Le Foibe, viaggio con gli storici che ci spiegano cosa sono state davvero
Io Ricordo!
1943-1945 7 infoibati Ottobre e dicembre 1948 - Esodo Mamma, nonna, bisnonni, zii, cugini Orsera (Istria), Silos (Trieste), Udine, Marina di Carrara, Torino Novembre 1951 - Esodo Papà, nonni, zii Fiume, Opicina (Trieste), Udine, Rojo Pineta (L'Aquila), Cremona, Torino America, Australia, Belgio, Canada, Fiume (Rijeka), Fertilia (Sardegna), Milano, Roma, Trieste, Torino Parenti
"QUEI MORTI DI SERIE A E DI SERIE B
Provo sempre una sorta di fastidio recondito, ogni volta che si avvicina il Giorno del Ricordo, istituito nel 2004 per ricordare la tragedia degli esuli istriani fiumani e dalmati, e la furia cieca jugoslava che ha portato alle foibe.
Non perché mi dia fastidio la ricorrenza in sé. Anzi, la trovo sacrosanta, giusta e fastidiosamente tardiva. Perché mi ricordo ancora come nel libro di storia di quinta superiore – parliamo del 2002/2003, non degli anni ’60 quando si strizzava l’occhio a Tito – ci fosse appena una sorta di scheda in cui il termine foiba veniva generalmente descritto come “cavità carsica in cui vennero gettati migliaia di italiani”. E basta, senza spiegare nulla. Provo un senso di fastidio perché ogni anno leggo post, articoli, frasi che contemporaneamente ricordano gli eccidi fascisti in Slovenia e nell’attuale Croazia.
Sì, è verissimo. I fascisti da quelle parti si comportarono come bestie – “una testa per ogni dente” di Roatta è frase passata dalla storia -, ma questo non significa, affatto, che tra le migliaia di persone che persero la vita di fronte alla furia rossa (che grazie a Dio storicamente è stata fermata, oppure a Gorizia e Trieste, per non dire nelle Valli avremmo avuto 50 anni di dittatura comunista almeno) non ci fossero solo fascisti: ma maestri, preti, insegnanti, meccanici, operai, donne e bambini. Tutti innocenti.
E’ fastidioso, davvero. Come se ogni 25 aprile qualcuno tirasse fuori Porzus. Perché non ci verremo a raccontare che in un mondo dove fino all’8 settembre tutti erano fascisti e dal 9 settembre tutti anti-fascisti i partigiani “rossi” non hanno anche loro più di qualcosa da farsi perdonare?
Quelli erano italiani. Figli del nostro Paese soltanto con i confini diversi da quelli attuali. Come lo erano quelli delle fosse Ardeatine, di Marzabotto, di Sant’Anna di Stazzema. Possiamo, per cortesia, ricordarli a capo chino, senza per forza lasciarsi sempre andare a dietrologie oppure a quei fastidiosissimi “sì, però i fascisti…”. La Slovenia piange i propri morti. La Croazia anche. L’Italia ha diritto (ma ha soprattutto il dovere) di piangere chi è stato ammazzato, spesso anche a guerra finita come ci ricorda l’eccidio di Vergarolla.
Il tutto senza etichettare, troppo spesso, quelle persone come fossero morti di “serie B” perché, in fondo in fondo, sono morti di “destra”. Non ci sono morti di prima o seconda categoria. Né rossi né neri. A oltre 70 anni da quegli episodi possiamo semplicemente pregarli – se, come me, si è credenti – o ricordarli con un minuto di silenzio, e di rispetto come facciamo, a ragione e in maniera sacrosanta, per le vittime della follia nazifascista? E’ chiedere troppo?
Almeno noi che siamo terra di confine. Terra di invasioni. Terra di mix etnico e culturale da millenni. Terra dove tre mondi – quello latino, quello germanico e quello slavo – si incontrano da sempre.
Quantomeno possiamo dire, serenamente: IO NON DIMENTICO? Grazie" (Roberto Chittaro)