La panchina di Mariella Forever

LA FUGA DELLE RONDINI

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  1. EternBoyX
     
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    Difficile rivedere i grandi stormi. E si adattano specie esotiche
    Fuga anticipata delle rondini
    tradite dal clima impazzito
    In crisi gli animali «specialisti». L’usignolo è sparito

    Alcuni esemplari di rondini (Ap)
    MILANO - A settembre, in un tempo che ormai ci pare lontano, era normale vedere i preparativi che le rondini facevano in previsione del lungo viaggio che le avrebbe riportate in Africa a svernare. C’era il richiamo e l’addestramento al loro primo viaggio dei nuovi nati; c’era il riunirsi in stormi vieppiù consistenti. I raduni premigratori, li chiamavano gli esperti. Ma, a parte questi, chi ancora s’accorge, e forse addirittura ha nostalgia, dell’immagine bella di quell’affollarsi di rondini una volta consueta e ormai così rara? Quante sono, al giorno d’oggi, le persone che, per sensibilità e soprattutto per l’esperienza acquisita in tempi lontani, sa ancora percepire e leggere i tanti piccoli segni — segni spesso d’allarme — che l’ambiente costantemente ci invia?

    In molte zone del nostro Paese sono, per esempio, scomparsi gli usignoli. Era una gioia sentirne il canto notturno bello e toccante. E chi ancora ha memoria dei concerti, pure notturni, dei grilli, o di quelli diurni delle cicale? Eppure i segnali sono, o almeno sarebbero, chiari e forti, e proprio le rondini, al proposito, avrebbero molto da raccontarci. Perché loro sono animali straordinariamente specializzati. Anche se il declino di questi un po’ magici uccelli è iniziato ormai da molto tempo (e la Lipu, la lega italiana protezione uccelli, non ha mai smesso di allertarci) credo che tutti sappiano che le rondini si nutrono volando, tenendo il loro grande becco — una trappola naturale — ben spalancato. Ebbene, se gli insetticidi hanno fatto fuori la maggior parte degli insetti volanti, oppure, quelli rimasti, li hanno resi velenosi, per le rondini c’è ben poco da fare. E lo stesso può dirsi per le loro notturne controfigure, i pipistrelli. Le rondini, ho scritto prima, sono animali specialisti: hanno cioè messo a punto, nei tempi lunghi della loro evoluzione, un raffinato, talora pressoché perfetto, modo di stare al mondo, adattandosi a un tipo di ambiente prevedibile e stabile. E ho scritto «i tempi lunghi della loro evoluzione», perché si tratta di evoluzione biologica, un processo che appunto è sempre lentissimo.

    Ma ecco allora dove sta il problema: ebbene, il problema sta in noi, in noi Homo sapiens, una specie che, piuttosto straordinariamente, è in grado di cambiare il suo comportamento non per evoluzione biologica, ma culturale. Il che significa, tra l’altro, il saper determinare — e sempre più col passare del tempo — anche repentini cambiamenti ambientali. Così i cosiddetti ambienti stabili e prevedibili, essenziali per l’evolversi degli specialismi biologici, la smettono di essere tali. E gli animali specialisti, come le rondini e i pipistrelli, se ne vanno decisamente in crisi. È la biologia, in parole povere, che non tiene il passo, sempre più rapido della nostra, spesso sconsiderata, evoluzione culturale. Ecco allora che questo nostro tempo, che poi è tempo di crisi ecologica, segna il trionfo di quelle specie che sono l’opposto degli specialisti, e cioè gli animali detti generalisti. Sono specie adattate a vivere in ambienti instabili e pertanto scarsamente prevedibili oppure, addirittura, a vivere la vita avventurosa degli animali colonizzatori. Specie, insomma, che in un modo o nell’altro se la cavano sempre. Furbe e opportuniste, con poche regole scritte nel loro Dna e invece con raffinate capacità di apprendimento. Specie che, un po’ eufemisticamente, vengono denominate «problematiche», quali i topi e i ratti, i colombi, gli scarafaggi, anche i cinghiali, in un certo senso. Ebbene, queste specie, generalmente, occupano gli spazi lasciati liberi dagli specialisti sconfitti banalizzando così i differenti ambienti, un tempo ricchi dei cosiddetti «endemismi». Forme cioè che si trovavano, rendendoli l’uno dall’altro unici, ciascuna in un ambiente particolare. Adatte ad esso e ad esso soltanto.

    C’è, infine, un altro segnale che l’ambiente ci manda: la presenza di tantissime specie esotiche, installatesi perché sfuggite alla cattività o, peggio ancora, perché rilasciate per scopi venatori o di pesca. Che ci fanno, per esempio, i variopinti pappagalli che volano tra le palme di Palermo, di Genova, di Roma e di altre nostre città? E che ci fa nei nostri maggiori corsi d’acqua il siluro del Danubio, un gigantesco pesce-gatto? Ecco allora che, in questi casi, peraltro assai frequenti, la banalizzazione addirittura si internazionalizza e noi possiamo parlare, a pieno titolo, di globalizzazione zoologica.

    Danilo Mainardi

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    Buongiorno
    Stanno tornando le rondini...
    pesano circa 20 gr e percorrono più di 5000 km in volo per arrivare da noi.
    Hanno superato il deserto del Sahara.
    Hanno sorvolato il Mar Mediterraneo senza riposare.
    Hanno lottato contro perturbazioni e venti di tempesta.
    Hanno fatto qualcosa di straordinario.
    E tutto questo per venire a riprodursi sotto il nostro tetto.
    La rondine consuma fino a 850 mosche e zanzare al giorno.
    Se avessimo la fortuna di ospitare un nido di questa specie nel nostro ambiente familiare, la coppia da sola, potrebbe eliminare circa 1.700 mosche e zanzare al giorno.
    Non esiste insetticida più efficace ed ecologico.
    Facciamole sentire le benvenute, hanno scelto proprio noi
     
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1 replies since 4/9/2009, 07:21   145 views
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