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IL RITRATTO Dalla pizzeria di papà ai milioni di Pogba. Il calcio (e i suoi affari) secondo Mino Raiola È il procuratore più discusso da anni, a lui sono legati i trasferimenti che fanno più rumore, come quelli di Ibrahimovic, quello di Pogba e, adesso, il caso Donnarumma. E la storia parte dall’Italia
L’«improbabile» manager Uno “gnomo ciccione che sembra uscito dai Soprano”. Così appare Mino Raiola all’arrivo in un hotel di Amsterdam a un giovane calciatore, lui sì nella parte, con porsche parcheggiata davanti all’ingresso, orologio d’oro al polso e giacca di pelle. Il ragazzo è Zlatan Ibrahimovic e rimane di stucco quando arriva quello che sarà il suo
uturo procuratore, l’uomo che, come racconterà lo stesso svedese, lo ha fatto diventare un campione. Ma quell’incontro rappresenta plasticamente quello che Mino Raiola è in realtà: abile quanto improbabile, scaltro quanto impertinente. Amato dai calciatori (i suoi), temuto (se non odiato) da allenatori, dirigenti e politica del calcio. Da Nocera Inferiore ad Haarlem Mino Raiola nasce a Nocera Inferiore nel 1967 ma di Salerno, Carmine, come lo chiama la famiglia della madre, non ricorda niente perché si trasferisce dopo meno di un anno in Olanda, ad Haarlem. A undici anni lavora nella pizzeria Napoli di proprietà del padre, lo fa “per conoscerlo” racconterà in seguito. Inizia nelle cucine ma in breve tempo passa
ai tavoli perché ha talento, sa come trattare i clienti e farli sentire bene. Infatti a 15 anni si occupa già dei conti della famiglia e tratta con avvocati e fiscalisti, a 17 è nel consiglio degli imprenditori di Haarlem. Una escalation, perché i 18 anni portano il primo vero “deal”: compra un McDonald’s che poi rivende molto bene per fondare una società di intermediazioni, la Intermezzo. Il primo affare Conti, ristoranti e pizzerie, ma è il calcio la sua vera passione, una passione frustrata dal tentativo di diventare un campione, senza successo. E così a 19 anni Mino Raiola è direttore sportivo dell’Fc Haarlem dopo aver convinto a puntare su di lui il presidIl calciatore perfetto A Foggia conosce la sua futura moglie e anche un allenatore iconico, Zdenek Zeman, con cui parla sempre e solo di calcio. Per Mino, Zeman ha bisogno di giocatori che non esistono sulla faccia della terra: gente che corra 17 chilometri a partita, che dribbli come Maradona e che si alleni come un matto. Poi però Mino si deve ricredere, perché neente che frequentava il ristorante di famiglia. Il ruolo costruito per lui, però, è quello del(Afp)
A Foggia conosce la sua futura moglie e anche un allenatore iconico, Zdenek Zeman, con cui parla sempre e solo di calcio. Per Mino, Zeman ha bisogno di giocatori che non esistono sulla faccia della terra: gente che corra 17 chilometri a partita, che dribbli come Maradona e che si alleni come un matto. Poi però Mino si deve ricredere, perché ne<div class="bk_cop_im1 rs_preserve rs_skip" style="box-sizing: border-box; margin: 0px; padding: 0px 20px; border: 0px; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; font-stretch: inherit; line-height: inherit; font-family: inherit; vertical-align: baseline; position: relative; width: 590.4px; float: right;">
Mino e Luciano In quel periodo dire Juventus significava dire Luciano Moggi. E poteva mai Mino Raiola, il più discusso procuratore in circolazione, non avere un rapporto speciale con Moggi, il più discusso dirigente in circolazione? Il primo incontro avviene negli anni ’90, quando Moggi lavora per il Torino. L’appuntamento è alle 11 e quando arriva, Raiola si trova .
insieme a 25 persone in una sala di attesa. I minuti passano, il ritardo aumenta e Raiola non ci sta: si alza e se ne va. Uscendo incontra Moggi in un ristorante e gli dice: «Trovo molto scortese che mi ha fatto aspettare». «Non venderai mai nessuno in Italia», gli risponde piccato Luciano Moggi. I due, come ampiamente previsto, diventeranno amici.
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