La panchina di Mariella Forever

IL PESCO COME CURARLO FARLO CRESCERE BENE

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    Il Pesco (Prunus persica) è una arbusto o piccolo albero appartenente alla famiglia delle rosacee la stessa dell’albicocco e di altri importanti fruttiferi. La pianta è originaria della Cina, nel nostro paese è diffusa ampiamente in tutte le regioni, è presente nei piccoli giardini e nei frutteti privati, come pianta d’ornamento e come importante fruttifero da reddito.

    Il pesco raggiunge altezze di circa 5-6 metri ma ci possono essere differenze importanti utilizzando i vari portinnesti.

    Il colore della corteccia è di colore rosso scuro nelle giovani piante mentre in quelle più vecchie con il passare del tempo diviene sempre più chiara diventando di colore grigio.

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    Le foglie che hanno origine da un corto peduncolo sono di colore verde chiaro o anche verde scuro, hanno una forma lanceolata e margine dentato, sulla pagina superiore sono lucide, sono lunghe al massimo 15 cm.

    La fioritura avviene nel periodo primaverile prima dello sviluppo delle foglie i fiori hanno un colore che va da bianco rosata a rosa intenso sono a coppa presenti in modo solitario lungo le ramificazioni e larghi circa 4 cm. Le piante di pesco sono principalmente autofeconde, per una buona produzione comunque è consigliabile la coltivazione di più piante.

    Il frutto denominato pesca è una drupa di colore arancio-rosso, rosso o bianco o con varie sfumature a seconda della varietà. La buccia esterna può essere glabra oppure tomentosa. La polpa interna è succosa e croccante ma, anche questa caratteristica dipende dalla varietà in alcune infatti risulta essere morbida. All’interno del frutto c’è un grosso nocciolo (endocarpo) di colore marrone scuro che in genere si presenta attaccato alla polpa.

    La coltivazione del pesco per la produzione di frutto viene effettuata esclusivamente in piena terra. I singoli esemplari coltivati a scopo ornamentale possono però essere tenuti anche in vaso, in tal caso si selezionano esclusivamente cultivar con portamento nanizzante.

    Il pesco comune viene ancora chiamato con i nomi scientifici di Amygdalus persica o Persica vulgaris.

    Varietà e cultivar di Pesco

    Della pianta di pesco esistono moltissime varietà sia locali che diffuse a livello nazionale e ricercate anche all’estero. Data la vastità delle cultivar è possibile dividerle in due grandi gruppi principali: pesche comune e noci pesche chiamate anche nettarine.

    Le nettarine chiamate anche pesche noci sono delle cultivar di recente introduzione e derivano principalmente da Prunus persica var. nectarina. Sono piante leggermente differenti dalle pesche classiche in particolare per il frutto che ha una buccia liscia e lucida una polpa in genere compatta bianca o gialla.

    Le pesche comuni invece quelle che appartengono alla specie Prunus persica sono quelle coltivate da sempre, caratterizzate da frutti ricoperti da una finissima e corta peluria con buccia tipicamente di colore bianco o giallo chiaro, con la polpa interna di colore bianco, giallo rosso sfumato o rosata. Di questo grande gruppo si distinguono poi le pesche che vengono consumate fresche: in genere hanno una polpa più dura e quelle che sono destinate alla preparazione di confetture oppure alla realizzazioni di succhi e altri preparati industriali. Di seguito un elenco parziale delle cultivar più diffuse:

    Pesche comuni

    Adriatica
    Cardinal
    Cresthaven
    Diamond
    Barrington
    Bonanza
    Elegant Lady
    Fayette
    Glohaven
    GoldHell
    June Gold
    Redhaven
    RedHell
    Rome star
    Rosa del West
    Royal Glory
    Springcrest
    SpringLady
    Suncrest
    Cultivar Italiane

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    Bella di Cesena
    Triestina
    Mariabianca
    Regina
    Valeria
    Iris rosso
    Maria delizia
    Anna Balducci
    Nettarine o noci pesche

    Arm king
    Caldesi 2000
    Fairlane
    Indipendence
    Lord Napier
    Maria anna
    Mariaemilia
    Max
    Max 7
    Nectaross
    Nectar grand 1
    Pegaso
    Pine Apple
    Silver Giant
    Stark redgold
    Sweet lady
    Venus
    Portainnesti del Pesco

    Elencare le innumerevoli cultivar esistenti è impossibile, diversamente i portainnesti del pesco sono pochi ma assicurano una grande variabilità sia nelle dimensioni finali della pianta che nell’adattabilità al terreno di coltivazione.

    Il primo portainnesto utilizzato è ovviamente il franco di pesco: si adatta in modo ottimale ai terreni sciolti e a quelli abbastanza irrigui anche se non troppo ricchi di nutrimento. Il portainnesto franco consente di avere dei frutti maturi con una buona precocità.

    Altri portainnesti diffusi sono quelli dell’ibrido di susino san Giuliano (St. Julien):

    San Giuliano n.1, si adatta bene ai terreni pesanti e calcarei la pianta ha una media vigoria.
    San Giuliano n.2, è più indicato per i sesti di impianto ampi risulta infatti essere molto vigoroso, si adatta in modo ottimale ai terreni calcarei e a quelli argillosi.
    Esistono poi altre tipologie come il GF 667 e il Barrier 1.

    Periodo di impianto

    L’impianto dei giovani peschi, astoni a radice nuda prelevati in vivaio viene effettuata in autunno e nel primo mese invernale al fine di evitare uno stress nella precoce fase di ripresa vegetativa.

    Esigenze colturali

    Le piante di pesco necessitano di diversi interventi colturali per vegetare al meglio. Le piante nelle prime fasi di crescita vanno allevate scegliendo un impostazione da dare alla chioma, si dovranno praticare delle potature, molte varietà avranno bisogno almeno per i primi anni di un sostegno verticale per guidare la crescita del tronco.

    Oltre a questi interventi ci sono le esigenze vere e proprie come la tipologia di terreno e l’esposizione della pianta nonché la temperatura che insieme determinano la reale riuscita della coltura.

    Tipo di terreno

    Il pesco si adatta bene a diverse tipologie di terreno questo grazie all’utilizzo di diversi portainnesti. I risultati migliori si hanno in un terreno composto da una buona percentuale di sostanza organica, tessitura media, sono da escludere i terreni troppo compatti che portano a ristagni idrici e quelli troppo acidi. Nei terreni prevalentemente sabbiosi la pianta si sviluppa bene se ha a disposizione una buona percentuale di sostanza organica, avrà però bisogno di innaffiature più frequenti.

    Il pH ideale del terreno deve essere neutro o leggermente alcalino con valori che vanno da 7 a 8, tuttavia dipende anche dal portainnesto utilizzato, sono tollerati anche valori sub-acidi tra 6,5 e 7.

    Esposizione

    L’esposizione necessaria per la pianta di pesco è in pieno sole. La pianta risulta essere molto resistente alle basse temperature nel periodo di dormienza tollera picchi sotto i -15/-20 gradi. Diversamente i geli tardivi in fase di fioritura sono molto dannosi.

    Il luogo ideale di coltivazione deve avere un clima temperato con un umidità media, non troppo elevata, sono raccomandati luoghi abbastanza riparati e non troppo esposti ai venti. Durante il periodo invernale la pianta necessita di un riposo vegetativo minimo della durata media di 700 ore a temperatura inferiore ai 7 gradi. Nei territori più freddi è diffusa anche la coltivazione del pesco in serra.

    Tecnica di impianto

    Una volta realizzati i lavori di fondo, scasso del terreno, letamazione (per l’impianto di un nuovo pescheto si consiglia di seguire un analisi del terreno), diserbo e tutte le operazioni basilari si potrà procedere all’impianto nei mesi adatti come indicato nella prima parte dell’articolo.

    Si effettuano delle buche abbastanza grandi da contenere il pane di terra o le radici se si coltivano astoni a radice nuda. Al contempo si provvede all’installazione di tutori necessari per supportare lo sviluppo delle giovani piante almeno per i primi anni di crescita, in genere 2-3.

    Per quanto riguarda i sesti di impianto bisogna considerare non solo il portamento assunto dalla pianta a seconda del portinnesto utilizzato ma anche le caratteristiche del terreno e la forma con cui verrà allevata la pianta. Nella tabella di seguito vengono illustrati i sesti di impianto per i portinnesti e i metodi di allevamento più diffusi:

    Portainnesto Forma di allevamento Distanza tra le file in metri Distanza tra le piante in metri
    Franco A vaso 6 6
    Susino Giuliano n.2 A vaso 6 5
    Brompton A vaso 6 6
    Franco Cespuglio 5,5 5,5
    St. Julien A Piramide 4-5
    St. Julien A Cespuglio 5 5,5
    Riproduzione

    La riproduzione del pesco può essere fatta in vari modi. Anche se spesso si preferisce acquistare le nuove piante in vivaio si può desiderare di replicare una vecchia varietà coltivata e che si ritiene particolarmente buona.

    Per farlo esistono diversi modi, i più diffusi ed efficaci sono gli innesti, si usano queste tipologie in particolare:

    Innesto a occhio da fare durante l’estate
    Innesto a incisione a “T”, fine primavera inizio estate
    C’è poi la riproduzione tramite seme, questa però non è indicata per replicare i caratteri genetici della pianta madre, ma è possibile ottenere con la semina delle ottime piante da franco per accogliere varietà innestate.

    Prunus persica-Pesca-Frutti-2

    Coltivazione del Pesco in serra

    Per aumentare la produzione e poter coltivare il pesco anche in zone fredde e dove si avrebbero pochi risultati con una normale coltivazione si ricorre all’utilizzo della serra. La coltivazione del pesco in serra richiede anche un particolare allevamento delle piante, si utilizza in prevalenza la forma a palmetta che permette di ottimizzare al meglio gli spazi e fornire alle piante una buona illuminazione.

    L’allevamento delle piante a palmetta avviene normalmente come per le piante all’aperto, si provvede alla realizzazione dell’impalcatura di sostegno tramite pali in legno o in cemento e alla disposizione di fili orizzontali che vanno distanziati da 20 a 30 cm tra loro.

    La serra deve essere ben ventilata e non deve esserci un eccessiva umidità per non favorire lo sviluppo di pericolose malattie fungine, ciononostante durante il periodo primaverile è necessario ridurre la ventilazione al fine di favorire la ripresa vegetativa della pianta. La temperatura della serra viene mantenuta nel periodo di fine inverno a circa 8-10 gradi dopodiché dopo 14-20 giorni si passa a 15 gradi e dopo 2 giorni a 20 gradi.

    Accorgimenti colturali

    Per chi possiede poche piante gli interventi colturali sono limitati alle potature, irrigazioni e concimazioni periodiche e straordinarie nel caso di particolari necessità. Chi possiede un pescheto dovrà monitorare costantemente tutte le attività importanti come la lotta ai parassiti ed effettuare le lavorazioni al suolo.

    Annualmente nel periodo autunnale nei pescheti si provvede spesso ad un aratura superficiale dell’interfilare per una profondità limitata che va dai 15 ai 20 cm. Successivamente si procede alle lavorazioni superficiali praticando sarchiature e zappature in modo da eliminare le eventuali infestanti e mantenere la superficie sempre pulita.

    Nelle zone più fredde si può evitare questa lavorazione praticando un inerbimento permanente dell’interfilare in questo modo ci si preoccuperà soltanto di effettuare le periodiche sfalciature. Ogni due anni o quando si ritiene necessario si provvederà ad effettuare una rincalzatura nel sottofilare oppure ad una pacciamatura con materiale organico. Può essere utile consultare la guida alla pacciamatura per approfondire ulteriormente l’argomento.

    Sempre in inverno si può procedere, almeno nelle zone più fredde, alla protezione della chioma l’operazione si effettua nel periodo della ripresa vegetativa al fine di proteggere la pianta dalle gelate tardive.

    Un altra operazione che si effettua sul pesco è il diradamento dei frutticini. Questa pratica, comune anche ad altre rosacee come il melo, è utile per massimizzare la produzione, alleggerire il carico da frutti che non giungerebbero a maturazione e scartare fin da subito quelli malati o deformi. L’operazione di diradamento dei frutticini del pesco va effettuata quando i piccoli frutti hanno un diametro di circa 1cm. L’operazione si ripete in un secondo momento dopo la cascola naturale.

    Irrigazione

    L’irrigazione del pesco è un operazione necessaria e non da sottovalutare. I metodi di diffusi per l’irrigazione del pesco sono quello a goccia, a scorrimento e per aspersione sotto chioma.

    Concimazione

    La concimazione del pesco è un operazione che viene ripetuta annualmente nei pescheti specializzati.

    Il primo intervento di concimazione si effettua nel mese di marzo al momento della ripresa vegetativa. In questa fase si somministra un concime minerale che aiuta lo sviluppo delle piante giovani e favorisce una buona vegetazione nelle piante già produttive.

    Le piante giovani appena messe a dimora invece possono ricevere alla fine dell’inverno a marzo una concimazione con nitrato ammonico-26 in dosi di 10 g per pianta alternando gli interventi di 10 giorni per circa 12 settimane.

    Per quelle che hanno due o tre anni di età si sceglie un concime di tipo NPK da somministrare sempre nello stesso periodo nelle dosi di 100-150 g per pianta.

    Le piante ben sviluppate che producono già una buona quantità di frutti hanno la necessità di più nutrimento, le concimazione si effettuano in due fasi all’inizio di marzo con un concime NPK 12-6-18 in dosi di 500 g. Il secondo intervento si ripete nel mese di maggio.

    Per approfondire l’argomento della concimazione del pesco fare riferimento all’articolo in link.

    Potatura

    La potatura del Pesco richiede un impegno costante fin dalle prime fasi di crescita della pianta, è in queste condizioni che il fruttifero è più propenso ad essere guidato secondo una forma ben definita.

    Le forme di allevamento del pesco sono varie tra quelle più diffuse ci sono la forma a vaso e quella a fuso libero tuttavia la grande capacità di adattamento della pianta permette l’impiego di tutte le forme di allevamento anche quelle piatte come la palmetta.

    Qualsiasi sia la forma scelta è bene aiutare lo sviluppo delle giovani piantine utilizzando un sostegno esterno comunemente viene impiegato un paletto di legno, questo servirà nei primi anni di sviluppo della pianta per sostenerla.

    Tra gli interventi di potatura più frequenti sul pesco ci sono i tagli di ritorno, quelli incentrati alla rimozione dei rami improduttivi e quelli malati o troppo affastellati. I tagli vanno effettuati lontano dai periodi di freddo e di gelo intenso che possono compromettere lo sviluppo delle pianta.

    Raccolta

    La raccolta delle pesche viene effettuata a partire dal mese di maggio fino a settembre a seconda della varietà e della precocità della pianta. La maturazione del frutto è identificabile tramite l’osservazione del colore della buccia che deve risultare tipica della varietà coltivata, la durezza della polpa è un altro indice di maturazione infine le dimensioni devono risultare abbastanza ampie.

    Un modo empirico per determinare la maturazione delle pesche comuni è tastare la polpa nei pressi del peduncolo e verificarne la cedevolezza, se risulta dura e la colorazione non è ancora ottimale è ancora troppo presto e bisogna attendere ancora.

    I frutti non si prestano molto alla conservazione e dopo la raccolta è preferibile consumarli entro breve tempo. Per la conservazione è necessario riporre i frutti nello scomparto dei vegetali dl frigo oppure se si dispone di un buon raccolto e di un locale fresco mantenere i frutti adagiati su un piano ricoperto di paglia pulita. Evitare di stipare i frutti danneggiati o con lesioni sulla buccia, anche quelli che sono caduti a terra e che sembrano integri, vanno scartati e consumati per primi perché tendono subito a marcire compromettendo anche le pesche sane.

    Le pesche possono essere conservate in svariati modi come prodotto a lunga conservazione, si possono congelare una volta private del nocciolo, lavorate e conservate in sciroppi, usate per la realizzazione di gelatine, confetture e succhi di frutta.

    Malattie, parassiti e avversità

    Il pesco è un importante fruttifero che rappresenta una larga fetta di mercato nella produzione di frutta. La prevenzione e la lotta alle malattie del pesco sono da considerarsi uno degli interventi base per la pianta sia che si tratti di produzione propria e in maggior ragione per il prodotto destinato alla vendita.

    Le problematiche più comuni del pesco sono da imputare a diverse fonti: insetti, funghi parassiti, batteriosi e virus.

    Le malattie crittogamiche del pesco sono:

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    Bolla del pesco o mal della bolla (Taphrina deformans)
    Oidio o mal bianco
    Moniliosi
    Cancri rameali
    Corineo chiamata anche gommosi o vaiolatura
    Fumaggine
    Maculature fogliari
    Mal del piombo parassitario
    Tra gli insetti pericolosi ci sono:

    Cocciniglia bianca (Diaspis pentagona)
    Cydia molesta
    Scolitide (Scolytus rugulosus)
    Ragnetto rosso
    Afidi, tra cui l’afide bruno e l’afide verde del pesco
    Tripidi
    Anarsia del pesco (Anarsia lineatella)
    Malattie di origine batterica:

    Cancro batterico delle drupacee (Xanthomonas campestris pv. pruni)
    Il pesco può essere soggetto anche a virosi tra le quali la vaiolatura ad anello definita anche Sharka (PPV).

    Oltre alle comuni malattie di origine parassitaria il pesco è facilmente soggetto a fisiopatie indotte da errati o mancati accorgimenti colturali. Comune è la clorosi da calce (conosciuta spesso come clorosi ferrica) che si manifesta se le piante vengono coltivate in terreni eccessivamente calcarei che impediscono parzialmente l’assimilazione di ferro.

    Altre problematiche legate alla carenza di nutrienti si manifestano a livello fogliare e visibilmente nello sviluppo della pianta, elementi importanti per il pesco sono il manganese e il già citato ferro, tali carenze devono essere subito risolte con opportuni correzioni e integrazioni.

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    Coltivazione del Pesco in serra

    Per aumentare la produzione e poter coltivare il pesco anche in zone fredde e dove si avrebbero pochi risultati con una normale coltivazione si ricorre all’utilizzo della serra. La coltivazione del pesco in serra richiede anche un particolare allevamento delle piante, si utilizza in prevalenza la forma a palmetta che permette di ottimizzare al meglio gli spazi e fornire alle piante una buona illuminazione.

    L’allevamento delle piante a palmetta avviene normalmente come per le piante all’aperto, si provvede alla realizzazione dell’impalcatura di sostegno tramite pali in legno o in cemento e alla disposizione di fili orizzontali che vanno distanziati da 20 a 30 cm tra loro.

    La serra deve essere ben ventilata e non deve esserci un eccessiva umidità per non favorire lo sviluppo di pericolose malattie fungine, ciononostante durante il periodo primaverile è necessario ridurre la ventilazione al fine di favorire la ripresa vegetativa della pianta. La temperatura della serra viene mantenuta nel periodo di fine inverno a circa 8-10 gradi dopodiché dopo 14-20 giorni si passa a 15 gradi e dopo 2 giorni a 20 gradi.

    Accorgimenti colturali

    Per chi possiede poche piante gli interventi colturali sono limitati alle potature, irrigazioni e concimazioni periodiche e straordinarie nel caso di particolari necessità. Chi possiede un pescheto dovrà monitorare costantemente tutte le attività importanti come la lotta ai parassiti ed effettuare le lavorazioni al suolo.

    Annualmente nel periodo autunnale nei pescheti si provvede spesso ad un aratura superficiale dell’interfilare per una profondità limitata che va dai 15 ai 20 cm. Successivamente si procede alle lavorazioni superficiali praticando sarchiature e zappature in modo da eliminare le eventuali infestanti e mantenere la superficie sempre pulita.

    Nelle zone più fredde si può evitare questa lavorazione praticando un inerbimento permanente dell’interfilare in questo modo ci si preoccuperà soltanto di effettuare le periodiche sfalciature. Ogni due anni o quando si ritiene necessario si provvederà ad effettuare una rincalzatura nel sottofilare oppure ad una pacciamatura con materiale organico. Può essere utile consultare la guida alla pacciamatura per approfondire ulteriormente l’argomento.

    Sempre in inverno si può procedere, almeno nelle zone più fredde, alla protezione della chioma l’operazione si effettua nel periodo della ripresa vegetativa al fine di proteggere la pianta dalle gelate tardive.

    Un altra operazione che si effettua sul pesco è il diradamento dei frutticini. Questa pratica, comune anche ad altre rosacee come il melo, è utile per massimizzare la produzione, alleggerire il carico da frutti che non giungerebbero a maturazione e scartare fin da subito quelli malati o deformi. L’operazione di diradamento dei frutticini del pesco va effettuata quando i piccoli frutti hanno un diametro di circa 1cm. L’operazione si ripete in un secondo momento dopo la cascola naturale.

    Irrigazione

    L’irrigazione del pesco è un operazione necessaria e non da sottovalutare. I metodi di diffusi per l’irrigazione del pesco sono quello a goccia, a scorrimento e per aspersione sotto chioma.

    Concimazione

    La concimazione del pesco è un operazione che viene ripetuta annualmente nei pescheti specializzati.

    Il primo intervento di concimazione si effettua nel mese di marzo al momento della ripresa vegetativa. In questa fase si somministra un concime minerale che aiuta lo sviluppo delle piante giovani e favorisce una buona vegetazione nelle piante già produttive.

    Le piante giovani appena messe a dimora invece possono ricevere alla fine dell’inverno a marzo una concimazione con nitrato ammonico-26 in dosi di 10 g per pianta alternando gli interventi di 10 giorni per circa 12 settimane.

    Per quelle che hanno due o tre anni di età si sceglie un concime di tipo NPK da somministrare sempre nello stesso periodo nelle dosi di 100-150 g per pianta.

    Le piante ben sviluppate che producono già una buona quantità di frutti hanno la necessità di più nutrimento, le concimazione si effettuano in due fasi all’inizio di marzo con un concime NPK 12-6-18 in dosi di 500 g. Il secondo intervento si ripete nel mese di maggio.

    Per approfondire l’argomento della concimazione del pesco fare riferimento all’articolo in link.

    Potatura

    La potatura del Pesco richiede un impegno costante fin dalle prime fasi di crescita della pianta, è in queste condizioni che il fruttifero è più propenso ad essere guidato secondo una forma ben definita.

    Le forme di allevamento del pesco sono varie tra quelle più diffuse ci sono la forma a vaso e quella a fuso libero tuttavia la grande capacità di adattamento della pianta permette l’impiego di tutte le forme di allevamento anche quelle piatte come la palmetta.

    Qualsiasi sia la forma scelta è bene aiutare lo sviluppo delle giovani piantine utilizzando un sostegno esterno comunemente viene impiegato un paletto di legno, questo servirà nei primi anni di sviluppo della pianta per sostenerla.

    Tra gli interventi di potatura più frequenti sul pesco ci sono i tagli di ritorno, quelli incentrati alla rimozione dei rami improduttivi e quelli malati o troppo affastellati. I tagli vanno effettuati lontano dai periodi di freddo e di gelo intenso che possono compromettere lo sviluppo delle pianta.

    Raccolta

    La raccolta delle pesche viene effettuata a partire dal mese di maggio fino a settembre a seconda della varietà e della precocità della pianta. La maturazione del frutto è identificabile tramite l’osservazione del colore della buccia che deve risultare tipica della varietà coltivata, la durezza della polpa è un altro indice di maturazione infine le dimensioni devono risultare abbastanza ampie.

    Un modo empirico per determinare la maturazione delle pesche comuni è tastare la polpa nei pressi del peduncolo e verificarne la cedevolezza, se risulta dura e la colorazione non è ancora ottimale è ancora troppo presto e bisogna attendere ancora.

    I frutti non si prestano molto alla conservazione e dopo la raccolta è preferibile consumarli entro breve tempo. Per la conservazione è necessario riporre i frutti nello scomparto dei vegetali dl frigo oppure se si dispone di un buon raccolto e di un locale fresco mantenere i frutti adagiati su un piano ricoperto di paglia pulita. Evitare di stipare i frutti danneggiati o con lesioni sulla buccia, anche quelli che sono caduti a terra e che sembrano integri, vanno scartati e consumati per primi perché tendono subito a marcire compromettendo anche le pesche sane.

    Le pesche possono essere conservate in svariati modi come prodotto a lunga conservazione, si possono congelare una volta private del nocciolo, lavorate e conservate in sciroppi, usate per la realizzazione di gelatine, confetture e succhi di frutta.

    Malattie, parassiti e avversità

    Il pesco è un importante fruttifero che rappresenta una larga fetta di mercato nella produzione di frutta. La prevenzione e la lotta alle malattie del pesco sono da considerarsi uno degli interventi base per la pianta sia che si tratti di produzione propria e in maggior ragione per il prodotto destinato alla vendita.

    Le problematiche più comuni del pesco sono da imputare a diverse fonti: insetti, funghi parassiti, batteriosi e virus.

    Le malattie crittogamiche del pesco sono:

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    Bolla del pesco o mal della bolla (Taphrina deformans)
    Oidio o mal bianco
    Moniliosi
    Cancri rameali
    Corineo chiamata anche gommosi o vaiolatura
    Fumaggine
    Maculature fogliari
    Mal del piombo parassitario
    Tra gli insetti pericolosi ci sono:

    Cocciniglia bianca (Diaspis pentagona)
    Cydia molesta
    Scolitide (Scolytus rugulosus)
    Ragnetto rosso
    Afidi, tra cui l’afide bruno e l’afide verde del pesco
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    Anarsia del pesco (Anarsia lineatella)
    Malattie di origine batterica:

    Cancro batterico delle drupacee (Xanthomonas campestris pv. pruni)
    Il pesco può essere soggetto anche a virosi tra le quali la vaiolatura ad anello definita anche Sharka (PPV).

    Oltre alle comuni malattie di origine parassitaria il pesco è facilmente soggetto a fisiopatie indotte da errati o mancati accorgimenti colturali. Comune è la clorosi da calce (conosciuta spesso come clorosi ferrica) che si manifesta se le piante vengono coltivate in terreni eccessivamente calcarei che impediscono parzialmente l’assimilazione di ferro.

    Altre problematiche legate alla carenza di nutrienti si manifestano a livello fogliare e visibilmente nello sviluppo della pianta, elementi importanti per il pesco sono il manganese e il già citato ferro, tali carenze devono essere subito risolte con opportuni correzioni e integrazioni.


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    Afidi: 10 rimedi naturali per proteggere le piante di orto e giardino senza prodotti tossici

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    Afidi nell'orto e sulle piante in vaso e del giardino, proviamo a dire addio ai classici insetticidi e a riscoprire i rimedi consigliati dall'agricoltura biologica e naturale. Gli afidi, conosciuti anche come "pidocchi" delle piante, rappresentano un problema piuttosto comune nell'orto. Per contrastare la loro presenza esistono rimedi naturali molto efficaci.

    Macerato e tisana all'equiseto

    Un altro rimedio considerato molto efficace contro gli afidi e i parassiti dell'orto è il macerato di equiseto. Per prepararlo vi serviranno 1 kg di equiseto fresco o 150 gr di equiseto essiccato. Qui tutte le istruzioni. Un rimedio più semplice da preparare, anche in piccole quantità, è la tisana all'equiseto. In questo caso, preparate un infuso con 20 gr di equiseto fresco o 4 gr di equiseto secco in 100 ml d'acqua. Portate a ebollizione e poi lasciate raffreddare. Filtrate e aggiungete nuova acqua fino a raggiungere 1 litro. Spruzzate sulle piante 1 volta ogni 15 giorni (Cfr. "Il mio orto biologico" di E. Accorsi e F. Beldi).

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    La maggior parte dei rimedi naturali contro gli afidi indicati qui di seguito viene applicata sotto forma di spray. Il consiglio è di utilizzare questi rimedi direttamente sulle piante, dove sono presenti gli afidi, una o due volte alla settimana, nelle ore serali. Preparate i rimedi in piccole quantità in modo da poterli sfruttare entro due-tre settimane. Conservateli in bottigliette chiuse al riparo dalla luce.

    Cannella

    Prima di intervenire con l'olio di cannella, un potente rimedio naturale contro gli afidi, dovrete lavare le piante con semplice acqua (utilizzate uno spruzzino dove occorre) per eliminare il più possibile gli afidi già presenti. Poi potrete aggiungere all'acqua dell'olio di cannella di Ceylon, da acquistare in erboristeria. Qui tutte le istruzioni.

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    Leggi anche: Afidi: come combattere i 'pidocchi' delle piante con la cannella

    Decotto all'aglio

    È uno dei rimedi contro gli afidi e i parassiti dell'orto più semplice da preparare. Dovrete realizzare un decotto con 500 ml d'acqua e 1 piccola testa d'aglio suddivisa in spicchi. Potrete aggiungere anche le bucce d'aglio. Portate ad ebollizione, lasciate bollire per 5 minuti e fate raffreddare prima di filtrare e utilizzare sulle piante dove sono presenti gli afidi.




    Spray al peperoncino

    Il peperoncino è un ottimo repellente naturale contro i parassiti, afidi compresi. Dovrete frullare per due minuti 6-10 peperoncini ad alta velocità con 2 bicchieri d'acqua. Lasciate riposare per tutta la notte il composto. Il giorno successivo filtrate il composto, diluite in un bicchiere d'acqua e poi versate in un contenitore con spruzzino. Applicate sulle piante dove sono presenti gli afidi nelle ore serali, 1 o 2 volte alla settimana. Qui maggiori informazioni.

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    Spray al sapone di Marsiglia

    Per preparare uno spray al sapone di Marsiglia contro gli afidi vi basterà sciogliere in 500 ml di acqua calda un cucchiaino di sapone di Marsiglia liquido o di sapone di Marsiglia in scaglie. Si tratta di un rimedio molto efficace da applicare soltanto nei punti delle piante in cui avvistate gli afidi. Lasciate raffreddare prima dell'utilizzo e applicate con un nebulizzatore.




    La maggior parte dei rimedi naturali contro gli afidi indicati qui di seguito viene applicata sotto forma di spray. Il consiglio è di utilizzare questi rimedi direttamente sulle piante, dove sono presenti gli afidi, una o due volte alla settimana, nelle ore serali. Preparate i rimedi in piccole quantità in modo da poterli sfruttare entro due-tre settimane. Conservateli in bottigliette chiuse al riparo dalla luce.

    Cannella

    Prima di intervenire con l'olio di cannella, un potente rimedio naturale contro gli afidi, dovrete lavare le piante con semplice acqua (utilizzate uno spruzzino dove occorre) per eliminare il più possibile gli afidi già presenti. Poi potrete aggiungere all'acqua dell'olio di cannella di Ceylon, da acquistare in erboristeria. Qui tutte le istruzioni.


    Olio di Neem
    L'olio di Neem è un potente rimedio naturale contro gli afidi e i parassiti nell'orto. Lo potrete acquistare in erboristeria. Ha un odore molto forte, sgradito a insetti e parassiti. Per preparare un rimedio naturale contro afidi e parassiti dell'orto provate a diluire 4 gocce di olio di Neem in un litro d'acqua, agitate e nebulizzate sul terreno del vostro orto o alla base delle vostre piante in vaso in modo da garantire una protezione completamente efficace e naturale. Potrete applicare il rimedio anche nei punti dove avvistate gli afidi, sempre nelle ore serali.

    Decotto alla cipolla

    Questo rimedio contro gli afidi vi permette di sfruttare in maniera intelligente una parte di scarto in cucina: le bucce di cipolla. Non dovrete fare altro che portare ad ebollizione le bucce di due cipolle in un pentolino insieme a 500 ml d'acqua. Abbassate la fiamma e lasciate bollire per 10 minuti. Filtrate, lasciate raffreddare e trasferite in uno spruzzino. Applicate sulle piante sempre alla sera e dove sono presenti gli afidi una o due volte alla settimana.

    Prevenire gli afidi con l'aglio

    Per prevenire gli afidi e proteggere sia le piante in vaso che ciò che coltivate nell'orto, potrete utilizzare un rimedio molto semplice. Non dovrete fare altro che piantare alcuni spicchi d'aglio attorno alla base delle vostre piantine in vaso oppure tra le file di ortaggi nel vostro orto. L'aglio è un potente antiparassitario naturale dall'azione preventiva. Lo potrete piantare anche attorno agli alberi da frutto e alle piante di rosecome rimedio protettivo.

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    Macerato di ortica

    Il macerato di ortica è un rimedio suggerito dall'agricoltura biologica e biodinamica per contrastare gli afidi e altri parassiti nell'orto ma anche come fertilizzante per il terreno. La sua preparazione in grandi quantità è adatta per chi ha un orto piuttosto esteso da trattare. Si può conservare il macerato di ortica da una stagione all'altra. Qui tutte le informazioni e le istruzioni da seguire.



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