SOFIA LOREN

Autore: Sophia Loren

Editore: Rizzoli



Guardate la scena che segue. A Sophia Loren a Londra hanno rubato tutti i suoi gioielli. L’attrice è seduta sul letto e guarda il comò. Vittorio De Sica le è seduto accanto. De Sica: «Donna Sophi’, non sprecare le tue lacrime. Siamo due napoletani nati nella povertà. I soldi vanno e vengono. Pensa quanti ne perdo io al casinò…». Loren: «Che dici, Vitto’, nun aje capito. Quei gioielli erano parte di me…».

De Sica: «Sophi’, stammi a sentire: non piangere mai per qualcosa che non possa piangere per te». Il libro di Sophia Loren è pieno di piccole gemme. C’è Marcello Mastroianni, partner di sempre, che sfata il suo mito di latin lover con una battuta che sta tra Cechov e Flaiano: «Ci sono dei geometri che hanno avuto più storie di me». C’è la ricetta della pasta alla genovese, la pasta più buona che si fa al Sud, più della leggendaria pasta al ragù (se fosse un sugo, la Loren sarebbe il sugo alla genovese). C’è il sogno infranto della mamma di Sophia che vinse un concorso come sosia della Garbo ma poi non se ne fece nulla.

C’è la vigliaccheria di un padre sempre in fuga. C’è una grande intervista che Alberto Moravia fece all’attrice e che comincia così. Moravia: «Allora, Sophia, lei è nata a Pozzuoli…». Loren: «No, sono nata a Roma». Moravia: «Ma ha abitato a Pozzuoli fino…». Loren: «Fino all’età di quattordici anni». Moravia: «Tutta l’infanzia dunque. Lei converrà che gli anni dell’infanzia per molti aspetti sono i più importanti della vita…».

L’intervista è una seduta psicoanalitica, un racconto stupendo che interpreta la vita della Loren come i matematici interpretano un teorema o come i maghi caldei interpretavano i sogni di Nabucodonosor. Alla fine l’arcano è svelato: nella sua splendida carriera Sophia Loren ha eretto, attraverso personaggi come Cesira della Ciociara o Filumena Marturano, un altare per la madre italiana. Questo è un libro molto bello, molto vero.

Antonio D’Orrico