La panchina di Mariella Forever

SERENA ROSSI NA BELLA GUAGLIONA

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  1. -Mariella-
     
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    Ammore e malavita: i protagonisti del film

    Ammore e malavita: recensione del musical-commedia d'azione con Giampaolo Morelli diretto dai Manetti Bros.06 settembre 2017 - Federico Gironi
    Quando al mattino si entra in sala per la prima proiezione stampa della giornata, la prassi del Festival di Venezia vuole che si ritiri all’ingresso il daily distribuito gratuitamente all’ingresso, per sfogliarlo nei minuti che separano dall’inizio della proiezione.
    Stamane non ho fatto in tempo a sfogliarlo: sono entrato all’ultimo, perché fino all’ultimo ho aspettato che al bar dove ho fatto colazione arrivassero i cornetti. Cornetti che non sono mai arrivati, nonostante fossero quasi le otto e mezza del mattino: una cialtroneria inaccettabile.
    Sono entrato quindi in sala vagamente di cattivo umore, ma per fortuna ci hanno pensato i Manetti Bros. (che cialtroni non sono affatto) a riportare il sorriso sulle mie labbra.
    E quando poi, dopo Ammore e malavita, ho letto sul daily che per i registi essere in concorso a Venezia “è come se la Sambenedettese andasse al Bernabeu a giocare contro il Real Madrid”, ho pensato che è vero, che è proprio così: e che indipendentemente dalla vittoria o dalla sconfitta, non si può che provare una sterminata simpatia per la squadra outsider e considerata “fuori contesto”.
    Non che Ammore e malavita non ci stia, in concorso alla Mostra del Cinema. Anzi, è la mossa sul cinema italiano che gli anni scorsi Barbera e la sua squadra non erano riusciti ad azzeccare. Ma Venezia o non Venezia, il fatto è che quello di Manetti è un film divertente, divertito, cinefilo e intelligente, che non prende lo spettatore per un idiota, né pensa di doverlo annoiare per stimolare le velleità intellettuali, che regala uno sguardo su Napoli e le sue questioni lontano da ogni retorica sensazionalista giornalistica, che mescola i generi con inattesa efficacia.
    È un musical a tutti gli effetti, Ammore e malavita, con i numeri musicali - alcuni, francamente, irresistibili: come quello che parte al primo incontro tra il personaggio di Giampaolo Morelli e quello di Serena Rossi sulle note musicali di “What a Feeling” di Flashdance e un testo in napoletano stretto - che sono parte integrante del racconto e dei dialoghi tra i personaggi.
    Un musical che racconta di come Morelli, sicario della camorra addestrato come un ninja e un Navy SEAL assieme, si trovi costretto a diventare un lupo solitario braccato dai suoi ex compari quando non fa fuori una testimone scottante, che si rivela essere la sua fidanzatina di un tempo, mentre il suo boss Claudio Buccirosso si deve fingere morto “come in quel film di 007,” su suggerimento della moglie cinefila Claudia Gerini.
    Con un occhio puntato alla sceneggiata napoletana e uno al cinema d’azione d’autore (il romanticismo, il look di Morelli, il suo rapporto col socio di una vita diventato nemico interpretato da Raiz, richiamano i film hongkonghesi di John Woo, e in primo luogo The Killer), i Manetti non si scordano mai che la loro è una commedia, e che il pubblico va fatto divertire, va fatto ridere. E loro lo fanno, con intelligenza e senza volgarità.
    La loro Napoli non è la Napoli di Gomorra; il cui immaginario, anzi, viene preso bonariamente in giro: all’inizio del film c’è una parentesi con uno scalcinato tour operator che organizza visite alle Vele di Scampia con scippo annesso, “the ultimate touristic experience”.
    La Napoli dei Manetti è luogo di emozione e sentimento, che problemi e contraddizioni li racconta sì, ma con leggerezza tutta pop che non vuol dire affatto spensieratezza decerebrata.
    Non era facile tenere assieme tutte queste ambizioni, un progetto che sulla carta pareva folle e vagamente suicida: ma i due fratelli romani ce l’hanno fatta, e Ammore e malavita ti rapisce con suo aspetto kitsch e coloratissimo, con le citazioni più o meno nascoste, con la bravura dei suoi interpreti e con la voglia dei registi di osare senza tirarsela mai nemmeno per un momento, sempre col sorriso sulle labbra, divertendosi loro prima di tutti gli altri.
    E, non ultimo, con una serie di battute francamente esilaranti destinate a essere citate a raffica: Morelli che dice: “è comm’ a pummarola n’goppa ai spaghetti a vongole: non vale un cazzo” è francamente da antologia.
     
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