|
|
|
In epoche ben differenti dalla nostra, c’è qualcuno che aveva anticipato i tempi, diventando un personaggio poliedrico, un grande attore comico ma anche drammatico, un artista a tuttotondo, impegnato fra cinema teatro e televisione, con una personalità che gli permetteva di essere spiritoso ma anche pungente, impegnato ma anche leggero.
Se questo non vi bastasse, ci aggiungiamo che è stato anche drammaturgo, poeta, paroliere, cantante. Insomma, un’artista a 360°, un vero purosangue dell’intrattenimento. Quel modo scanzonato che aveva di commentare le cose, le sue freddure a volte volutamente sgraziate e satiriche, hanno contribuito per renderlo un personaggio carismatico che ha influenzato profondamente chi dopo di lui si è approcciato a quel tipo di carriera.
Parliamo di uno degli attori più famosi di tutti i tempi, l’adorato ed immortale Antonio de Curtis, in arte Totò, orgoglio italiano. Forse uno dei primi Influencer della storia.
Il suo vissuto e il suo carisma lo hanno reso l’icona indimenticata che è diventato, fornendo ispirazione costanti e miriadi di spunti a tantissimi altri artisti nati successivamente.
La sua popolarità parte dalla gavetta e dalla strada, anche se il suo soprannome di principe della risata si deve anche alle sue reali origini nobiliari, in quanto Antonio De Curtis era stato adottato nel 1933 dal marchese Francesco Maria Gagliardi Focas di Tertiveri, ereditando il titolo di marchese di Tertiveri e un lungo elenco di moltissimi altri titoli nobiliari. Singolare un evento segnante che probabilmente cambia il corso della sua vita, quando da ragazzo mentre si allenava con la boxe, un pugno gli devia il setto nasale.
Questo particolare diventa una caratteristica profonda che segna il suo viso e rimarca maggiormente la singolarità originale e l’identità delle sue espressioni facciali, rinomate in tutto il mondo dello spettacolo italiano e non.
I problemi con l’occhio e lo scorrere lento degli anni, lo porta ad avere una visione più cinica della vita ma al contempo una sensibilità acuta ed ampliata dal dolore e dalla maturità, oltre che dalla grande esperienza professionale.
Dopo la sua morte, la moglie Franca Faldini, divenuta scrittrice e giornalista, scrive il libro “Totò”: l’uomo e la maschera, lavoro in collaborazione con Goffredo Fofi, nel quale si evidenziano il profilo artistico e professionale dell’attore ma anche dell’uomo, approfondendone il complesso spirito e la mente sottile, oltre che le sua proverbiale comicità intelligente. Molti dicono che l’intento primario della pubblicazione del libro sia stato quello di contraddire o controbattere ad alcune affermazioni tendenziose fatte dai giornalisti dell’epoca, cioè negli ultimissimi anni prima del 1980.
Molte di queste frasi sono appunto raccolte dal libro della moglie:
-La felicità, signorina mia, è fatta di attimi di dimenticanza.
-Si dice che l’appetito vien mangiando, ma in realtà viene a star digiuni.
-E’ sempre meglio un vigliacco vivo che un eroe morto, soprattutto se il vigliacco sono io.
-Il napoletano lo si capisce subito da come si comporta, da come riesce a vivere senza una lira.
-L’unica cura per l’acne giovanile è la vecchiaia.
|
|
.
