La panchina di Mariella  Forever

Posts written by -Mariella-

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    Trovati a 106 metri di profondità i corpi di Stefano Bianchelli e Mario Perniciano
    Avvistati dal robot della Marina Militare a 20 metri dal relitto nel mare di Villasimiuslutto-17151047773091
    Tragico epilogo. Sono stati trovati i corpi senza vita di Stefano Bianchelli e Mario Perniciano, i due esperti sub che erano dispersi in mare da domenica nel sud della Sardegna. Le ricerche di Bianchelli, 56 anni, e Perniciano, 55 anni, andavano avanti senza sosta.

    Morti Stefano Bianchelli e Mario Perniciano
    Da domenica, primo pomeriggio, erano scomparsi nel tratto di mare di Villasimius compreso fra l'Isola dei Cavoli e l'isola di Serpentara. L'allarme era scattato quando l'amico sulla barca di appoggio non li ha visti risalire. I due si erano immersi per posizionare una boa sul fondale vicino al celebre relitto della San Marco, un piroscafo affondato nella seconda guerra mondiale.

    Stamane la svolta: sono stati avvistati dal robot della Marina Militare a 106 metri di profondità, e a 20 metri dal relitto. E' stato quasi subito recuperato e riportato in superficie il corpo di Mario Perniciano. Avrà invece luogo domani il recupero del corpo di Stefano Bianchelli: le operazioni sono state sospese oggi per le pessime condizioni del mare. Le salme saranno trasferite al porto di Villasimius e poi all'Istituto di medicina legale del Policlinico a Monserrato (Cagliari) per l'autopsia, che potrebbe dare le prime risposte sulle cause della disgrazia. Si ipotizza un malore di uno dei due subacquei, con l'altro che avrebbe provato a salvarlo: ma servirà tempo per avere qualche certezza. Oggi a Villasimius è il giorno del dolore e dello sgomento.

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    Julius Kivimäki, l'hacker più ricercato di tutta Europa ha rubato i dati di oltre 33mila persone
    Ad appena 27 anni è ritenuto responsabile di oltre cinquantamila reati informatici. Individuato a Parigi, deve scontare sei anni e tre mesi di carcere per aver i pazienti di un centro specializzato in assistenza psicologica
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    Ventisette anni, ma "attivo" da dieci e ritenuto responsabile di oltre cinquantamila reati informatici. È il profilo di Julius Kivimäki, l'hacker più ricercato di tutta Europa e arrestato in Finlandia. Il suo vero nome è Aleksanteri Tomminpoika ed è stato condannato a sei anni e tre mesi di carcere per aver ricattato gli oltre 33mila pazienti di un centro finlandese specializzato in assistenza psicologica minacciando di diffondere i loro dati sensibili. Dati legati quasi sempre alla salute mentale e divulgati nonostante il versamento della somma richiesta. Duecento euro, che diventavano 500 se non versati entro le 24 ore.

    Le informazioni sono però finite sul dark web su un forum a firma di "ransom_man", pseudonimo dello stesso hacker. Alcune delle persone coinvolte per la vergogna si sono tolte la vita.

    L'attacco risale al periodo 2018-2019. Gli investigatori hanno accertato che, prima di puntare ai pazienti, Kivimaki aveva tentato di ricattare i vertici della struttura sanitaria Vastaamo, che avevano però rifiutato di versare quanto richiesto per impedire la pubblicazione dei dati. Ecco dunque che il giovane si è rivolto direttamente ai malati. Non è chiaro il guadagno finale: se fosse riuscito a estorcere 200 euro da tutte le sue vittime, l'operazione gli avrebbe reso circa 6 milioni e mezzo di euro.

    Kivimäki ha iniziato a collezionare condanne già da giovanissimo, la prima a 17 anni, eppure non era mai stato arrestato (la pena a due anni è stata sospesa, ndr). Poi l'operazione Vastaamo. Per anni è riuscito a sfuggire alla giustizia internazionale, fino all'arresto avvenuto a Parigi. Le vittime del ricatto attendono che sia riconosciuto loro un risarcimento per i danni subiti. Il fondatore di Vastaamo è stato condannato a 3 mesi di reclusione con sospensione della pena per non aver adeguatamente protetto i dati dei pazienti.
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    Viaggi di lusso e casinò, l'ad di Iren Paolo Emilio Signorini in carcere per corruzione
    Il suo coinvolgimento nell'inchiesta ligure riguarda il periodo in cui era presidente dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale
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    Nell'ambito dell'inchiesta per corruzione che in Liguria ha portato ai domiciliari il presidente Giovanni Toti, è stato arrestato e portato in carcere l'amministratore delegato di Iren, Paolo Emilio Signorini. Per lui l'accusa è di corruzione per l'esercizio della funzione e per atti contrari ai doveri d'ufficio, e riguarda il periodo in cui ricopriva la carica di presidente dell'Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale.

    Da Spinelli soggiorni di lusso e casinò a Monte Carlo A Signorini viene contestato di aver ricevuto (e accettato) dall'imprenditore Aldo Spinelli soldi e favori per accelerare una serie di affari a cominciare dal rinnovo della concessione del Terminal Rinfuse. L'attuale ad e direttore generale di Iren avrebbe ricevuto 15mila euro in contanti, 22 soggiorni di lusso a Montecarlo nell'Hotel de Paris di Monte Carlo inclusivi di giocate al casinò, servizi in camera, massaggi e trattamenti estetici e un posto al Master di tennis di Monte Carlo, fiche per giocare al casinò del principato, una borsa Chanel e un bracciale in oro Cartier da 7.200 euro (destinato ad altri).


    Un incarico da 300mila euro l'anno Spinelli avrebbe anche offerto a Signorini, una volta terminato il mandato all'Autorità portuale, un incarico da 300mila euro l'anno e la possibilità di utilizzare le sue carte di credito durante un viaggio programmato a Las Vegas.
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    Corruzione, ai domiciliari il presidente della Liguria Toti e l'imprenditore Spinelli | Il governatore: "Siamo tranquillissimi"
    L'inchiesta riguarda le elezioni regionali del 2020. Agli arresti domiciliari anche Matteo Cozzani, braccio destro del governatore: avrebbe "agevolato la mafia". In carcere l'ad di Iren Signorini
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    Il presidente della Regione Liguria, Giovanni Toti, è stato posto agli arresti domiciliari nell'ambito di un'inchiesta della Dda di Genova e della guardia di finanza sulle elezioni regionali liguri del 2020. L'accusa è di corruzione. "Siamo tranquillissimi", ha detto il governato rientrado nel suo appartamento a Genova, scortato da personale della guardia di finanza in borghese. Toti potrebbe adesso recarsi nella sua casa ad Ameglia, nello spezzino, dove ha la residenza. Il suo avvocato: "Toti è sereno e conta di spiegare tutto". Altre nove persone, fra cui il capo di gabinetto del governatore, Matteo Cozzani, sono state raggiunte da misure cautelari ed è stato eseguito un sequestro di 570mila euro nei confronti di alcuni imprenditori. La Procura genovese ha inoltre disposto una serie di perquisizioni.

    Spinelli ai domiciliari, Signorini in carcere Ai domiciliari è finito anche l'imprenditore genovese Aldo Spinelli, ex presidente di Genoa calcio e Livorno, mentre in carcere c'è l'ex presidente dell'Autorità di Sistema portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini, oggi amministratore delegato di Iren. Secondo l'inchiesta l'imprenditore avrebbe dato soldi a Toti per ottenere in cambio favori come la concessione a Spinelli per le aree del terminal Rinfuse.


    Le accuse per Matteo Cozzani e suo fratello Filippo Il braccio destro di Toti, Matteo Cozzani, è accusato di corruzione elettorale, aggravata dalla circostanza di cui all'articolo 416-bia.1 c.p. perché, per l'accusa, avrebbe agevolato l'attività di Cosa Nostra. In particolare, avrebbe agevolato il clan Cammarata del mandamento di Riesi con proiezione nella città di Genova. È accusato anche di corruzione per l'esercizio della funzione. La procura della Spezia ha emesso una decina di ordinanze di custodie cautelari nei confronti di Cozzani per quella che potrebbe essere considerata l'inchiesta 'madre'. Per Cozzani sono stati disposti i domiciliari. Arrestato anche suo fratello Filippo, titolare di alcune aziende di famiglia.
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    Travolse al casello dell'A4 auto e uccise due donne: assolto per infermità mentale
    Due perizie psichiatriche hanno stabilito che il 39enne al volante era incapace di intendere. Per lui ricovero in struttura sanitaria di sicurezza
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    E' stato assolto per infermità mentale il 39enne che il 18 febbraio 2023 a bordo di un'auto ha travolto un'altra vettura ferma alla barriera autostradale Ghisolfa sulla A4 Torino-Milano. A bordo di quest'ultima c'erano due donne morte sul colpo, Laura Amato, 54 anni, e Claudia Turconi, 59 anni. L'infermità mentale era stata stabilita attraverso due due perizie effettuate in fase di indagini.

    Sarà trattenuto in struttura sanitaria di sicurezza L'assoluzione è stata emessa nel processo con rito abbreviato dal gup di Milano, Tommaso Perna, che ha disposto, data la pericolosità sociale dell'uomo, la misura di sicurezza in una Rems. Misura che sarà rivalutata tra due anni e che proseguirà nel caso sia ancora ritenuto pericoloso. A fine giugno 2023 il gip Ileana Ramundo aveva disposto un supplemento di perizia psichiatrica nominando l'esperto Marco Lagazzi, dopo che da un precedente accertamento, sempre deciso dal giudice e affidato allo psichiatra Raniero Rossetti, era emerse il vizio totale di mente.


    Era stato accertato nella relazione che l'uomo soffre di una psicosi paranoide con crisi "da fine del mondo". E le nuove analisi psichiatrico-forensi avevano confermato nella sostanza gli esiti del primo accertamento. Secondo la perizia sul comportamento del 39enne - accusato di omicidio stradale e che era già sottoposto a misura di sicurezza (prima in un ospedale e poi in una comunità) nell'inchiesta del pm Paolo Filippini e della Polizia stradale di Novara - quella notte aveva inciso quel disturbo psicotico di cui soffre da anni, non l'hashish né le benzodiazepine che aveva assunto.



    Ai familiari il risarcimento delle assicurazioni Malgrado i suoi disturbi già accertati, però, il 39enne aveva ancora la patente valida. Era pure stato dichiarato incapace di intendere e di volere in passato in un procedimento per rapina, lesioni e violenza privata, ma non gli era stata tolta la patente. I familiari delle vittime, ad ogni modo, sono riusciti ad avere risarcimenti dall'assicurazione dell'auto.

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