La panchina di Mariella Forever

Colt, il baby-ladro diventato mito

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    Stati Uniti Il bandito è l’incubo della polizia. I sociologi: «Ribelle come Jesse James»
    Colt, il baby-ladro diventato mito
    Fan, siti e T-shirt per il 18enne che ruba auto e aerei. «A piedi scalzi»

    WASHINGTON — «Fly, Colt, Fly», incitano le scritte sulle T-shirt. E Colt vola. Dalle isole davanti a Seattle all’Idaho. Colt è il soprannome di Colton Harris-Moore, nome lungo quanto la sua fedina penale nonostante abbia solo 18 anni. Lo accusano di aver rubato aerei da turismo, barche e di aver svaligiato decine di case al confine tra Usa e Canada. L’ultimo episodio lo ha visto coinvolto in una misteriosa sparatoria in un’area impervia ad est di Seattle.

    Il bandito-bambino, come lo chiama la stampa, è diventato l’incubo dei poliziotti. Ma soprattutto si è trasformato in un’icona. Lo paragonano a Jesse James, fuorilegge e ribelle sudista, o al non meno spietato gangster Dillinger, il temuto pericolo pubblico numero uno. Eppure Colt non ha mai ammazzato nessuno, anche se pochi giorni fa avrebbe sparato ad un agente. Quanti lo ammirano sostengono che «è davvero in gamba». O, come dice orgogliosa la mamma nonostante i rapporti tempestosi, possiede «un alto quoziente di intelligenza ». Che gli permette di far fesso lo sceriffo Brown che lo conosce — inteso come delinquente — da quando Colt aveva appena 12 anni.

    Molti, affascinati dalle scorribande, si sono tramutati in fan. C’è un sito dedicato a Colton, esiste una pagina su Facebook con più di 6 mila «amici», hanno composto una ballata, vendono le magliette con la sua faccia, un produttore di Hollywood, nascosto dietro l’anonimato, pensa di girare un documentario. Ingredienti perfetti per farne un personaggio.

    È così che la storia di un piccolo furfante è diventata «la leggenda di Colt». Una fama arrivata sino in Europa dove qualche matto ha chiesto come «può comprare» le T-shirt dedicate al fuggiasco. A chi si interroga perché mai un ladro possa essere così popolare i sociologi replicano accostandolo al «ribellismo» alla Jesse James e al fascino per la sfida. Un ragazzo contro. Paragoni che fanno infuriare gli investigatori: «Scemate, è uno che deve andare in galera».

    Per mandarcelo, però, devono prenderlo. Colt si è rivelato un osso duro, nonostante gli interventi di elicotteri con rilevatori speciali e unità Swat. Lui ha studiato su Internet come pilotare gli aerei ed è riuscito a fregarne tre poi abbandonati in atterraggi di fortuna. Si nasconde nelle case di vacanze — vuote — e se si trova bene si ferma per qualche giorno, al punto da farsi spedire oggetti costosi che ordina via web. Tanto pagano gli altri. Entrato di notte in un ristorante, ne ha svaligiato la cassaforte ed ha lasciato solo una banconota da un dollaro per irridere il proprietario. Nella sua cavalcata si è portato via una vettura di lusso all’interno della quale c’era una macchina digitale. Colt non ha resistito a farsi una foto che è finita nel suo dossier. Vicino ad uno dei Cessna trafugati, hanno scorto delle tracce di piedi scalzi. Un particolare che ha acceso ancora di più la fantasia: Colt è capace di andare in giro senza scarpe. Altro peana sui blog quando i segugi della polizia sono arrivati ad un accampamento in un bosco. L’ultimo bivacco di una persona che aveva una gran fretta di sparire. Il bandito-bambino è diventato «lo svaligiatore scalzo», capace di vivere nella foresta perché allenato «alle migliore tecniche di sopravvivenza».

    Tutte esagerazioni, ribatte lo sceriffo Cumming, altro uomo della legge che ha un conto aperto con il latitante. «Questo non è un reality, ma un’inchiesta criminale », insorgono i cittadini per bene con senso di fastidio. E sperano che la madre lo convinca a consegnarsi. La donna è indecisa. Sostiene che le autorità esagerano nell’accusare Colt di tutte quelle rapine, ci sono degli «opportunisti» che approfittano della situazione. Poi si è rivolta al figlio con un timido appello. Ma dicono che ci abbia ripensato. E allora «Fly, Colt, Fly». Vedremo ancora per quanto.

    Guido Olimpio
    21 ottobre 2009

    http://www.corriere.it/
     
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