La panchina di Mariella Forever

MICHELE RIONDINO ATTORE D.O.C FOTO STORIA

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    «Più i sogni sono grandi e più grande è la fatica». Era il motto di Pietro Mennea, il velocista scomparso due anni fa che detiene ancora il record europeo sui 200 metri. Quell’11” 72 è scolpito nella storia. Il 29 e il 30 marzo in prima serata su Raiuno andrà in onda la storia della «Freccia del Sud».

    Michele Riondino impresta muscoli, smorfie e sudore per interpretare «un piccolo, grande uomo – lo descrive il regista Ricky Tognazzi - nato a Barletta che non aveva le misure antropometriche per diventare un atleta e che invece con la forza di volontà ha portato sul podio non solo se stesso, ma un popolo intero».
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    Nella serie si racconta dell’amore di Mennea per la corsa, la sua venerazione per l’atleta nero Tommie Smith «The Jet», lo scontro con la madre (Lunetta Savino) che avrebbe voluto in casa un commercialista o un dottore, le gare clandestine a Barletta, il trasferimento alla Scuola di Atletica di Formia dove il futuro campione incontra il grande allenatore Carlo Vittori
    i (Luca Barbareschi), la passione per la prima fidanzata Carlotta (Alice Bellagamba), la sfida storica con il russo Borzov, l’amore per la moglie Manuela (Elena Radonicich), fino ad arrivare alle Universiadi del 1979 dove stabilì il nuovo record mondiale sui 200 metri e alle Olimpiadi del 1980.
    Insomma, si racconta l’epopea di un mito dello sport.

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    Riondino, quando le hanno proposto la parte come ha reagito?
    «Ho accettato subito la sfida, forse è stata una forma di egoismo, ma non avrei mai lasciato a nessuno dei colleghi la possibilità di interpretare Mennea. Era un’occasione unica raccontare un atleta e un uomo del genere. E poi ci univa un percorso simile: entrambe veniamo dal Sud e abbiamo lasciato la nostra terra e gli affetti per inseguire un sogno».

    Come si è preparato fisicamente per diventare Mennea?
    «Mi sono allenato per due mesi e mezzo per tre ore al giorno. Ho seguito una dieta ferrea e un allenamento con degli atleti veri. È stata dura, ma come insegna Pietro: ci vuole disciplina

    e determinazione per raggiungere i risultati».

    Quali sono stati i momenti più complicati?
    «Per 15 giorni abbiamo girato tutte le scene delle gare. Ecco, un giorno ho rischiato quasi l’infarto. Nelle partenze ho avuto delle difficoltà: quando scoppia il colpo di pistola me li trovavo tutti davanti, allora mi sono messo d’accordo con lo starter (sorride)».

    Che cosa le è rimasto più impresso di questo atleta?
    «La sua forza di volontà. È l’ingrediente che lo ha reso un campione. Lo diceva anche Tommie Smith al quale Mennea ha sottratto il record del mondo: "Non ho mai visto una persona così ostinata e concentrata come Pietro". Lo stesso Borzov sosteneva che il tempo era l’unico avversario di Pietro».
    Prima di imbattersi in questo ruolo era amante dell’atletica?
    «A scuola ho vinto qualche corsa campestre, ma non ho mai amato le lunghe distanze. Con questa serie ho imparato a conoscere la velocità, la velocità è la metafora di tante cose. Inoltre è stata una prova attoriale stimolante perché dovevo racchiudere in pochi secondi i diversi sentimenti di Pietro. In una gara poteva essere felice, affranto, insoddisfatto o contento».
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    Qual è il suo sport preferito?
    «Pratico di più il calcio, ma preferisco il tennis, anche se mi manda in bestia, riesco a fare dei buoni scambi, ma poi mi perdo e così volano ingiurie e imprechi».

    Nella fiction la madre di Mennea non sostiene la decisione del figlio di dedicare anima e corpo all’atletica. Anche lei ha avuto delle difficoltà con i genitori all’inizio di carriera?
    «Il rapporto che Pietro ha avuto con la madre io l’ho provato con mio padre. La strada che volevo intraprendere era difficile: uno su mille ce la fa. Mio padre si aspettava un figlio ingegnere o avvocato e invece se l’è trovato attore. Però col il tempo e i primi risultati anche lui ha cominciato ad essere orgoglioso della mia scelta».
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    Veniamo a Il giovane Montalbano. Ha appena finito di girare la seconda serie. Che cosa ci dobbiamo aspettare?
    «Sono contento di essere ritornato nei panni del personaggio, di introdurre dei nuovi aspetti e soprattutto di depistare il pubblico. Nelle nuove puntate verrà messo in discussione tutto ciò che conosciamo di lui: i rapporti sentimentali con Livia, con il padre e il commissariato. Insomma metteremo un po’ di pulci nelle orecchie di chi ama Montalbano».
     
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