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Penso al Natale, a quanto lo amo. All’atmosfera, al tepore, alla magia. All’attesa di viverlo ancora. L’Attesa. Mi sono soffermata su questo dettaglio. Non sappiamo più aspettare. Già da diversi giorni il Natale si confonde, sugli scaffali e nelle persone, con altre ricorrenze, come se fosse senza senso, in svendita, come una cosa tra tante, senza valore, in una lista da dover spuntare in fretta. E ho pensato all’Amore. Che è diventato un po’ come il Natale. Da non aspettare, da bruciare subito. C’è chi non ci crede: è da rispettare. C’è chi ci crede: è da comprendere. E c’è chi lo sente nell’anima, nel sangue, tra la pelle e i sogni. E lo sogna. Nel tempo giusto, nel modo giusto, nel cuore giusto. Ed è da proteggere. “Proteggere”...dicono sia la voce più dolce verbo amare. È vero. Io penso che “Aspettare”, peró, sia la voce più vera di quel bellissimo verbo da declinare tra tempo infinito da sognare e presente da costruire. Io voglio il mio Natale. E lo aspetto. Ovunque sia, ovunque sarà.
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