La panchina di Mariella Forever

CATERINA MURINO

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    CATERINA MURINO

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    Chi di voi ha mai provato la piacevole sensazione di sentirsi invidiato come un divo del cinema? Nessuna mano alzata? Peccato, io sì. Sono stato sul set con Caterina al pari di Daniel Craig,
    ho diviso piatti e cucina con lei come Alessandro Gassman, ho sbevazzato mojito assieme a lei come fossi Jean Reno. Tutte cose che voi, non avendoci mai lavorato insieme, vi sognate.
    D’altro canto uno non s’ammazza di fatica a confezionare Playboy, a passare giornate e giornate scegliendo Playmate, scartando foto o telefonando ad agenti cinematografici e rockstar se poi non può chiamare una delle donne più sexy, misteriose, affascinanti ed esplosive che esistano, convincerla a spogliarsi per lui e alla fine vivere una delle più rare ed eccitanti avventure al mondo: conoscerla. Sentirla parlare al telefono in quattro lingue a seconda di dove la chiamino. Capire anche un po’ che tipo è. Entrare solo per un istante nel segreto del suo fascino, del suo orgoglio, della sua allegria. Farla entrare in questo primo numero di Playboy non come un’ospite, ma come una che si sente coinvolta nel progetto di una rivista nuova e antichissima, spregiudicata e intelligente, eccitante e spiritosa... Mi accorgo che sono tutti aggettivi perfetti anche per Caterina, e sono il giornalista più felice di questo mondo. Non ve la descrivo sul set della nostra cover story per non tirarmi addosso altra invidia. Mi limito a riferirvi un po’ di lei attraverso uno storyboard nello stile dei film francesi, quelli tutti a capitoletti, sapete?


    CATERINA E L’ AMORE : «L’amore è la droga di cui tutti hanno bisogno per vivere. Una luce che illumina e sostenta la nostra esistenza come il sole illumina e sostenta la terra. Lo stato dell’animo che non si può concretizzare in una forma, ma che ha bisogno di una forma per concretizzarsi. In questo momento vivo sola a Parigi e mi manca l’amore di un uomo, lo so. Ma il mio amore è rivolto verso l’Africa e i suoi bambini, ci vado almeno due volte l’anno come ambasciatrice internazionale dell’Amref. Non ho nella borsa la foto di un uomo che si stringe a me, ma di un bambino africano che mi sta in braccio. È lui il mio amore. Non so se un uomo mi potrebbe riempire l’anima così».

    CATERINA E IL SESSO: «In una relazione di coppia, è fondamentale. Il letto è un banco di prova inesorabile. Il sesso senza amore è sterile, orrendo. Per carità, si fa, ma è noioso. Dopo un po’ devi trovare qualcosa di nuovo, di eccitante, di fantasioso, d’intrigante, di eccessivo. Un po come nel film Giardino dell’Eden. L’amore rende il solito gesto ogni volta unico, il sesso cerca sempre nuovi stimoli. Una china pericolosa».

    CATERINA E L’IMBARAZZO: «Capisco cosa mi vuoi chiedere: come mi sento a posare senza veli, a recitare nuda, a interpretare ruoli di dark lady o scabrosi ruoli da lesbica. Proprio io che sono come sono? Be’, certo, è il mio lavoro. Mi sono costruita la mia carriera con passione partendo davvero dalla gavetta, dieci anni fa. Ma resta sempre un po’ d’imbarazzo a mostrare il mio corpo davanti agli sconosciuti, non sono subito a mio agio. Non sento l’urgenza di esibire... poi mi dico: Caterina, ma tu sei un’attrice, sei una, nessuna, centomila, e mi calo nella parte. Tutto diventa più semplice.
    C’è comunque una cosa che mi fa ridere: pensare a me come a un sex symbol. Tu mi hai conosciuto, io non ci faccio caso, non me ne rendo conto. So che i giornali francesi, parlando di me, hanno esaltato il mio corpo e la mia sensualità definendola esplosiva, hanno scritto che ho una bocca che scatena guerre e rivolte. Sono sempre esagerati i francesi, ma devo stare attenta a non girare troppo per le banlieu».

    CATERINA E IL PREGIUDIZIO: «Essendo molto orgogliosa, ho spesso qualche pregiudizio. Non in senso sociale, per carità. Ma verso le persone. Talvolta sono portata a farmi un’idea degli altri in maniera un po’ frettolosa. E magari, da buona sarda, tiro su il mio muro, anzi il mio “murino” come dicono i miei amici. Però in questo “murino” c’è sempre una porta socchiusa, che si può aprire in qualsiasi momento per fare entrare qualcuno e farmi cambiare idea. Magari è una porta piccola, come quella dei nuraghi, ma c’è».

    CATERINA E LA SARDEGNA: «Si sente molto, vero? Hai letto che in un’intervista ho dichiarato di essere un’attrice sarda e non un’attrice italiana? Dovrei smentire? Invece confermo. Sono orgogliosissima della mia terra, che è remota, misteriosa, autentica, viscerale come deve essere un’attrice. Anzi, una donna. Mi chiedi cinque grandi sardi che in qualche modo io considero modelli? Grazia Deledda, naturalmente. E poi Maria Carta, Andrea Parodi e Francesco Cossiga. Ma soprattutto Eleonora d’Arborea. L’ammiro tanto da aver investito un bel po’ di tempo e soldi in un film su di lei, una Regina (anzi una Giudichessa perché i regni isolani si chiamavano Giudicati) che fu tanto avveduta, aperta e innovatrice da promulgare una delle prime carte costituzionali del mondo, la Carta de Logu. Eravamo alla fine del 1300, Eleonora era bellissima, intelligente, abile. Una figura che nulla ha da invidiare alla grande Elisabetta; una figura che è nata tra noi e che la maggior parte degli italiani ancora deve scoprire. Merita molto più di un film, eppure non riesco a finirlo perché mi mancano 300.000 euro. Chissà che qualche facoltoso lettore di Playboy non mi dia una mano... (ride, ndr)».

    CATERINA E IO: Adorabile. Misteriosa. Naturale. Talvolta persino animale. Forse minerale. Non si rende conto di cosa provochi. Non credo che un vulcano sia consapevole della sua carica esplosiva. George, Brad, Matt, cosa vi state perdendo! Se mi chiamate, vi do il suo cellulare.


    Chi è Caterina
    Cagliaritana, inizia a farsi conoscere nel 1997 quando arriva quinta al concorso di Miss Italia. L’anno dopo è ingaggiata da un’agenzia di moda. Quindi è “letterina” a Passaparola, ma lo ricorda poco volentieri. Dopo piccole parti in fiction quali Le ragazze di Miss Italia di Dino Risi, Don Matteo e Orgoglio, potrebbe pensare alla carriera di Ministro, invece decide di trasferirsi a Parigi per studiare seriamente e dare una svolta alla sua carriera.
    Ritorna saltuariamente in Italia per brevi apparizioni in teatro, in particolare con un gruppo teatrale di Milano. Sono esperienze importanti per la sua formazione di attrice e la coinvolgono nella rappresentazione di grandi classici. Nel 2002 ha il suo primo ruolo importante al cinema in Nowhere di Luis Sepùlveda. Segue Il Grafologo di Alberto Pucci, in cui ha il ruolo di protagonista. Nel 2004, grazie alla sua partecipazione come co-protagonista in L’Enquête Corse con Jean Reno e Christian Clavier, diventa molto più popolare in Francia che in Italia, destino che la accomuna a Monica Bellucci. A ciò contribuisce anche la sua partecipazione al popolare film Les Bronzés 3 - amis pour la vie di Patrice Leconte. Nel 2006 la svolta: è scelta come Solange, la Bond Girl nel film Casino Royale, superando ai provini sex-symbol come Jessica Alba, Charlize Theron, Angelina Jolie e Naomi Watts. Dopo questo straordinario successo recita in film italiani, francesi e britannici. In particolare ha una piccola parte con Rupert Everett, Colin Firth e Gemma Arterton in St. Trinian’s di Oliver Parker e Barnaby Thompson. Nel 2008 esce il suo primo film da protagonista, Il seme della discordia, con Alessandro Gassman per la regia di Pappi Corsicato, e in questi giorni la possiamo vedere sia nel Giardino dell’Eden di John Irvin con Mena Suvari sia nella serie televisiva di Francesco Patierno, dedicata da Fox alle Donne Assassine.
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