La panchina di Mariella Forever

L’Alzheimer non si cura, bisogna prevenire. Ecco come agire (e i sintomi più comuni)

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    L’Alzheimer non si cura, bisogna prevenire. Ecco come agire (e i sintomi più comuni)
    Oggi le terapie per la cura dell’Alzheimer possono solo in parte mitigare i disturbi, ma non hanno alcun impatto sulla progressiva evoluzione della demenza. Quindi l’unico vero strumento per contrastare la malattia rimane la prevenzione, che parte anche dal riconoscere i primi sintomi
    Unica arma è prevenire
    In occasione della Giornata Mondiale della Malattia di Alzheimer che si celebra il 21 settembre, la Società Italiana di Neurologia (SIN) diffonde consigli concreti su come cercare di prevenire la più comune forma di demenza.
    Oggi le terapie per la cura dell’Alzheimer possono solo in parte mitigare i sintomi, ma non hanno alcun impatto sulla progressiva evoluzione della demenza, una volta che questa si è manifestata. Quindi oggi l’unico vero strumento per contrastare la malattia di Alzheimer rimane la prevenzione. Ecco come farla.
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    Ogni 3 secondi al mondo una forma di demenza
    Nel mondo la malattia di Alzheimer colpisce circa 40 milioni di persone e solo in Italia ci sono circa 1 milione di casi, per la maggior parte over 60. Oltre gli 80 anni, la patologia colpisce 1 anziano su 4. Si stima un raddoppio dei casi ogni 20 anni.

    - 2 persone su 3 pensano che la demenza sia conseguenza del normale invecchiamento.
    - Il 62% del personale sanitario pensa ancora che la demenza sia conseguenza del normale invecchiamento.
    -1 persona su 4 pensa che non si possa fare nulla per prevenire la demenza.
    - 1 persona su 5 attribuisce la demenza a sfortuna; circa il 10% alla volontà di Dio; il 2% a stregoneria.
    - Circa il 50% delle persone con demenza si sente ignorato dal personale sanitario (medici e infermieri).
    - Ogni 3 secondi una persona nel mondo sviluppa una forma di demenza.

    Dati della Federazione Alzheimer Italia, rappresentante per il nostro Paese di ADI - Alzheimer’s Disease International, nuovo Rapporto Mondiale Alzheimer 2019 intitolato “L’atteggiamento verso la demenza”.

    Non si tratta di genetica
    Innanzitutto non si tratta di destino, perché, anche se non tutti nascono con lo stesso patrimonio genetico, si è visto che nella maggior parte dei casi (98%) in questa malattia l’ereditarietà gioca un ruolo minimo. C’è infatti qualcos’altro che ci fa prendere la strada giusta e può essere gestito ben prima dei primi sintomi clinici. Ciò che conta è che la strada giusta venga presa al momento giusto, perché poi non si torna più indietro.
    Bastano 10 minuti
    Uno studio con risonanza magnetica pubblicato su PNAS (Proceedings of the National Academy of Science) dai ricercatori giapponesi dell’Università di Tsukuba diretti da Kazuya Suwabe sembra indicare come scegliere la giusta via: bastano 10 minuti di esercizio aerobico lieve per incrementare le connessioni neuronali a livello del giro dentato dell’ippocampo cerebrale, proprio quelle deputate alle funzioni cognitive e mnemoniche che si perdono nell’Alzheimer. L’attività fisica ha un effetto immediato sulla plasticità neuronale. Che il fitness possa costituire un efficace strumento anti-Alzheimer è stato poi confermato da centinaia di lavori pubblicati negli ultimi anni.

    Tenere sotto controllo la glicemia
    In uno studio su modello animale sovrapponibile alla mezza età dell’uomo, i ricercatori del CESI-Met di Chieti (Centro di Eccellenza per lo Studio dell’Invecchiamento e la Medicina Traslazionale) diretti da Stefano Sensi, hanno dimostrato che il ricorso a un ipoglicemizzante (exenatide) incrementa i livelli di BDNF (Brain derived neurotrophic factor) e fa aumentare la memoria visuospaziale. Di questo studio, che ora ha ricevuto anche il beneplacito del Ministero della Salute, Corriere.it si era occupato quando era ancora agli inizi. Un intervento di questo tipo potrebbe a tenere a bada non solo il diabete, con tutte le sue conseguenze, ma anche malattie neurodegenerative, come Alzheimer e Parkinson e pure la Mci, (Mild cognitive impairment), la fase preclinica in cui inizia a vacillare la memoria e che talora evolve in demenza.

    Diabete nel cervello
    Questo gioco di inter-relazioni non deve sorprendere se si pensa che Suzanne Marie de la Monte, una neurologa della Brown University (USA) ha definito l’Alzheimer «Diabete di tipo 3», ad intendere che è come una forma di diabete che colpisce selettivamente il cervello, con caratteristiche simili ai più noti diabete di tipo 1 e diabete di tipo 2, cioè insulino e non insulino dipendente. Che il diabete fosse legato alla demenza era noto dal 2012 quando sono stati pubblicati su Neurology i risultati del “Rotterdam Study” che ha sancito la comorbidità fra diabete e demenza almeno per i primi tre anni di malattia. I diabetici spesso vanno incontro a progressiva compromissione cognitiva, soprattutto riguardo apprendimento e memoria di tipo episodico.

    Il fitness mentale
    Anche il fitness mentale aumenta la produzione delle proteine cerebrali: non è questione di essere gran professoroni, basta solo mantenere allenata la mente come ad esempio fanno i taxisti ricordando tutte le vie di una grande città (anche se adesso con i navigatori stanno perdendo questa chance di quotidiano allenamento mentale), oppure facendo le parole crociate.

    I quattro pilastri contro l’Alzheimer
    Tutte queste riflessioni emergono dal decalogo a 4 punti dello studio scandinavo FINGER, il primo e più ampio sugli stili di vita anti-Alzheimer realizzato dai ricercatori del Karolinska University Hospital di Stoccolma che indica su cosa puntare per prevenire la malattia:
    - Attività fisica: esercizi sia di forza che di resistenza, meglio se fatti in compagnia per socializzare: camminate, ginnastica aerobica in acqua, palestra.
    - Check personale: occhio a pressione arteriosa, peso, glicemia e colesterolo.
    - Esercizi mnemonici: tenere allenata memoria e attenzione ad esempio facendo le parole crociate, leggendo libri, imparando una nuova lingua o uno strumento musicale: basta variare le attività e affrontare nuove sfide.

    Perdita di memoria
    Ecco i sintomi più comuni della malattia spiegati con la consulenza del professor Marco Trabucchi, presidente dell’Associazione Italiana di Psicogeriatria e direttore scientifico del Gruppo di ricerca Geriatria di Brescia.
    L’esordio dell’Alzheimer è caratterizzato da disturbi di memoria, come dimenticare nomi e numeri di telefono. In particolare si tende a dimenticare informazioni apprese di recente. Altri segnali sono il non ricordare date o eventi importanti, chiedere le stesse informazioni più volte e affidarsi sempre più spesso a promemoria o agende per non dimenticare gli appuntamenti. Naturalmente chiunque con il passare degli anni può avere qualche problema di memoria senza essere malato di Alzheimer. Un tipico cambiamento legato all’età è dimenticare, a volte, nomi o appuntamenti, ma ricordarli in un secondo momento.

    Difficoltà nelle attività quotidiane
    Può succedere a tutti, se si è molto impegnati, di dimenticare i fornelli accesi o scordarsi di servire in tavola un contorno che era stato lasciato nel forno a microonde. Un malato di Alzheimer potrebbe però preparare un pasto e non solo dimenticare di servirlo, ma anche scordare di averlo cucinato. I pazienti possono dimenticare le regole del gioco preferito o la ricetta più cucinata. Possono manifestarsi difficoltà di concentrazione e i malati impiegano molto più tempo di prima per fare le cose.

    Disorientamento nel tempo e nello spazio
    Può succedere a tutti di dimenticarsi quello che si voleva comperare o scordarsi che giorno della settimana sia, per poi ricordarsene poco dopo. Un malato di Alzheimer può perdere la strada di casa in vie familiari, fino a non sapere dove si trova e perché sia in un certo posto. Può perdere il senso delle date, delle stagioni e del passare del tempo.

    Problemi nel linguaggio
    Chi soffre del morbo di Alzheimer può avere difficoltà a seguire o partecipare a una conversazione, magari ripetendo cose appena dette o bloccarsi all’improvviso, senza sapere più che cosa dire. A tutti sarà capitato di avere una parola “sulla punta della lingua”, ma il malato di Alzheimer può dimenticare parole semplici, o sostituirle con altre improprie rendendo quello che dice difficile da capire (es. chiamare orologio a mano un orologio da polso).

    Non trovare le cose
    Le persone malate di Alzheimer possono lasciare gli oggetti in luoghi insoliti. A chiunque può capitare di lasciare le chiavi in un cassetto diverso da quello che si usa tutti i giorni, ma un malato di Alzheimer può arrivare a mettere un ferro da stiro nel frigorifero, un anello nel barattolo della farina e non ricordarsi assolutamente come siano finiti là. A volte, non trovando più gli oggetti, possono accusare altri di averli rubati.

    Ridotta capacità di giudizio
    Scegliere di non portare una maglia in una serata fresca è un errore di valutazione comune. Ma i malati di Alzheimer possono vestirsi in modo davvero inappropriato, magari indossando un accappatoio per andare a fare la spesa o infilarsi due giacche in un assolato pomeriggio estivo. Possono dare prova di scarsa capacità di giudizio anche nel maneggiare il denaro, magari lasciando una somma molto elevata come mancia a un cameriere. Può succedere che prestino meno attenzione alla cura della propria persona, non si tengano puliti o si vestano in modo trasandato.

    Difficoltà nel pensiero astratto
    Tutti possono avere qualche problema con i numeri, ma per il malato di Alzheimer riconoscerei numeri o fare semplici calcoli può essere davvero impossibile.

    Cambiamenti di umore e personalità
    L’umore e la personalità delle persone che soffrono del morbo di Alzheimer possono cambiare nel corso della malattia. Possono diventare confusi, depressi, sospettosi e diventare facilmente suscettibili.

    Mancanza di iniziativa
    Chi soffre di Alzheimer può iniziare a rinunciare ad attività sociali, sportive e agli hobby preferiti. È normale stancarsi per le attività domestiche o per il lavoro, ma di norma la gente mantiene interesse per le proprie attività preferite. Il malato di Alzheimer invece perde progressivamente interesse.

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    Morbo di Alzheimer precoce: come riconoscere i sintomi
    Il morbo di Alzheimer (anche quello precoce) colpisce in prevalenza il genere femminile ed esistono alcuni fattori scatenanti da riconoscere. Ecco i sintomi più frequenti
    Il morbo di Alzheimer è uno dei mali peggiori del nostro secolo. Ma in cosa consiste precisamente? L’Alzheimer è la forma più comune di demenza generativa progressivamente invalidante che spunta prevalentemente in età presenile, ossia oltre i 65 anni. Tuttavia, la malattia può essere precoce e, quindi, manifestarsi prima.

    Morbo Alzheimer precoce: differenze di genere e sviluppo
    La premessa è fondamentale: infatti le funzioni cognitive presentano differenze di genere e sono influenzate in maniera differente dai processi patologici che portano allo sviluppo del morbo. Basti pensare che dall’età 65 anni la prevalenza della demenza raddoppia ogni quinquennio fino ai 90 anni.


    Da un punto di vista statistico:

    fascia 65-69: la demenza ha una prevalenza dell’1,5%;
    fascia 70-74: 3%;
    fascia 75-79: 6%;
    fascia 80-84:12%;
    fascia 85-89: 24%.
    oltre i 90 anni: interessa il 35-45% della popolazione.
    Sono soprattutto le donne a essere più esposte al rischio di demenza e in particolare corrono un rischio doppio di sviluppare Alzheimer, soprattutto nelle fasce d’età più avanzata. Proprio nella donna si riscontrano fattori di rischio maggiori, capaci di comprometterne le facoltà cognitive fino allo sviluppo del morbo.

    Elementi incidenti possono essere soprattutto i sintomi clinicamente significativi di depressione e la positività ad alleli specifici dell’Apolipoproteina E (APOE). L’APOE (Alipoproteina E) è il più forte fattore genetico conosciuto che predispone allo sviluppo di Alzheimer nella forma nota come sporadica.

    Allo sviluppo di Alzheimer contribuiscono anche i fattori di rischio cardiovascolari quali diabete di tipo 2 e ipertensione, malattie che nelle donne mostrano a livello globale, un preoccupante incremento di prevalenza.

    Morbo Alzheimer Precoce: i sintomi
    I sintomi tipici del morbo di Alzheimer sono:

    Perdita della Memoria;
    Sfide in programmazione o problem solving;
    Difficoltà nell’adempiere ai propri impegni;
    Confondere tempi o luoghi;
    Difficoltà a capire immagini visive e rapporti spaziali;
    Problemi a parlare e scrivere;
    Non trovare oggetti e perdere la capacità di ripercorrere i propri passi;
    Scarsa o ridotta capacità di giudizio;
    Ritiro dal lavoro o dalle attività abituali;
    Cambiamenti di umore e di personalità.
    Perdita della memoria
    La perdita della memoria è uno dei segnali più comuni del morbo, soprattutto quando si tratta di dimenticare informazioni apprese recentemente. Altri segnali da non sottovalutare sono scordarsi date o eventi importanti, chiedere molteplici volte le medesime informazioni, avvertire un maggiore bisogno di contare su strumenti di ausilio alla memoria (ad esempio promemoria o dispositivi elettronici) o su membri della famiglia per gestire cose che si era soliti sbrigare.

    Sfide in programmazione o problem solving
    Si manifesta quando avviene un repentino cambiamento nel modo di organizzare o svolgere una data attività, o ancora lavorare coi numeri (ad esempio difficoltà nel tenere traccia delle bollette mensili). Le persone soggette a queste improvvise trasformazioni manifestano difficoltà di concentrazione e impiegano più tempo nello svolgere i propri compiti.


    Difficoltà nell’adempiere ai propri impegni
    Le persone colpite dal morbo di Alzheimer tendono ad avere difficoltà nel completare le attività quotidiane, sia che si tratti di lavoro, tempo libero o famiglia. Ad esempio possono avere problemi per guidare l’auto verso un luogo familiare oppure gestire il budget.
    Confondere con tempi o luoghi
    Si tendere a perdere il senso del tempo: giorni, mesi, date e stagioni. A volte, ci si dimentica del luogo in cui ci si trova o addirittura come ci si è arrivati. In altre parole, dimenticare il tragitto percorso.

    Difficoltà a capire le immagini visive e i rapporti spaziali
    Chi è affetto da Alzheimer tende ad avere problemi visivi e di percezione dello spazio. Ergo, tali individui non riescono a leggere, giudicare la distanza o stabilire un colore. In termini di percezioni, poi, potrebbero non riconoscere la propria persona nello specchio.

    Problemi a parlare e scrivere
    Chi riscontra il morbo di Alzheimer può avere problemi a seguire o partecipare a una conversazione, traducendosi in confusione improvvisa o inconsapevoli ripetizioni. Difficoltà ulteriori si potrebbero avere quando si sfoglia un vocabolario alla ricerca del termine giusto oppure quando si associa il nome sbagliato a una cosa.
    Non trovare oggetti e perdere la capacità di ripercorrere i propri passi
    Si traduce nel posare oggetti o cose in luoghi non abituali. Pertanto, le persone affette dal morbo perdono le cose oppure non sono in grado di tornare sui propri passi per trovarle di nuovo. Azioni che nel corso del tempo diventano più frequenti.

    Scarsa o ridotta capacità di giudizio
    Sperimentare cambiamenti nel processo decisionale e nel giudizio. Si concretizza ad esempio nel dare prova di prestare poca attenzione alla cura della propria persona oppure nel gestire il denaro in modo oculato.

    Rinunciare ad attività abituali e lavorative
    Rinunciare a hobby, passioni, attività sociali o progetti lavorativi è un altro sintomo sottostante al morbo di Alzheimer. Dunque, le persone possono avere problemi nell’aggiornarsi sulla squadra del cuore oppure evitare di socializzare a causa dei cambiamenti che hanno vissuto.

    Cambiamenti di umore e di personalità
    Cambiamenti improvvisi di umore e di personalità sono un altro fattore di stress per le persone affette dal morbo. Si traduce nella facilità di diventare improvvisamente confusi, sospettosi, ansiosi o spaventati. Possono arrabbiarsi facilmente con le persone e nei luoghi che non rispecchiano la loro zona di comfort.
     
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