva vederlo soffocare sotto gli affondi di Lucio, ma quella scena mi stava eccitando ancora di più.

    Gli afferrai la mano e la riportai salda attorno al mio bastone. Gli avviai il movimento e poi lui ritornò a segarmi.

    Lucio gemette. Si piegò verso la testa di Marzio, senza lasciare la presa.

    “Aaaaah, sì, sborro,” esclamò, fremendo tutto. Rivoli di saliva e sborra colavano dalle labbra di Marzio.

    “Fa attenzione,” esclamò Lucio. “Ingoiai tutto. Mi stai sporcando.”

    Marzio si raddrizzò. Dopo un attimo di esitazione, deglutì. Lucio si accasciò contro lo schiena del divano e buttò indietro la testa.

    All’apice dell’orgasmo di Lucio, Marzio aveva lasciato andare il mio cazzo che adesso giaceva contro la mia pancia.

    Tossicchiai per attirare l’attenzione e lui capì. Marzio si infilò fra le mie gambe e finalmente, dopo una lunga attesa, la mia asta ricevette il trattamento completo.

    La sua lingua ruotò attorno alla mia cappella, mentre le sue mani iniziarono a massaggiarmi le palle. Appoggiai la schiena contro il divano e mi rilassai, godendomi quelle sensazioni.

    Ogni tanto Marzio sollevava gli occhi, quasi a volersi assicurare che stesse facendo un buon lavoro. Non mi ero mai sentito così adorato.

    O almeno era così che mi sentivo. Un tempo avrei saputo capire da uno sguardo cosa gira in testa a Marzio, ma adesso non riuscivo davvero a immaginare cosa potesse pensare.

    Lui che aveva sempre un commento arguto, la battuta pronta, adesso si era obbligato al silenzio. Usava la sua bocca per darmi piacere e io non sapevo perché.

    “Ah, ci sono quasi,” gemetti come uno scemo. Percepii come una pressione crescere in me.

    Marzio accelerò il ritmo, ma io ebbi come un moto di compassione.

    “Sto per venire,” esclamai e sfilai il mio cazzo, proprio quando raggiunsi l’apice di piacere.

    Uno schizzo di sborra esplose come un tappo di sughero e volò tra i capelli di Marzio. Poi un altro fiotto gli centrò un’occhio. Poi un altro e un altro ancora.

    “Oh, cazzo, scusami,” mormorai, osservando il suo volto. Sembrava una maschera di bianca e viscida.

    Volevo evitargli di ingoiare anche la mia sborra, e invece gli avevo spiattellato la sua vergogna dritta in faccia.

    “Vado… vado a pulirmi.” Marzio si alzò con cautela, evitando il mio sguardo.

    “Hai fatto un bel lavoro, eh?” commentò Lucio dopo aver incrociato Marzio sulla soglia della sala. Non mi ero neppure accorto che era uscito.

    “Tieni. Ti ho preso una birra,” disse, porgendomi una lattina.

    “Non era mia intenzione marchiarlo in quel modo.”

    “Lo sai vero che la tua sborra non resterà sulla sua faccia per sempre, vero?”

    “Lo so, lo so, ma è davvero come se l’avessi segnato come un oggetto per il mio piacere.”

    “Beh, alla fine un joystick è un bastone della gioia.”

    Fissai Lucio senza capire cosa stesse dicendo.

    “In inglese. Joy e stick.”

    Scossi la testa. “Gli ho sborrato in faccia. Ho dichiarato al mondo la sua inferiorità. Potrà anche pulire il mio seme dal suo volto, ma questo genere di cose lasciano un marchio invisibile.”

    “Tu ti fai troppo seghe mentali. Beviti ‘sta cazzo di birra e rilassati.”

    Aprii la lattina e presi un sorso. Solo in quel momento alzai lo sguardo e vidi che avevamo perso la partita.

    Proprio in quell’istante ritornò Marzio. Il volto era nuovamente pulito, ma a me sembrava più sporco che mai.

    “Sei stai cercando la tua birra, puoi scordartela,” ridacchiò Lucio. “La birra è solo per i veri uomini.”

    “Vabbeh, non importa.”

    “Dai, scherzavo. Non prendertela. Ce l’abbiamo anche per te del nettare dorato.” Lucio si aprì nuovamente la patta, ma stavolta estrasse un cazzo esausto.

    “Non esagerare, Lucio,” dissi.

    “Forza, Marzio, fa’ il bravo. L’ho trattenuta apposta per te. Sapevo quanto ci tenevi a bere insieme a noi.”

    Le amicizie sono strane. Qualche volta, pur di restare amico di qualcuno, fai cose che non faresti mai. Non so se è la paura della solitudine oppure il bisogno di mostrare gratitudine.

    Però, penso c’è un limite a tutto. Anche Marzio non avrebbe potuto sopportare oltre.

    Invece, no.

    “Sembra che qualcuno ha sete,” commentò Lucio, mentre Marzio tornava nuovamente tra le sue cosce.

    Aprì le labbra e accolse quel cazzo moscio.Li fissai a bocca spalancata. Rimasero entrambi immobili per un lunghissimo istante.

    “Sta per arrivare.”

    Il corpo di Lucio si tese tutto, quindi si rilassò in un sospiro di sollievo. Marzio sobbalzò. Doveva essere stato investito dal getto caldo.

    Osservai sconvolto il suo pomo d’Adamo agitarsi, mentre ingoiava il piscio del mio amico.

    “Fa attenzione a non perdere nessuna goccia. Altrimenti dovrai pulire tutto.”

    Marzio fu particolarmente diligente. Forse era davvero assetato dopo tutta la saliva che aveva consumato. Forse anch’io avrei potuto… scossi il capo a quel pensiero.

    Se Marzio avesse avuto semplicemente sete, avrebbe potuto bere dal rubinetto.

    “Tira fuori la lingua,” ordinò Lucio e agitò il suo cazzo sulla bocca aperta di Marzio. Le ultime gocce di piscio precipitarono nella sua gola.

    Dopo essersi assicurato che Marzio avesse pulito il suo arnese, lo ripose nei pantaloni. “Non è male, un cesso che ti pulisce anche il cazzo prima di riporlo,” ridacchiò Lucio.

    Nella stanza cadde un silenzio imbarazzante.

    “Forza, ora mettiamo in ordine in questo porcile,” esclamò, infine, Lucio, balzando in piedi.

    “Ma non vogliamo finire almeno una partita?” chiesi ingenuamente.

    Lucio mi lanciò uno sguardo interrogativo prima di ridacchiare, scuotendo il capo. “Non hai giocato abbastanza? Mi sembra che la tua vittoria della sia già gustata.” Mi fece l’occhiolino. “Dai, muoviamoci che tra poco tornano i miei genitori.”

    Mi sentii davvero uno stupido. Lucio aveva organizzato quell’incontro solo per sfogarsi. Non aveva mai voluto veramente giocare.

    Così, mi trovai fianco a fianco con Marzio a mettere in ordine nella stanza come se quello che era appena successo fosse stato del tutto normale.

    “Perché lasci che ti faccia quelle cose?” chiesi all’improvviso.

    Marzio smise un attimo di pulire il tavolino e mi fissò per un lungo istante prima di abbassare gli occhi.

    “È iniziato tutto in modo casuale,” disse Marzio. “Lucio aveva scoperto che mi piaceva… un compagno di scuola.”

    “Tu sei… gay?” Quando terminai la frase, mi resi conto di quanto fosse idiota la mia domanda. In un certo senso era una cosa ovvia, ma fino a quel momento non era qualcosa che avevo mai preso in considerazione.

    Marzio annuii. “Lucio mi minacciò di raccontare tutto, se non glielo… avessi preso in bocca.” Così per ridurre al silenzio Lucio, si era ridotto al silenzio lui. “Da quel momento le sue richieste non hanno fatto che aumentare.”

    “Ma ne valeva la pena?”

    “Sì, perché adesso ci sei anche tu. Sono contento di poter tornare a trascorrere del tempo con te.”

    Era una frase così patetica che non mi resi conto di quello che aveva veramente detto.

    Riempirti completamente

    La settimana seguente l’appuntamento era a casa di Marzio. Mi sentivo a disagio a tornare in quella casa dopo tutto quello che era successo.

    Mentre pedalavo, non potei fare a meno di immaginare a cosa avrebbero pensato i suoi genitori, se avessero saputo quello che avevo fatto a loro figlio.

    Suonai il campanello, temendo che ad aprire venisse suo padre e potesse accorgersi, per non so quale superpotere di genitore, che lo mettevo in culo a Marzio.

    La porta si aprì, ma sulla soglia ad accogliermi c’era solo Marzio.

    “Vieni. Entra. I miei genitori non ci sono.” Si fece da parte e mi aprì completamente la porta.

    “Vogliamo andare un attimo in camera mia? Lucio non è ancora arrivato.”

    Faceva strano tornare in quella stanza. L’ultima volta che c’ero stato era quando è iniziato tutto questo.

    Fui come attraversato da un brivido di piacere, quando mi trovai sulla soglia.

    “Tutto bene?” mi chiese Marzio, notando che esitavo.

    “Sì, sì, sto bene,” mi affrettai a rispondere.

    “Vogliamo giocare al computer a qualcosa, mentre lo aspettiamo?” Marzio si sedette alla sua scrivania e aprì il suo portatile.

    Proprio in quel momento ci vibrò il telefono a entrambi.

    “Lucio ha scritto nel gruppo,” disse Marzio. “Alla fine non riesce a venire. Ha avuto un contrattempo.”

    Percepii dei sentimenti contrastanti a quella notizia. Da una parte ero come sollevato che non sarebbe venuto.

    Lucio era divenuto un po’ il burattinaio di questi pomeriggi. Sapevo che, se lui non c’era, non sarebbe accaduto nulla.

    E proprio per questo ero anche deluso. Nel profondo desideravo ancora sperimentare quelle sensazioni che avevo iniziato a conoscere.

    Non potei fare a meno di vergognarmi di quello che provavo. Sembrava che non ci fosse più spazio per i sentimenti di Marzio.

    Lui era l’amico di sempre. Eppure adesso provavo nei suoi confronti qualcosa di più intenso. Un desiderio fisico che non riuscivo a controllare.

    “Beh, allora finalmente avremmo un pomeriggio come tutti gli altri,” mormorai, lasciandomi cadere sul letto, facendo particolare rumore. “In fin dei conti la situazione stava divenendo un po’ imbarazzante.”

    Mentre le mie parole dicevano una cosa, il mio corpo sembrava comunicare tutt’altro. Allargai le gambe come se volessi mettere in mostra il mio pacco.

    “Lucio è proprio un pervertito,” commentai, mettendomi in ordine il cazzo con la mano.

    Marzio sembrò captare i miei messaggi. Abbassò gli occhi in preda alla vergogna e si inginocchiò fra le mie gambe.

    “N-non devi farlo, se non vuoi,” mormorai. Era quel genere di cose che si dicono per cortesia, perché in realtà volevo solo che mi prendesse il cazzo in bocca.

    “Tu vuoi?” chiese Marzio, sollevando gli occhi.

    Annuii in assenso, lasciando finalmente cadere quella maschera che avevo indossato fin dalla prima volta che mi aveva fatto un pompino.

    Marzio allungò le mani fra le mie gambe e mi slacciò la cintura e mi aprì la patta. Mi eccitava osservare con quale cautela svolgeva tutti i movimenti. Sembrava tenerci davvero.

    Finalmente il mio cazzo balzò fuori. Non mi vergognai di mostrarglielo già completamente in tiro.

    Marzio socchiuse le labbra e abbassò la testa. La mia cappella penetrò in quel soffice cerchio rosato. La sua lingua mi accarezzò il prepuzio.

    Poi prese a succhiare. Le sue guance umide e lisce mi accarezzavano l’asta, mentre il glande sfregava contro il suo palato.

    “Ah, sììì,” mi sfuggi un gemito.

    La testa di Marzio saliva e scendeva e il mio cazzo appariva e spariva nella bocca. Si impegnava in una maniera così assoluta che sembrava che da quello dipendeva l’esistenza del suo universo.

    “Perché lo stai facendo? Io non so chi sia quel compagno di scuola di cui sei innamorato,” dissi, continuando ad assaporare quelle sensazioni.

    Marzio si fermò e alzò gli occhi, incrociando il mio sguardo.

    “Quel compagno di scuola… s-sono io?” balbettai. Marzio abbassò nuovamente gli occhi.

    Per un lunghissimo istante restammo così, immobili in quella posizione imbarazzante. Io seduto e Marzio tra le mie gambe con il mio cazzo in bocca.

    “È così?” insistetti, spingendo Marzio via dal mio cazzo, premendo contro le sue spalle.

    “S-sì.”

    Ero stato davvero uno stupido. Fu come un impulso. Allungai il collo e le mie labbra toccarono quelle di Marzio.

    Lui balzò indietro sconvolto da quel contatto inatteso. Io stesso ero sconvolto da quello che avevo appena fatto.

    Mi sollevai dal letto e il mio volto si trovò a pochi centimetri da quello di Marzio. Avevo il respiro affannato. Sentivo il mio cuore correre all’impazzata.

    Sollevai una mano dietro la nuca di Marzio e nuovamente avvicinai le mie labbra alle sue. Stavolta lui non si tirò indietro. Le nostre bocche si sfiorarono, quindi, finalmente le nostre lingue si toccarono. Si intrecciarono.

    Afferrai Marzio per le mani e lo tirai verso di me, finché non cademmo insieme sul letto. Ci rotolammo fra le coperte senza smettere di baciarci.

    Avevo ancora il cazzo di fuori. Era così duro che mi faceva male. Gli afferrai i pantaloni e glieli tirai giù con le mutande.

    Marzio si mise a pecorina, svelandomi il culo.

    “No, girati,” mormorai.

    Marzio esitò. Allora lo presi per le braccia e lo feci sdraiare sulla schiena.

    “No, ti prego. Non guardami,” disse Marzio, coprendosi il volto con le mani.

    “Perché? Sei bellissimo,” mormorai, stringendogli i polsi e schiacciandogli le braccia sopra la testa.

    I nostri volti si sfiorarono e lo baciai nuovamente. Sentii anche la mia cappella accarezzargli tra le chiappe.

    Mi afferrai l’asta e puntai verso il suo buchino. Spinsi.

    “Ahaaah.” Per la prima volta vidi il viso di Marzio contorcersi dal dolore, mentre la mia mascolinità gli scivolava dentro.

    La cappella superò la prima resistenza. Poi lentamente il resto dell’asta si fece largo nella sua carne, premendo contro le pareti.

    “Tyaaah.” Marzio lanciò un altro grido, quando finalmente il mio cazzo raggiunse il suo colon e fui dentro fin all’elsa.

    “Mi dispiace,” mormorai.

    “F-fa male, ma sono contento che tu sia felice,” replicò Marzio.

    “No, mi dispiace per non essermene accorto prima. Ho lasciato che Lucio ti trattasse in quel modo.”

    Sentivo una rabbia crescermi dentro. Presi a muovere il bacino. Il mio cazzo quasi scivolò fuori dal suo culo. Poi lo conficcai nuovamente dentro con violenza. Marzio inarcò la schiena, gemendo di dolore.

    Presi a muovere la mia nerchia con rapidità. Percepivo la sua carne che si stava lentamente adattando alle mie misure.

    “Cancellerò ogni ricordo di Lucio,” ringhiai.

    Incanalavo tutta la mia forza in ogni affondo. Volevo che ogni memoria di Lucio fosse espulsa dal suo corpo. Volevo che il mio cazzo colmasse ogni cosa.

    “Non ci sarà più spazio per lui dentro di te. Ci sarò solo io. Nel tuo corpo e nel tuo cuore.”

    A ogni colpo il suo corpo quasi voleva giù dal materasso. Gli afferrai le gambe e lo strinsi saldo. Accelerai il ritmo.

    Sempre più veloce. Sempre più veloce.

    Avevo creduto di provare compassione per lui. In realtà, in quel momento mi resi conto che mi piaceva vederlo sottomettersi ai piaceri di un altro maschio. Ma quel maschio potevo essere solo io.

    “Ah, ti riempio tutto. Avrai solo il mio seme dentro di te. Solo il mioooooooh.” Gemetti rumorosamente, mentre la mia asta vibrò nel suo culo.

    Non so quanta sborra gli riversai dentro, ma quando ebbi terminato mi sentivo completamente spompato.

    Mi lasciai crollare contro il suo corpo. Ero tutto sudato, ma Marzio mi abbracciò la schiena e mi strinse a sé come se non volesse più farmi andare via.

    Quando finalmente il mio respiro si fu regolarizzato, sollevai la testa, incrociando lo sguardo di Marzio. Ci baciammo intensamente.

    “Non mi importa, se ti fa male. Non mi importa, se è umiliante per te. Ma nessun altro potrà toccarti tranne me.”
     
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