La panchina di Mariella Forever

ROBERTO SUICIDIO ALLA TORRACCIA

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. EternBoyX
     
    .

    User deleted


    ROMA - «Roberto era fragile, un bambino nel corpo di un ragazzo. È stato veramente massacrato da certe persone».
    Una delle compagne di classe di Roberto, l'adolescente che venerdì scorso si è buttato dalla terrazza condominiale di un palazzo alla Torraccia perché «nessuno riesce a capire il mio dramma» - la consapevolezza di essere gay - non fa nomi ma lancia accuse precise. Lei era una delle sue migliori amiche e non ha difficoltà a immaginare chi sia stato a prendere di mira l’amico del cuore. «Sono stati quelli di San Basilio, alla fermata del bus». La migliore amica di Roberto risponde sulla chat di Facebook perché vuole «raccontare come lui era veramente». «Lo conoscevo dall'anno scorso - confida - da quando tutti e due avevamo iniziato a frequentare il liceo scientifico Nomentano. Ma mi ero subito affezionata. E lui di me ammirava il sorriso, ogni tanto riuscivo a contagiarlo».

    Ma che tipo era Roberto?
    «Un ragazzo meraviglioso. Premuroso, simpatico, sempre pronto a dare sostegno agli altri. Un tipo da imitare. Non riesco ancora ad accettare la notizia perché nella mente mi scorrono le immagini del bellissimo anno passato insieme e dei ricordi che conservo di lui».

    A scuola era vittima di bullismo?
    «Assolutamente no, in classe non l'ho mai visto preso in giro da nessuno. Si era amalgamato perfettamente nel gruppo e tutti abbiamo imparato ad amarlo. Ogni tanto uscivamo insieme. Nel nostro liceo poi abbiamo una specie di sportello dove i ragazzi, anche a coppie, possono andare a parlare con uno psicologo, per confidarsi. Due ragazze della mia classe ci sono andate, ma lui non ha mai neanche preso in considerazione la possibilità. Ripeto: con noi è sempre stato molto sereno. Siamo tutti scioccati. Lo porteremo sempre nel cuore e nei nostri ricordi».

    Si era mai confidato riguardo all’omosessualità?
    «No. E sicuramente nemmeno con altri ragazzi della classe. Ma io già dal primo giorno di scuola mi ero resa conto di questa cosa».

    In che modo?
    «Niente di che. Certi comportamenti, azioni in qualche modo particolari».

    Cioè?
    «Beh, il modo in cui parlava, il modo in cui si muoveva. Non so come spiegare di preciso. Poi, ho l’impressione che non fosse mai stato fidanzato. Però era un ragazzo normale, anche nel modo di vestire. Secondo me era ancora un bambino in un corpo in crescita».

    Chi può averlo preso in giro per l’omosessualità?
    «Dopo la scuola, Roberto andava spesso a casa della nonna, che abita a San Basilio. Prendeva l'autobus con noi - il 444 o il 434 - e scendeva alla fermata poco prima della Torraccia. Secondo me, lì dei ragazzi lo prendevano di mira».

    Lui reagiva?
    «Non credo, non era sicuramente lui a cercarli. Non era quel genere di persona che cercano la rissa. Ma esistono ragazzi che credendo di essere fighi giocano a umiliare gli altri. Sono soli e si sentono liberi di fare qualsiasi cosa. Ma non si gioca con i sentimenti delle persone. Su una cosa però aveva ragione Roberto».

    Cosa?
    «L'ha scritto nella lettera: lui ora sarà felice, protetto dal suo angelo custode. Chi morirà di angoscia e di incubi interiori sarà chi lo prendeva in giro».

    Quali erano i sogni di Roberto? Come immaginava la vita dopo il liceo?
    «A scuola era bravissimo, in tutte le materie. Un mestiere da fare però ancora non l'aveva deciso. Poi amava la musica, tutti i generi a parte il rock. E adorava i fumetti manga giapponesi».

    E i genitori?
    «Non li conosco molto bene, li avrò visti due o tre volte al massimo. Di certo so che lui li adorava e loro erano immensamente orgogliosi del figlio».

    Quando l'hai visto per l'ultima volta?
    «Era l'ultimo giorno di scuola. Poi sono partita subito per le vacanze. L'ho lasciato che era felice».
    20130813_c2_roberto
     
    .
0 replies since 13/8/2013, 10:21   53 views
  Share  
.