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I proverbi romani rappresentano senza dubbio un pilastro imprescindibile del patrimonio culturale del Lazio e di tutta l'Italia: un simbolo e un retaggio delle relazioni sociali che si sono sedimentate secolo dopo secolo, e al tempo stesso un punto di riferimento per una tradizione nazionale che merita di essere fatta conoscere anche alle generazioni più giovani.
Per questo motivo, non si può fare a meno di apprezzare i valori e le verità contenute nei proverbi romani: norme e leggi della nostra vita, che rivelano la bellezza di una memoria che viene tramandata si spera per molto tempo ancora.. -
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Saggi . -
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CE L'HAI ER CAFFÈ FREDDO? ALLORA ME LO RISCALLI CHE ME PIACE BOLLENTE!: Tipico scherzo rivolto al barista per chiedergli un caffè freddo e affinché lo riscaldi; ovviamente vuole essere uno scherzo innocente, fermo restando il giusto umore del barista
NAMO A FASSE 'N PAR DE BUCHI!: Perché non andiamo a farci un piatto di bucatini? È un esplicito invito a mangiare qualcosa per frenare una fame "galoppante"
A CASA MIA ER FORNELLO È DIPINTO SUR MURO: A dire la verità il mio fornello più che un elettrodomestico funzionante è un Trompe l'Oeil. Per la mia sopravvivenza bastano un coltello per affettare il pane e un frigorifero per tenerci gli affettati
SPAGHETTO, M'HAI PROVOCATO E IO ME TE MAGNO!: Una delle più celebri espressioni romanesche, pronunciata in una scena del film "Un americano a Roma" (con la celebre interpretazione di Alberto Sordi) da Nando Moriconi, filo-americano ma romanissimo, in cui prova a mangiare cibo americano o presunto tale (mostarda, yogurt, marmellata), e poi si getta famelico sugli spaghetti
ASSAGGIA, CHE È 'N ZUCCHERO!: Questa pietanza è davvero deliziosa; ti consiglio pertanto di assaggiarla
MA CHE QUANNO MAGNI L'HAMBURGER JE FAI PRIMA 'A CENTRIFUGA?: Il tuo modo di mangiare non è del tutto normale. Sei pregato di rispettare le regole dettate dal galateo
CIÒ 'NA FAME CHE PARONO DUE: Ho tanto appetito. Si consiglia di tenersi alla larga da tali individui, soprattutto nei "dopospesa", quando cioè si hanno buste con cibarie di ogni tipo in mano
VERSAME 'N'ARTRO SGOCCETTO!: Mi verseresti, per cortesia, un altro bicchiere di vino, un goccio di vino?
QUELLO CHE NUN STROZZA, INGRASSA: Qualsiasi alimento, purché commestibile, è ben accetto
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MAGNI PIÙ DE 'NA FAMIJA D'ALLUVIONATI (DE TERREMOTATI): La tua voracità è sbalorditiva
FAMO ALLA ROMANA: Dividere in parti eguali tra tutti i presenti la spesa da sostenere al ristorante o in trattoria. Ne deriva un indescrivibile confusione per trovare moneta spicciola da dare in resto tra i vari commensali. Immancabilmente qualcuno ci rimette sempre
MA CH'HAI CUCINATO CO' 'A PADELLA D'OSPEDALE?: La ricetta che hai preparato lascia alquanto a desiderare; indica anche una persona con l'alito estremamente pesante
FÀMOSE 'N CICCHETTO: Beviamoci qualcosa. Espressione spesso utilizzata al bar
AMMAZZA QUANTO MAGNI! MA CHE CIAI 'NA GAMBA VÒTA?: Dicesi a persona che si sta strafogando a tavola
I CADAVERI: Termine gergale con il quale il boro metropolitano è solito indicare le bottiglie vuote sulla tavola di un ristorante. Se pronunciata a voce molto alta, è un invito al cameriere affinché sostituisca le bottiglie vuote con altrettante piene
SE FAMO 'NA PIPPATA: Riferita all'assunzione di cibarie e non di sostanze stupefacenti, indica l'intenzione di ingerire una certa pietanza con la rapidità con la quale i tossicodipendenti aspirano cocaina
SE SPARAMO 'NA GRATTACHECCA: Tipica proposta delle calde notti estive, che invita a consumare una refrigerante "Grattachecca", sostitutivo metropolitano della granita, consistente in ghiaccio grattato ricoperto con schizzi di sciroppi vari
MA ER MENÙ È VIOLENTO?: Interrogazione con cui si domanda al cameriere se i piatti che compongono il menù sono sufficientemente ricchi di grassi e condimenti e soprattutto se vengono serviti senza lesinare sulle porzioni. Insomma ogni "abbuffata" che si rispetti è una forma di violenza alle capacità gastriche e intestinali
FAMME 'N PANINO 'GNORANTE: Con panino ignorante s'intende non un panino maleducato, bensì un panino rustico, ripieno sino all'inverosimile di ogni possibile alimento. L'ignoranza deriva dal fatto che non è possibile gustarlo con modi delicati e raffinati per via della sua mole, ma richiede un fare molto spicciolo e un'attitudine alla più schietta voracità. Tipici e rinomati in tutto il mondo i panini confezionati da "Peppe 'o sbrodaro", famoso chioschetto sito in zona Montesacro (Roma). L'appellativo "sbrodaro" deriva dal fatto che, vista l'abbondanza dei condimenti intrisi d'olio, è statisticamente provata l'impossibilità di gustarli senza sbrodolarsi
PE' ME 'N THÈ, 'N PÈ, 'N MÈ, 'N FÈ: Ironica forma di scherno da rivolgere al barista qualora non dovesse aver compreso al primo tentativo le nostre ordinazioni. Si raccomanda comunque di utilizzare tale formula con attenzione in quanto il barista, se stressato dalle richieste continue e bizzarre di tutti i clienti, potrebbe non apprezzare la nostra goliardia
OGGI CIÒ I TRAMEZZI CATRAMATI: Piccolo consiglio confidenziale del barman nei confronti di un cliente "privilegiato". Con tale espressione si intende far capire che la freschezza e la fragranza dei tramezzini disponibili è tutt'altro che garantita. È consigliato pertanto cambiare scelta gastronomica
TRAMEZZO CONCALLATO: Espressione ben più sintetica dell'italiana "un tramezzino riscaldato, per cortesia". Adoperata generalmente quando si ha fretta
CAPPUCCIO E DU' CORNI: Potresti preparami un cappuccino e servirmi due cornetti?
ALLUNGAME 'NO ZUMO DE FRUTTA: Saresti così gentile da servirmi un succo di frutta? Il suffisso "zumo" vuole conferire alla bevanda un tocco di esoticità
ME DAI 'NA PERSICA: Mi andrebbe un bel succo di frutta alla pesca. Me lo serviresti?. -
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DAJE - ADDAJE: Esortazione estrema rivolta a colui che deve darsi forza e coraggio. Spesso utilizzata nei momenti di basso morale (es. In ambito calcistico) e forte depressione
ATTÀCCATE AR COLLO DE PAPERA: Ti consiglio vivamente di rinunciare alle tue azioni o ai tuoi intenti, invitandoti pertanto ad "attaccarti al membro" del sottoscritto
CIAI ER NASO CHE È 'N ASPIRAPORVERE!: Espressione amichevole volta ad indicare individui assiduamente dediti alla pratica dello "sniffaggio" di droghe
HAI PRESO TARMENTE DE ACETO CHE TE SE PÒ CONDÌ CO' L'INSALATA!: Sei eccessivamente arrabbiato. Ti invito pertanto a mettere da parte le tue ire
VEDI DE SPICCIÀTTE!: Cerca di essere celere, di sbrigarti; tipica esortazione da rivolgere a individui notoriamente flemmatici
ARÈNNITE!: Non ti ostinare a fare una cosa che non riuscirai mai a fare
TE STRAPPO 'E CORDE VOCALI, LE LEGO AR VIOLINO E POI CÈ SÒNO ER VALZER DE STRAUSS: Non posso più sentirti parlare. Smettila immediatamente o dovrò intervenire io con le maniere pesanti
MA CHE ME STAI A ABBAJÀ?: Ma che mi urli in faccia? In tali casi è consigliato starsi zitti, in quanto è un palese invito a tacere
FATTE 'NA PERA AR PEPE!: Mi hai scocciato; sei invitato a farti una "pera" piccante, di modo che starai male e sparirai così dalla vista di tutti
NUN TE 'A SENTÌ CALLA!: Esclamazione usata per far calmare una persona. Espressione sinonimica della più semplice "nun fa' 'a matta" o "nun fa' er matto"
SI NUN TE STAI CALMO TE DO 'N CAZZOTTO 'N PETTO CHE TE METTO LI PORMONI A TRACOLLA E TE CE SCRIVO INVICTA: Se non ti calmi subito finirai col ricevere un pugno ben piazzato
AHÒ, CONTO FINO A TRE: SE A DUE NUN STAI QUA, A UNO TE MENO!: Vieni qui immediatamente. Tipica espressione che manifesta un nervoso richiamo all'attenzione allo scopo di sgridare l'interlocutore
STA BÒNO, CHE SE VOLA 'NA PIZZA A POLICLINICO, PIJI LA METRO A CASTRO PRETORIO PE' PIJALLA: Non essere particolarmente spavaldo nei comportamenti, perché di solito in caso di tafferugli sei il primo a rimetterci. Policlinico e Castro Pretorio sono due note fermate della metropolitana di Roma, linea B
FAMOJE 'NA RAPA: Espressione usata per esporre ad un amico/compagno la possibilità di fare una rapina ai danni di un terzo individuo
Edited by -Mariella- - 7/8/2021, 08:15. -
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detti e proverbi del lazio
Te pozzeno fa i bùttuni de matreperla (imprecazione sermonetana).
Ti possano fare i bottoni di madreperla. E' una maledizione perché i bottoni di madreperla erano presenti sul vestito del morto.
Lazio
Te pozza dà 'no fùrmine a cèlo sereno (imprecazione sermonetana).
Ti possa cogliere un fulmine a ciel sereno.
Lazio
La caglìna, a cchìcco a cchìcco, se magna la casa co' tutto glio tìtto (dialetto sermonetano).
La gallina, a chicco a chicco, si mangia la casa con tutto il tetto. Cioè, un po' alla volta, lo scialacquatore si mangia tutto il patrimonio.
Lazio
Glio merlo 'ngabbia non canta pe' ammore, canta pe' rrabbia
Il merlo in gabbia non canta per amore, canta per rabbia (proverbio sermonetano).
Lazio
Sermoneta prima t'engrassa e dòppo te frega (proverbio sermonetano più famoso).
Sermoneta prima ti fa ingrassare ma dopo ti frega. Il proverbio fa riferimento alla malaria che infestava le paludi pontine per cui la gente si trasferiva a Sermoneta (in collina), illudendosi di sfuggire alla terribile malattia, ma la malaria colpiva anche lì con uno pseudo-ingrassamento a cui seguiva però la malaria cronica con ingrossamento del fegato e della milza ed edemi (il cosiddetto "ingrassamento").
Lazio
Da giovane la cellètta, da vecchia la bussolètta (dialetto di Sermoneta)
Si dice della donna di facili costumi da giovane, mentre da vecchia si dedica alla chiesa, chiedendo l'elemosina con la "bussolètta".
Lazio
La vita è 'n'affattàta alla fenèstra (Dialetto di Sermoneta).
La vita è un'affacciata alla finestra.
Lazio
Madonna, Madonnella, che stai vestita da monacella, viècci tu stanotte, 'ncì mannà chiglio brutt'ome ca se ngàgna l'agnìma mia, viecci tu Madonna mia.
Madonna Madonnella che sei vestita da monacella, Vieni tu stanotte, non mandare quell'uomo brutto che si prende l'anima mia, vienici tu madonna mia. (Santi Cosma e Damiano, Latina.) Il proverbio è diffuso anche in altri paesi del Lazio meridionale.
Lazio
Daje e daje pure li piccioni se fanno quaie.
Prova e riprova anche i piccioni possono diventare quaglie.
Lazio
A maggio raglieno gl'aseni.
A Maggio si sentono anche gli asini. E' per dire che ad un certo punto si risvegliano in tanti. (Priverno, Latina, ma è diffuso anche in altri paesi del basso Lazio).
Lazio
Scallasse er piscio.
Arrabbiarsi moltissimo.
• impegnare qualcosa al
Mette a studià quarcosa.
Impegnare qualcosa al Monte di Pietà.
• non essere capace di
Nun sapè tenè er cecio in bocca.
Non essere capace di mantenere un segreto.
• famiglia numerosa a
Padre, è cresciuto un frate. Brodo lungo e seguitate.
Famiglia numerosa a cui s'è aggiunto un altro figlio.
• uno alla volta ce ne
A uno a uno se n'annamo tutti
Uno alla volta ce ne andiamo tutti (nel senso che si muore).
• cento anni di pianto
Cent'anni de pianti, nun pagheno un sordo de debiti.
Cento anni di pianto non pagano i debiti.
• sulle uova bisogna bere
Bevo, pecché ho da magnà l'ovo e bevo pecché ho magnato l'ovo.
Sulle uova bisogna bere prima di mangiarle, mentre le mangi e dopo averle mangiate!
• chi è ricco ha sempre
Chi ha cudrini non ha mai torto.
Chi è ricco ha sempre ragione.
• chi si ostina la spunta,
Chi intigna, se la sbigna, chi scommette ciarimette
Chi si ostina la spunta, chi scommette ci rimette.
il colpo sparato e la
Botta sparata e lepre scappata nun s'arichiappeno più.
Il colpo sparato e la lepre fuggita non si riprendono più.
• i soldi sono come la
Li quattrini sò come la rena, na soffiata e voleno.
I soldi sono come la sabbia: un colpo di vento e volano.
• l'amico che ha
L'amico bottegaro, te fa er prezzo sempre più caro.
L'amico che ha negozio ti fa sempre il prezzo più caro.
• chi non regala e non A chi nun t'arigala e nun t'impresta, fuggelo come la pesta.
Chi non regala e non presta, fuggilo come la peste.
• la poca fatica è la La poca fatica è la salute de l'omo.
La poca fatica è la salute dell'uomo.
• dai falsi e dai finti
Da colli storti e da gnegnè, liberamus domine.
Dai falsi e dai finti ingenui che iddio ci liberi.
• sia che va bene, sia
Tanto, piove o nun piove er papa magna.
Sia che va bene, sia che va male, al papa non manca mai da mangiare.
• c'entra perché
C'entra perché ce cape.
C'entra perché ci va.
• fatti un nome, poi puoi
Fatte nome e va a rubbà.
Fatti un nome, poi puoi rubare. »
• nessuno è contento di
Nisciuno è sazio de la sù fortuna.
Nessuno è contento di quel che ha.
chi non lavora va in
Che nu' lavora va in malora, chi lavora pure ce va; dunqu'è mejo a nù lavorà.
Chi non lavora va in rovina, chi lavora ci va ugualmente; dunque è meglio non lavorare.
• voglia di lavorare saltami
Voja de kavorà ssàrtene addosso, viemme a trovà domà cche oggi nun posso.
Voglia di lavorare saltami addosso, vienimi a trovare domani che oggi non posso.
• quello che non ammazza
Quer che nù strozza ngrassa.
Quello che non ammazza ingrassa.
se er vino nu lo reggi, Se er vino nu lo reggi, l'uva magnatela a chicchi.
• a lavorà la mano monca,
A lavorà la mano monca, a magnà e beve ganassa franca.
• i romani parlano male,
Li romani parlano male, ma pensano bene!
I romani parlano male, ma pensano bene.
• ricchi o falliti, un
Ricchi o falliti, un pranzo a uffa non dispiace mai.
Ricchi o falliti, un pranzo a gratis non si rifiuta mai.
• é meglio avere cento
È mejo avecce cento cani a le coste, che na spina ar culo.
É meglio avere cento cani alle costole, che uno scocciatore. • si mangia per vivere,
Se magna pè campà, nò pè crepà.
Si mangia per vivere, non per morire. • risparmia, risparmia,
Sparagna, sparagna, arriva er gatto e se lo magna.
Risparmia, risparmia, poi arriva la morte e si mangia tutto. -
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