La panchina di Mariella Forever

MARLON BRANDO

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    Bello, enigmatico, ribelle....pieno di fascino

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    Da maturo,,era ancora più affasciante

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    Edited by -Mariella- - 9/4/2018, 07:30
     
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    Marlon Brando, la nascita della recitazione moderna.

    Mariella_panchina_551
    «Come puoi fare per sopravvivere nel mondo del cinema? Non lo so. So solo che più sarai sensibile e più ti maltratteranno, l’unica cosa che puoi fare è costruirti una bella corazza e andare avanti».
    Due volte vincitore del premio Oscar, Marlon Brando, ritenuto il più grande attore di tutti i tempi, ha rivoluzionato il mondo del cinema con un ineguagliabile stile recitativo che elimina lo star-system patinato di Hollywood della grandiosa teatralità a favore di un approccio psicologico più profondo nell’interpretazione di un personaggio. Anche la sua presenza fisica, atletica e imponente, in forte contrasto con il suo viso angelico, si distingue dalla norma degli attori di quel periodo, proponendo un nuovo sex symbol dalla bellezza disarmante ad un’America reduce dalla guerra, stanca di stereotipi e alla ricerca di qualcosa di ferocemente imprevedibile e totalmente rinvigorito.
    Proprio in uno dei maggiori protagonisti del “Metodo Stanislavskij“, l’ancora scosso e inquieto pubblico statunitense incontrerà la più incisiva espressione di cambiamento della recitazione. Marlon Brando rappresenterà il ponte tra la purezza eroica delle star del passato (Gary Cooper, Gregory Peck, Henry Fonda) e una generazione di antieroi conflittuali profondamente umani che vede tra i più grandi interpreti James Dean, Robert De Niro, Al Pacino, Jack Nicholson, Anthony Hopkins e Sean Penn.
    Uomini emotivamente vulnerabili e quindi pericolosi nello stesso tempo.

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    Con Marlon Brando leggiamo la natura umana, non fuggiamo dal mondo reale sognando uomini che non esistono, ma osserviamo con attenzione quello che siamo e quello che la vita e la nostra inafferrabile natura potrebbe farci diventare. Per questo riusciamo a guardare oltre l’aspetto negativo dei personaggi da lui interpretati; la sua recitazione travolgente, quella “pura poesia in movimento“, citando il regista Martin Scorsese, riesce a renderci accattivanti persino le figure più ripugnanti. Ed il motivo è molto semplice: un uomo non è solo “ripugnante”, molte sono le sfumature del suo animo e, grazie alle sue superbe prove recitative, riusciamo ad afferrarle tutte.
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    Uomini.

    Marlon Brando assimila la tecnica di recitazione codificata da Stanislavskij basata sull’approfondimento psicologico del personaggio da interpretare con lo scopo di portare sulla scena uomini credibili e naturali.
    Una tecnica che non si limita a creare un facsimile di emozioni del personaggio. Il cosiddetto “Metodo“, importato negli Stati Uniti dall’Actor’s Studio di Lee Strasberg, pretende che i suoi attori riescano a sentire veramente le stesse emozioni provate dal personaggio da interpretare. Quindi, se una scena richiede di mostrare il dolore estremo di un personaggio, l’interprete ha bisogno di interiorizzarne le emozioni sperimentando gli stessi sentimenti del personaggio e non cercando di imitarli nel miglior modo possibile. Non è da considerarsi infatti l’imitazione la vera recitazione. E se ormai ce ne rendiamo conto immediatamente quando ci troviamo dinnanzi a ridicole fiction o a film di pessimo livello in cui ci si accorge immediatamente che gli “attori” o le “attrici” non sono riusciti ad indossare i panni del personaggio da interpretare, mostriamo di essere in profondo debito nei confronti di Stanislavskij, di Marlon Brando e di attori di simile spessore.Mariella_panchina_552Talvolta, se la scena è particolarmente drammatica e il personaggio è molto umano, le sue intense emozioni giungono all’attore in modo naturale. Ma non tutti sono in grado di connettersi empaticamente con lo stato emotivo del personaggio ed in quel caso il metodo proposto da Stanislavsky è quello di spingere l’attore a scavare nei meandri dei propri ricordi cercando di riviverli e di attingere così ad un’ esperienza di vita analoga. Un lavoro non proprio facile per il nostro attore che a tale tecnica recitativa ne coniuga un’altra profondamente diversa. Bisogna infatti sottolineare che è importantissimo nel suo percorso di formazione l’incontro con il maestro del teatro politico d’avanguardia Erwin Piscator, fuggito dalla Germania nazista e fondatore insieme a Stella Adler del Dramatic Workshop. Ritenuto uno dei massimi fondatori della regia moderna, Piscator ambisce ad una comunicazione cinematografica prettamente socio-politica.

    Risulta sottinteso che limitarsi ad imparare i trucchi del Metodo non garantisce prestazioni di simil livello. È il profondo lavoro sul tormento interiore che distingue il nostro, la maniera in cui il Metodo ha scatenato i suoi conflitti e tormenti, qualità rare che hanno reso Brando un attore ineguagliabile. Il Metodo non fa altro che lasciar emergere la sua insicurezza, il suo calore, la sua rabbia, la sua crudeltà e la sua vulnerabilità, lasciando scivolare nell’oblio quegli aspetti eccentrici, sovente irritabili, della sua personalità.
     
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    Marlon Brando
    data di nascita: giovedì 3 aprile 1924 (98 anni fa)
    data morte: giovedì 1° luglio 2004 (18 anni fa)


    Marlon Brando: Tra i divi di Hollywood è il bello e tenebroso per antonomasia, ma soprattutto uno degli attori più talentuosi di sempre e un modello di recitazione per tantissimi dopo di lui.

    Nato ad Omaha, nel Nebraska, e morto a Los Angeles nel luglio del 2004, frequentò la scuola d'arte drammatica "The Dramatic Workshop" di New York, debuttando a Broadway nel 1944 e affinando nel mentre la propria tecnica con i corsi all'Actor's Studio (fucina di star del calibro di Paul Newman, Al Pacino e Robert De Niro).

    Tre anni più tardi salì alla ribalta della critica teatrale con il ruolo del burbero protagonista di Un tram che si chiama Desiderio, dramma capolavoro di Tennessee Williams, la cui versione cinematografica firmata da Elia Kazan (premiata con quattro Oscar) valse a Brando, nel 1952, la prima nomination all'Oscar come "miglior attore protagonista".

    Dopo averlo sfiorato nuovamente con il film "Viva Zapata" (con cui trionfò al 5° Festival di Cannes), conquistò l'ambita statuetta nel 1955 con il celebre Fronte del porto (regia di Kazan), che ne consacrò il fascino ribelle e tenebroso. Al declino degli anni Sessanta seguì la strepitosa risalita del decennio seguente, con interpretazioni entrate nella storia della "settima arte".

    Da Don Vito Corleone de Il padrino, che gli valse il secondo Oscar nel 1973, al colonnello Kurtz di "Apocalypse now" del 1979 (entrambe le pellicole magistralmente dirette da Francis Ford Coppola), passando per il protagonista dello scandaloso "Ultimo tango a Parigi" di Bernardo Bertolucci.

    Vincitore tra gli altri di cinque Golden Globe e nominato otto volte all'Oscar, si rifiutò di ritirare la seconda statuetta per protestare contro le ingiustizie verso le minoranze etniche, arrivando a donare agli indiani alcuni terreni a Santa Monica, in California.
     
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    Nati in questo giorno
    Marlon Brando
    data di nascita: giovedì 3 aprile 1924 (100 anni fa)
    data morte: giovedì 1° luglio 2004 (19 anni fa)

    Marlon Brando: Tra i divi di Hollywood è il bello e tenebroso per antonomasia, ma soprattutto uno degli attori più talentuosi di sempre e un modello di recitazione per tantissimi dopo di lui.

    Nato ad Omaha, nel Nebraska, e morto a Los Angeles nel luglio del 2004, frequentò la scuola d'arte drammatica "The Dramatic Workshop" di New York, debuttando a Broadway nel 1944 e affinando nel mentre la propria tecnica con i corsi all'Actor's Studio (fucina di star del calibro di Paul Newman, Al Pacino e Robert De Niro).

    Tre anni più tardi salì alla ribalta della critica teatrale con il ruolo del burbero protagonista di Un tram che si chiama Desiderio, dramma capolavoro di Tennessee Williams, la cui versione cinematografica firmata da Elia Kazan (premiata con quattro Oscar) valse a Brando, nel 1952, la prima nomination all'Oscar come "miglior attore protagonista".

    Dopo averlo sfiorato nuovamente con il film "Viva Zapata" (con cui trionfò al 5° Festival di Cannes), conquistò l'ambita statuetta nel 1955 con il celebre Fronte del porto (regia di Kazan), che ne consacrò il fascino ribelle e tenebroso. Al declino degli anni Sessanta seguì la strepitosa risalita del decennio seguente, con interpretazioni entrate nella storia della "settima arte".

    Da Don Vito Corleone de Il padrino, che gli valse il secondo Oscar nel 1973, al colonnello Kurtz di "Apocalypse now" del 1979 (entrambe le pellicole magistralmente dirette da Francis Ford Coppola), passando per il protagonista dello scandaloso "Ultimo tango a Parigi" di Bernardo Bertolucci.

    Vincitore tra gli altri di cinque Golden Globe e nominato otto volte all'Oscar, si rifiutò di ritirare la seconda statuetta per protestare contro le ingiustizie verso le minoranze etniche, arrivando a donare agli indiani alcuni terreni a Santa Monica, in California.
     
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