La panchina di Mariella Forever

GIOVANNI PASCOLI

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  1. sorriso@
     
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    Giovanni Pascoli (1855 - 1912) è stato uno dei maggiori poeti italiani, fra i principali esponenti della letteratura italiana della seconda metà dell'Ottocento.
    La sua poesia si distingue in particolare dalla presenza di versi endecasillabi, sonetti e terzine sviluppati in modo semplice.
    Giovanni Pascoli ha dato vita a moltissime poesie (anche in latino), alcune delle quali raccolte in libri come Myricae.
    :fiori12: :fiori12:



    L'Anello
    Nella mano sua benedicente
    l'anello brillava lontano.
    Egli alzò quella mano, morente:
    di caldo s'empì quella mano..

    O mio padre, di sangue! L'anello
    lo tenne sul cuore mia madre...
    O mia madre! Poi l'ebbe il fratello
    mio grande... o mio piccolo padre!

    Nel suo gracile dito il tesoro
    raggiò di benedizïone.
    Una macchia avea preso quell'oro,
    di ruggine, presso il castone...

    O mio padre, di sangue! Una sera,
    la macchia volevi lavare,
    o fratello? Che pianto fu! T'era
    caduto l'anello nel mare.

    E nel mare è rimasto; nel fondo
    del mare che grave sospira;
    una stella dal cielo profondo
    nel mare profondo lo mira.

    Quella macchia! S'adopra a lavarla
    il mare infinito; ma in vano.
    E la stella che vede, ne parla
    al cielo infinito; ah! In vano.
     
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    un attimo c'è, l'attimo dopo non c'è più...

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    poesia che non conoscevo, è fra le meno note di pascoli (forse ricordavo solo l'ultimo verso, perchè quell'immagine del mare che lava la macchia non mi giunge nuova ;) )

    anche qui, cmq, si notano i tratti fondamentali della poesia pascoliana, come ad es. l'esigenza di parlare di una natura "attiva", che interviene sulle cose per modificarle, ma non sempre, per ragioni misteriose, lo fa, e quindi rimane solo il canto un po' tragico del poeta, che invoca invano una soluzione... :)

    adesso vi posto un'altra poesia di pascoli, interessante soprattutto per gli spunti musicali che offre... ^_^

    Alba festiva

    Che hanno le campane,
    che squillano vicine,
    che ronzano lontane?
    È un inno senza fine,
    or d'oro, ora d'argento,
    nell'ombre mattutine.
    Con un dondolìo lento
    implori, o voce d'oro,
    nel cielo sonnolento.
    Tra il cantico sonoro
    il tuo tintinno squilla,
    voce argentina - Adoro,
    adoro - Dilla, dilla,
    la nota d'oro - L'onda
    pende dal ciel, tranquilla.
    Ma voce più profonda
    sotto l'amor rimbomba,
    par che al desìo risponda:
    la voce della tomba.
     
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  3. sorriso@
     
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    Mare

    M'affaccio alla finestra, e vedo il mare:
    vanno le stelle, tremolano l'onde.
    Vedo stelle passare, onde passare:
    un guizzo chiama, un palpito risponde.

    Ecco sospira l'acqua, alita il vento:
    sul mare è apparso un bel ponte d'argento.

    Ponte gettato sui laghi sereni,
    per chi dunque sei fatto e dove meni?
     
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