La panchina di Mariella Forever

I PAPAVERI

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    QUANDO ERO PICCOLA RICORDO ANDAVO SEMPRE ALLA RICERCA DI QUESTO FIORE COSI' DELIZIOSO
    Curiosita'



    Forse per il suo acceso colore e la fragilità dei petali, il papavero fu considerato, sin dai tempi più antichi, simbolo di gloria e insieme di morte. In Gran Bretagna, sin dal 1914 il papavero rappresentava il fiore tradizionale dei caduti in combattimento e, per questo, in supremo atto di omaggio, al funerale di Giorgio IV si notava una grande corona di semplici papaveri di campo.




    Nell'antica Grecia era il simbolo del sonno. Il dio Morfeo veniva infatti rappresentato con un fascio di papaveri fra le braccia.

    Edited by -Mariella- - 6/7/2017, 06:43
     
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    Il papavero
    Nel linguaggio dei fiori, il papavero incarna "l'ardore fragile"

    Le Nozze di papavero simboleggiano le otto anni di matrimonio nel folklore francese.

    Il papavero è stato anche associato al XX secolo, soprattutto nei paesi del Commonwealth (Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda ...) alla memoria dei combattenti e soprattutto dei soldati caduti durante la Prima Guerra Mondiale, a Come il mirtillo in Francia.

    Questa allegoria di papavero deriva da una poesia risalente alla primavera del 1915, scritto dal Tenente Colonnello John McCrae, un medico del Royal Canadian Army Medical Corps che ha assistito alla terribile battaglia di Ypres Seconda. Si chiama In Flanders Fields (In Flanders Fields). In effetti, i papaveri sono cresciuti nei peggiori campi della Somme e delle Fiandre e il loro colore rosso era un simbolo appropriato per lo spargimento di sangue della guerra di trincea.

    Inoltre, una donna francese, Madame E. Guerin ha suggerito, al momento gli inglesi Maresciallo Douglas Haig che donne e bambini nelle regioni devastate della Francia potrebbe produrre papaveri per raccogliere fondi per aiutare i visi rotti.

    Nel novembre del 1921, i papaveri primi sono stati distribuiti. La tradizione è continuata da allora.


    Il papavero è anche conosciuta con il canto dei bambini:

     
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    Per te che vieni e leggi…

    Oggi il mio dono a te
    è un rosseggiar di petali
    che squillano nel sole
    il canto di un amore
    che si abbandona
    al palpito compiuto
    del cuor di primavera.

    Un semplice papavero
    che sa di prati e vento
    a cui affida il vibrare
    della sua danza lieve
    al sorgere del sole
    e al suo calare.

    Ti dono la dolcezza
    dei suoi fragili petali,
    dita bambine ed ali
    di scricciolo o farfalla
    e il suo coraggio mite.

    Ti dono la sua danza
    e il suo chinarsi
    a carezze di luce
    e al respiro di zefiro
    che rende mare
    la sua culla di erba.

    E poi ti dono ancora
    la semplice bellezza
    prorompente di vita
    di un fiore che colora
    di carezze e speranza
    anche i muri sbrecciati
    e gli anfratti più soli,
    abbandonati nell'indifferenza
    di grigia solitudine.

    Ti dono la sua voce
    che sussurra nel vento
    i racconti di nuvole e di azzurro,
    e di foglie dorate,
    e di scoiattoli.

    Ti regalo il sapore più intenso
    del suo piccolo cuore
    e il suo donarsi
    senza null’altro chiedere
    che vivere.

    A te lo dono
    questo fragile fiore,
    figlio dell'aria
    e del silenzio,
    del canto delle foglie,
    del frusciar della vita
    e dei voli,
    perché ti porti
    il sorriso del sole…

     
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    Gi Papavero: coltivazione, storia e curiosità



    Il papavero comune o rosolaccio (Papaver rhoeas) è un fiore molto forte: tra aprile e luglio invade le scarpate di strade e ferrovie, i bordi dei fossi e i campi dove non è stato allontanato con diserbanti chimici. Sbuca dall'asfalto e nelle crepe dei marciapiedi anche in città. Pianta pioniera, è fra le prime a ripopolare la terra incolta.



    Com’è fatta
    Si tratta di una pianta erbacea annuale, che emette una rosetta basale di foglie pelose e sfrangiate, al centro della quale si elevano i fusti fioriferi eretti (20-60 cm) e pelosi. I fiori sono grandi (fino a 10 cm di diametro) e solitari, formati da 4 petali rosso scarlatti; caduti i petali, rimane al centro il frutto, una capsula che sparge i semi al minimo alito di vento. I fusti, le foglie e i frutti freschi contengono un lattice bianco, ricco di alcaloidi, di sapore sgradevole, che scompare però nella pianta secca o dopo la cottura.

    La storia
    I papaveri hanno una lunga storia; già in Mesopotamia, 5.000 anni prima di Cristo, venivano coltivati a scopo ornamentale e ne sono stati trovati i semi anche nelle tombe egizie. I Greci li consideravano piante sacre alla dea Demetra, alla quale si dava il merito della fertilità agricola e la loro presenza era dunque ben tollerata in mezzo al grano, come segno beneaugurante di un raccolto generoso. Già a metà del 700 gli ibridatori lavoravano sul papavero per ottenerne specie ornamentali, amate soprattutto nel mondo anglosassone, dove in occasione delle commemorazioni dei caduti in guerra si usa ancora oggi confezionare ghirlande e mazzi di papaveri scarlatti o portare all’occhiello un papavero di carta.

    I segreti per la coltivazione
    I papaveri annuali e biennali possono essere facilmente ottenuti da seme. La semina va effettuata preferibilmente in autunno in semenzaio, facendo crescere le piantine in ambiente protetto per trapiantarle a dimora in aprile-maggio; oppure si può seminare a marzo in vasetti di torba, con trapianto dopo circa 40 giorni. Se il terreno è fertile e sciolto, si può seminare anche a dimora, in aiuola: questo metodo è consigliato per l’escolzia, che è di facile coltivazione ma non ama essere trapiantata.
    I papaveri perenni si acquistano in vasetto a primavera e si trapiantano subito in piena terra o in grandi vasi profondi, con terra fertile e sciolta.
    Il papavero d’Islanda non resiste in climi molto caldi, dove può essere trattato come pianta stagionale tardo-primaverile, in fiore da aprile a giugno.
    Tutti i papaveri apprezzano una posizione in pieno sole e non gradiscono l’aridità; l’escolzia mostra invece una maggiore resistenza in suolo poco umido.
    Va ricordato che i papaveri orientali rimangono in stato vegetativo tutta l’estate solo nei climi freschi (Alpi, Appennini). Altrove, fioriscono poi vanno in riposo e scompare la parte aerea, che rinasce solo la primavera successiva.

    La pianta è estremamente produttiva: in una sola estate arriva a far sbocciare più di 400 fiori! Il motivo di tanto dispendio energetico è molto semplice: poiché ogni fiore dura un giorno solo, non sempre ha il tempo di essere fecondato; quindi per garantirsi un'adeguata produzione di semi, è necessario che i fiori siano molto numerosi. Da buona pianta rustica, è molto invadente: se volete limitarne l'estensione, eliminate le capsule mature. Non è in grado di crescere in vaso.



    (tratto, in parte, da "Mille papaveri rossi" di L. Lombroso, Giardinaggio n.6, 2008)


     
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15 replies since 19/4/2009, 06:50   902 views
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