La panchina di Mariella Forever

Tarantini :cocaina nella cassaforte

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    L'INCHIESTA DI BARI - LE CARTE
    L’estate di Tarantini :
    «Droga e affari nella mia villa»
    I verbali: in Sardegna con cocaina nella cassaforte

    BARI — Le feste in Sardegna, la cocaina per gli ospiti, i rapporti con Sabina Began e con Eva Cavalli, le liti al Billionaire. Ma anche i contatti con Finmeccanica per cercare di chiudere alcuni affari legati al settore sanitario. C’è pure questo nei verbali di Gianpaolo Tarantini, l’imprenditore pugliese che ha ammesso di aver reclutato una trentina di donne da portare nelle residenze del premier Silvio Berlusconi. Ragazze italiane e straniere, «alcune disponibili ad avere rapporti sessuali», che venivano retribuite con 1.000 euro. Il 28 luglio scorso l’uomo — indagato per corruzione, favoreggiamento della prostituzione e cessione di stupefacenti — viene convocato nella caserma della Guardia di Finanza di Bari. Il pubblico ministero e gli investigatori gli contestano quanto emerge dalle telefonate intercettate nell’estate del 2008, quella che fu poi segnata dall’incontro tra Tarantini e il premier avvenuto durante una cena a Villa Certosa. Un ruolo chiave lo gioca Massimo Verdoscia, l’uomo che presentò Patrizia D’Addario a Tarantini, arrestato agli inizi dello scorso agosto pure lui perché avrebbe ceduto droga ad amici e conoscenti.

    La coca in cassaforte
    Il verbale comincia proprio dalla scelta della casa a Porto Cervo: «Nel giugno insieme a mia moglie ed a Massimo Verdoscia e famiglia decidemmo di prendere in affitto una villa in Sardegna per un importo di circa 70.000,00 euro, che pagammo io, per un importo maggiore, e Massimo Verdoscia. Prima di andare in Sardegna, io, Massimo Verdoscia e Alessandro Mannarini (anche lui iscritto nel registro degli indagati per cessione di droga, ndr ) decidemmo di acquistare un quantitativo di circa 50-70 grammi di cocaina ed un quantitativo più ridotto di 'MD' (una droga sintetica simile all’ecstasy, ndr ). Lo stupefacente fu acquistato alla fine di giugno in circostanze diverse da me, da Verdoscia e da Mannarini, ognuno con proprie disponibilità finanziarie. Lo stupefacente fu trasportato in Sardegna in unica soluzione da Alessandro Mannarini, a bordo dell’autovettura con la quale si mosse da casa mia in quanto dormiva in una dependance della stessa, ma una volta giunta in Sardegna fu suddivisa tra me, Verdoscia e Mannarini. Io tenni per me la parte più rilevante conservandola nella cassaforte della mia camera da letto. Acquistai la mia parte di stupefacente da due o tre persone, se non ricordo male tale Nico e tale Onofrio, mentre ricordo che Verdoscia l’acquistò da tale Stefano. Ho acquistato stupefacenti anche in passato ma da altre persone. Ricordo di averla acquistata, sempre insieme a Verdoscia e Mannarini, in occasione di un viaggio a Montecarlo per assistere ad un gran premio automobilistico nella primavera del 2008. Ricordo che in occasione di una festa al club Gorgeous di Bari per il festeggiamento dei 30 anni di mia moglie ho ceduto gratuitamente cocaina ad alcuni invitati. Anche in occasione di una festa fatta a casa mia, nella primavera 2008, ricordo di aver offerto gratuitamente sostanze stupefacenti».

    Le dosi alla Began
    I contatti di Tarantini con Sabina Began, soprannominata «l’Ape regina» per essere una delle «favorite» del premier, emergono dalle conversazioni registrate dai finanzieri. Lui nega però di essere il suo pusher. E dichiara: «Non ricordo di aver portato sostanze stupefacenti in occasione del concerto della star Madonna tenutosi a Roma allo stadio Olimpico nel settembre 2008, dove mi accompagnai con persone, tra le quali la signora Benetton, che non hanno nulla a che fare con la droga. Sia Massimo Verdoscia che Alessandro Mannarini erano a conoscenza che la droga fosse custodita nella cassaforte. Ebbi anche una discussione con Mannarini in quanto riscontrai una mancanza di sostanza stupefacente che avevo lasciato in cassaforte. Non ricordo a chi ho ceduto lo stupefacente in Sardegna, ogni tanto ne portavo con me piccole quantità. Personalmente non credo di aver ceduto dello stupefacente a Sabina Beganovic, mentre sono sicuro che le sia stato ceduto sia da Verdoscia che da Mannarini. Le cessioni da me operate nel tempo non sono state finalizzate a coltivare relazioni professionali ma operate al fine di tenere alto il sistema delle mia relazioni personali innanzitutto nella città di Bari. Posso escludere che dalla cessione gratuita delle sostanze stupefacenti siano da me derivati vantaggi sia patrimoniali che professionali. Voglio precisare che durante il mio soggiorno in Sardegna nell’estate 2008 ho ceduto più volte sostanze stupefacenti a Francesca Lana. Non ricordo di aver ceduto dello stupefacente a tale Victoria. Non ricordo di aver ceduto o offerto sostanze stupefacenti a Maria Teresa De Nicolò».

    Il malore di Eva
    Dalle intercettazioni emerge che la moglie dello stilista Cavalli si sarebbe sentita male proprio durante una delle feste organizzate in Sardegna. Così Tarantini cerca di dimostrare la propria estraneità alla vicenda: «Non corrisponde al vero il fatto che io abbia versato lo stupefacente 'MD' nel bicchiere di Eva Duringer a sua insaputa. Ammetto di averne parlato con tale Pietrino ma escludo dal tenore della conversazione possa evincersi una qualsiasi mia eventuale ammissione. Posso aggiungere che scherzosamente la stessa Eva Cavalli mi chiese, qualche tempo dopo, se io le avessi versato qualche sostanza stupefacente nel suo bicchiere. Ma io le risposi che non mi sarei mai permesso di fare un gesto simile». Movimentate da liti e ubriacature sembrano essere anche le serate che la compagnia legata a Tarantini trascorre nei locali della Costa Smeralda. «Escludo che nella notte tra l’8 e il 9 agosto 2008 la discussione avuta con Tommaso Buti nei bagni del Billionaire sia riconducibile alla sua opposizione al ché io entrassi nel bagno con Nena Rustic e tale Paola al fine di far uso di stupefacente. La ragione della discussione che ebbi con Tommaso Buti era riconducibile al fatto che stava maltrattando la Nena ed io sono intervenuto per difenderla».

    La riunione con Finmeccanica
    Il giorno precedente, esattamente il 27 luglio scorso, Tarantini viene interrogato su una riunione avvenuta presso l’Hotel de Russie a Roma a fine gennaio 2009. E racconta: «Conosco Enrico Intini da circa un anno in quanto mi è stato presentato dall’avvocato Salvatore Castellaneta e dal signor Roberto De Santis, in occasione della realizzazione di un progetto per la tracciabilità del sangue mostratomi da un mio amico tale Pino e per il quale cercavo finanziatori. Con Intini avevo un contratto di collaborazione che venne formalizzato in seguito ed in forza del quale, essendo venuto a conoscenza delle difficoltà incontrate dallo stesso Intini in relazione ad una procedura di gara per le pulizie dell’Asl di Bari, presi l’iniziativa di organizzare un incontro a Roma con l’avvocato Lea Cosentino (direttore generale della stessa Asl, ndr ). Io ero venuto a conoscenza che Enrico Intini non avrebbe mai vinto da solo quella gara e lo stesso Intini ebbe a lamentarsene con me. Io a quel punto gli dissi che la Cosentino non gli avrebbe mai fatto vincere una gara da solo e che avrebbe comunque avuto grosse possibilità se fossero stati fatti tre lotti. Questo io dissi anche perché ne avevo parlato con Lea Cosentino. Fu per queste ragioni che organizzai l’incontro di Roma del 21 gennaio 2009. Io sapevo che a quell’incontro avrebbero partecipato, oltre alla Cosentino, anche Rino Metrangolo, dirigente di Finmeccanica e Cosimo Catalano, titolare della società della Supernova, entrambi interessati alla stessa gara. In particolare era a conoscenza della circostanza che quella gara seguiva altra di uguale contenuto ma annullata perché il bando era errato. Avevo in particolare appreso che il precedente bando era stato annullato o era in fase di annullamento in quanto l’importo indicato a base di gara era calcolato su un numero di ausiliari ormai eccedente a causa dell’internalizzazione di ausiliari operato nel frattempo».

    La gara in tre lotti
    «L’occasione fu propizia — continua Tarantini — per sostituire al principio del lotto unico l’idea di tre lotti, come io personalmente suggerii a Lea Cosentino e a Antonio Colella, dirigente dell’area patrimonio dell’Asl di Bari. In tal modo avremmo potuto assicurare a Catalano, ad Intini ed a Metrangolo di gareggiare vincendo ciascuno un lotto. La gara in tre lotti, a quanto mi consta, non si è mai tenuta e nulla è avvenuto dopo quell’incontro a Roma. Lea Cosentino era interessata all’ipotesi dei tre lotti in quanto in tal modo, come lei mi disse, avrebbe smesso di subire le scelte altrui ed avrebbe potuto al contrario concorrere a definire l’individuazione dei vincitori della gara. Io stesso invitai all’incontro Metrangolo, in quanto dirigente di Finmeccanica interessato a partecipare alla gara, mentre fu Lea Cosentino a far intervenire alla riunione Cosimo Catalano, anch’esso direttamente interessato. Nel caso in cui questo progetto di lottizzazione della gara fosse andato in porto, io avrei percepito circa il quattro per cento dell’importo aggiudicato da Intini e circa il quattro per cento da Catalano. Non avevo ancora parlato di compensi con Metrangolo. Quando Enrico Intini giunse alla riunione al De Russie, prospettò l’eventualità di un ricorso come mera provocazione in quanto Intini era già d’accordo con me sulla suddivisione in tre lotti della gara ma intervenne parlando di un suo ricorso perché si vide in difficoltà trovando in quella riunione persone che non si aspettava di trovare». Angela Balenzano Fiorenza Sarzanini

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