La panchina di Mariella Forever

Giustizia privata

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  1. luce allievi
     
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    Otto è il suo nome di battaglia.
    Come Otto Skorzeny, l’ufficiale delle SS che liberò Mussolini dalla prigionia del Gran Sasso.

    La prima volta l’ho visto a una manifestazione.
    Lui e i suoi kamerati con le teste rasate facevano casino da una viuzza a lato del Corso dove sfilava il corteo.
    Noi però eravamo in troppi e loro soltanto quattro gatti.
    Se non ci fosse stato un cordone di Carabinieri non avrebbero avuto il coraggio di farsi vedere.
    Ho notato subito lui, Otto, perché era il più alto e perché si capiva che era il capo branco.

    Poi l’ho visto a un comizio.
    Io e i miei amici della palestra eravamo sotto il palco, a fare servizio d’ordine.
    Lui e i suoi kamerati, i soliti quattro gatti, facevano casino da sotto i portici della piazza, dietro il solito cordone di Carabinieri.
    Di fatto i Carabinieri non erano lì per garantire il regolare svolgimento del comizio elettorale ma per proteggere i quattro kamerati con la testa rasata che soffiavano dentro dei fischietti e urlavano oscenità.
    E, mentre i suoi kamerati facevano casino, Otto se ne stava lì a chiaccherare e a ridere con il brigadiere che comandava i Carabinieri.

    Poi l’ho visto al Pub.
    Lui, due kamerati e una ragazza.
    La ragazza era la sua fidanzata.
    Un bel tipo, capelli tagliati a caschetto, bel viso, belle tette.
    Mentre Otto e i kamerati cazzeggiavano, lei discuteva tutta seria e convinta.

    La fidanzata di Otto l’ho rivista al Pub qualche settimana dopo, insieme a un’altra ragazza.
    Le due parlavano piano e la fidanzata di Otto non aveva tanto una bella faccia.
    Ho poi saputo che Otto, qualche giorno prima, l’aveva mandata al Pronto Soccorso.

    Poi c’è stato il fattaccio con una mia amica, sempre al Pub.
    Otto e un suo kamerata hanno tentato di attaccare bottone, in maniera pesante, e quando la mia amica li ha mandati a stendere loro hanno cominciato a insultarla.
    La mia amica s’è molto spaventata.
    Abbiamo dovuto riaccompagnarla a casa.
    Il sabato sera successivo, all’uscita da una discoteca, Otto e due kamerati hanno tentato di aggredirla.
    Lei s’è messa a urlare e sono arrivati i buttafuori a salvarla.
    Hanno poi chiamato i Carabinieri e ci sono state delle denunce.

    Nonostante le denunce, Otto e i suoi kamerati hanno cominciato gli appostamenti davanti all’ufficio dove la mia amica lavora.
    La settimana scorsa la mia amica m’ha spedito una mail.
    Era disperata.
    L’ho chiamata mentre ero in pausa pranzo.
    Ho cercato di consolarla, di dirle qualcosa, di farle coraggio.
    Il giorno dopo, sempre nella pausa pranzo, sono andata da lei in ufficio.
    Lei m’ha portata alla finestra e m’ha indicato la vetrina di un baretto di fronte, dall’altra parte della via.
    Otto era lì, al di là della vetrina, che leggeva il giornale aperto sopra il frigorifero dei gelati, e ogni tanto alzava lo sguardo verso la nostra finestra.
    Sono rimasta lì una decina di minuti, fino a quando non l’ho visto uscire dal baretto.
    Allora mi sono precipitata giù.
    Lui però era già sparito.

    Ho scoperto dove abita.
    L’altra sera sono andata a dare un’occhiata.
    L’atrio d’ingresso del palazzo è sempre illuminato ma, dietro le cassette delle lettere, c’è un angolo dove potrei nascondermi.
    Potrei lasciarlo passare e tirargli una sprangata sul fianco da dietro.
    Lui quasi non se ne accorgerebbe.
    Però non mi va l’idea dell’agguato.
    Potrei aspettarlo davanti all’ingresso e prenderlo alla sprovvista con due calci.
    Già, ma se ha fatto anche lui arti marziali e mentre mi schiva tira fuori un coltello?

    Ho parlato della mia idea con un mio amico della palestra.
    Subito mi ha dato della cretina.
    Allora gli ho chiesto di tirarla fuori lui un’idea migliore.
    “Potrei accompagnarti …”
    “Si, però non fai niente … rimani soltanto a controllare che non tiri fuori un coltello …”
    “E se poi ti pesta?”
    “Pazienza.”
    “Non posso pestarlo io?”
    “No, dev’essere una donna a pestarlo.”
     
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  2. sorriso@
     
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    bacio_per_te
     
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